- Da curatori degli interessi dei giocatori a mediatori di affari per conto delle società: negli ultimi anni il potere dei procuratori è aumentato a dismisura. Lo dimostra il caso Zirkzee, che non andrà al Milan perché il suo agente pretende una maxi commissione da 15 milioni.
- I giovani rivelazione degli Europei. Ecco chi potremmo rivedere in Serie A. Il «Messi turco» Guler e il connazionale Yilmaz sono monitorati dai rossoneri e dal Napoli. La «rivincita» dello slovacco Hancko.
- «La bolla dell’Arabia si sgonfierà. Il nostro sistema è da rifondare». Il re del calciomercato Antonio Caliendo: «La piaga scommesse è più diffusa di quello che è emerso».
Da curatori degli interessi dei giocatori a mediatori di affari per conto delle società: negli ultimi anni il potere dei procuratori è aumentato a dismisura. Lo dimostra il caso Zirkzee, che non andrà al Milan perché il suo agente pretende una maxi commissione da 15 milioni.I giovani rivelazione degli Europei. Ecco chi potremmo rivedere in Serie A. Il «Messi turco» Guler e il connazionale Yilmaz sono monitorati dai rossoneri e dal Napoli. La «rivincita» dello slovacco Hancko. «La bolla dell’Arabia si sgonfierà. Il nostro sistema è da rifondare». Il re del calciomercato Antonio Caliendo: «La piaga scommesse è più diffusa di quello che è emerso».Lo speciale comprende tre articoli.Joshua Zirzkee al Milan: l’accordo sembrava possibile, poi è sfumato. Viviamo nell’era dell’algocrazia sportiva, il governo degli algoritmi, lo studio previsionale del talento di un atleta e della probabilità di affinarlo nella compagine giusta attraverso le statistiche, le affinità elettive, la volontà del giocatore, insomma il calciomercato ricorda un’app di incontri romantici col portafoglio al posto del cuore. La colpa è dei Cupido dei giorni nostri, i procuratori dei calciatori, elementi decisivi nelle scelte di cambiar casacca dei loro assistiti. Prendiamo il caso di Zirkzee: boa offensiva capace di ingolosire il Milan dopo il suo exploit al Bologna, avrebbe potuto essere la punta promessa da RedBird al nuovo allenatore Paulo Fonseca. Il matrimonio coi rossoneri è saltato perché a mettersi di mezzo, manco a dirlo, c’erano gli appetiti di Kia Joorabchian, procuratore dell’olandese ventitreenne. 40 milioni di euro la clausola rescissoria per ingaggiare l’attaccante, cifra che il Milan avrebbe versato subito. Il problema è la commissione pretesa da Joorabchian. Dapprima si diceva fosse di 6 milioni, poi 9, poi 12, ora sarebbe lievitata a 15. Un gioco di sponda del furbo manager per monetizzare il più possibile, trattando al tavolo dei rossoneri, ma anche del Manchester United, che ingaggerà il giocatore. A Milanello starebbero valutando opzioni differenti, Alvaro Morata su tutte, e la questione sarebbe di principio: 15 milioni corrispondono a più di un terzo del prezzo di Zirkzee, spesa giudicata sproporzionata per rimpinguare le tasche di un agente. E pensare che il calciatore avrebbe gradito accasarsi a Milanello. Si sarebbe sentito al centro del progetto e avrebbe lavorato con Zlatan Ibrahimovic, suo idolo di riferimento. Il Diavolo invece virerà su Morata, magari su Lukaku o su Abraham, ma la magagna di fondo resta: una commissione così vampiresca sarebbe come comprare una casa a 200.000 euro e versarne altri 75.000 all’agente immobiliare. A vampirizzare il calcio coltivando interessi magari legittimi, ma drenando le finanze dal sistema pallone per indirizzarle nelle loro tasche, la figura dei procuratori, soprattutto negli ultimi quindici anni. Ottenendo la procura di un calciatore, ne curano gli interessi e spesso fanno pure da mediatori negli affari tra club, dunque vengono incaricati dalle società di impostare una trattativa per acquistare o vendere un atleta, oppure per rinnovare o interrompere un contratto. Tanti ricorderanno Mino Raiola. L’agente italo olandese oggi deceduto era un maestro nello spuntare cifre mostruose: il record fu l’incasso di 27 milioni di euro per il trasferimento di Paul Pogba dalla Juventus al Manchester United (su un costo dell’operazione di 105 milioni). Il portoghese Jorge Mendes, che nel carniere dei suoi assistiti ha sempre avuto CR7, non è da meno. Stando a un resoconto della Fifa, nel 2022 le società di calcio hanno sborsato circa 586 milioni di euro ai procuratori per i trasferimenti internazionali. Nel 2023, solo in Serie A, sono stati versati oltre 220 milioni di euro. La cospicua possibilità di monetizzare avviene soprattutto quando un giocatore a parametro zero - dunque senza un contratto con un club - decide di vestire una nuova casacca. Non essendo da pagare il costo del passaggio da una squadra all’altra, il club che lo ingaggia versa cifre consistenti per convincere gli agenti, rendendo l’appellativo «parametro zero» un buffo modo di dire. Quando l’Inter ha ingaggiato Marcus Thuram a zero, l’agenzia Sport Cover, che cura gli interessi dell’attaccante francese, ha incassato 8 milioni di euro, tre volte l’intero ammontare speso dal Frosinone in commissioni. Esistono in verità casi isolati in cui l’atleta si gestisce da solo, ma sono mosche bianche: al posto dell’agente e delle sue ricche percentuali, Kevin De Bruyne ha snocciolato una sfilza di dati numerici partoriti dal lavoro di un gruppo di data analyst, stipendiati meno di un procuratore, e capaci di individuare statistiche sul rendimento del loro assistito, che si è poi presentato dal Manchester City soltanto col suo stretto entourage. Nel frattempo si continua a discutere sull’introduzione di regole che pongano un tetto alle fameliche commissioni. Il 30 dicembre scorso la Fifa ha sospeso l’applicazione del regolamento agenti (Raf) per i contenziosi legali che ne sono seguiti. Tra i punti in discussione, il divieto di rappresentanza multipla, per cui un procuratore non potrebbe offrire servizi a più di una parte coinvolta nella medesima operazione (a meno che non si tratti del giocatore e del club acquirente), l’introduzione di un albo professionale per chi svolge il mestiere, e di un tetto ai pagamenti. Se la parte rappresentata dall’agente fosse un calciatore o la squadra acquirente, la commissione non dovrebbe risultare superiore al 5% dello stipendio dell’assistito se la sua remunerazione risultasse sotto i 200.000 dollari, e non oltre il 3% dello stipendio se al di sopra. In caso di doppia rappresentanza sia del giocatore, sia della squadra acquirente, il tetto alle commissioni dovrebbe corrispondere al 10% se lo stipendio è al di sotto dei 200.000 dollari e del 6% se al di sopra di tale soglia; se la parte rappresentata dall’agente fosse il club venditore, la commissione massima dovrebbe essere il 10% del valore dell’intera operazione. Sarebbe sensato, ma è ancora tutto in divenire.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-vampiri-del-calcio-2668745988.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-giovani-rivelazione-degli-europei-ecco-chi-potremmo-rivedere-in-serie-a" data-post-id="2668745988" data-published-at="1720996529" data-use-pagination="False"> I giovani rivelazione degli Europei. Ecco chi potremmo rivedere in Serie A Molto fisico, scandito da lampi estemporanei di tecnica purissima su un tappeto fatto di proteine e prestazioni da centometrista, Euro 2024 ha regalato un’istantanea del calcio di oggi. Un manipolo di giovanotti dallo sprint felino e dall’efficienza per lo più muscolare, capeggiati da qualche fenomeno destinato al Pallone d’oro: i vari Mbappé, Bellingham, forse Lamine Yamal, imberbe talentone che ormai non è una sorpresa. Il diciassettenne catalano nato nei pressi di Barcellona da padre marocchino e madre della Guinea Equatoriale, con la nazionale iberica ha già disputato 13 gare segnando tre volte, e un Europeo dove ha messo in mostra le sue doti di esterno destro offensivo dal piede mancino, visionario nei guizzi come l’eccentrico samurai Gintoki Sakata, protagonista di una serie nipponica d’animazione che il giovane Lamine ama alla follia. Il suo agente è il potente Jorge Mendes, la sua clausola rescissoria sembra contenere ben dieci cifre, il Barcellona, che ne detiene il contratto fino al 2026, ha rifiutato per lui un’offerta da capogiro da 200 milioni di euro. Parliamoci chiaro: alieni come Yamal, ma anche come il suo compagno Nico Williams, nel campionato di Serie A, non li vedremo manco col binocolo. Tuttavia la manifestazione continentale ci regala suggestioni a latitudini forse avvicinabili. Una stella che brilla con particolare intensità, i denti da latte appena cambiati, è il turco Arda Guler, già nella scuderia del Real Madrid e oggetto di interesse del Milan, che starebbe pensando a un’operazione di prestito sulla falsariga di quella imbastita con Brahim Diaz. Guler è solo l’ultima delle promesse sfoderate dal calcio ottomano, i cui uomini, basti pensare a Chalanoglu, costituiscono qualcosa di più di evanescenti suggestioni. Arda ha 19 anni, vale 30 milioni e si muove sulla trequarti del campo con la leggerezza del fringuello. Non è Maciste: è alto 175 cm e stazza 64 chili. Sarà per questo che gli hanno affibbiato lo spericolato soprannome di «Messi turco». Vede la porta con piede educato, alla corte di Ancelotti ha segnato 6 gol, con la nazionale turca di Montella, durante gli Europei, la rete realizzata alla Georgia nei gironi gli ha permesso di superare CR7 nel record di esordiente più giovane a buttar dentro il pallone. Anche nel match con l’Austria, il turco cresciuto nelle giovanili del Fenerbahçhe ha dettato l’assist a Demiral per il raddoppio della compagine della Mezzaluna. Non è l’unico turco a stuzzicare appetiti. L’attaccante ventiquattrenne Baris Yilmaz, 79 presenze e 10 gol col Galatasaray, vigoroso e mobile agli Europei, è piaciuto: il Napoli di Antonio Conte potrebbe farci un pensierino, a patto di accordarsi su una cifra intorno ai 25 milioni. Proprio alla società partenopea si deve lo sdoganamento nell’empireo pallonaro nobile del georgiano Khvicha Kvaratskhelia, il classe 2001 accostato - per capacità sul campo, non per la vita da rockstar dissoluta- a George Best. Di Kvara e del suo potenziale dirompente sappiamo quasi tutto. Per questo in tanti erano in attesa di scoprire qualche nuova perla dalla nazionale georgiana. È stata scovata in Georges Mikautadze, ventitreenne corteggiato dalla Roma di De Rossi, che però non ha affondato il colpo, facendosi bruciare dal Monaco. Mikautadze è un attaccante prolifico e versatile, gioca come prima e seconda punta, agli Europei ha siglato 3 reti in 4 match, non scordando 1 assist. Si è distinto per la sua capacità di azzerare i punti di riferimento, ricordando Lautaro Martinez. «Ma io lo paragonerei a Lacazette», dice di lui il suo ex allenatore Samir Guemazi all’AS Saint-Pries. È nato in Francia da genitori georgiani, col Metz in Ligue 2 ha disputato 31 partite, segnato 19 gol e realizzato 7 assist. Nel frattempo, la semifinale tra Olanda e Inghilterra vinta dalla selezione di Albione ha confermato le qualità di Cody Garkpo. Il tulipano arancione di 25 anni, padre ghanese, madre olandese, maglia di club del Liverpool, ha realizzato 3 reti su 6 presenze, avvalorando le sue caratteristiche di uomo d’area potente. Tra le tante punte, un difensore si è conquistato la sua rivincita. Si tratta dello slovacco ventiseienne David Hancko, vecchia conoscenza del calcio italiano: nel 2018 si accasò alla Fiorentina senza lasciar tracce particolari, ritrovando serenità come difensore centrale o sinistro all’occorrenza con la maglia del Feyenoord. C’è chi, per senso della posizione e efficacia in fase di copertura, ha azzardato persino il raffronto col nume tutelare Paolo Maldini. Hancko ha disputato un buon Europeo, infondendo fiducia al suo reparto, ritrovando quel piglio che aveva convinto la Uefa a inserirlo in passato tra gli under 21 più interessanti della nuova generazione. Il Napoli starebbe considerando di assicurarsi le sue prestazioni. I campionati europei hanno pure portato in dote una lista di giocatori poco utilizzati dalle rispettive nazionali, ma degni di nota: dal difensore francese Ibrahima Konatè al jolly olandese Ian Maatsen, da Matheus Nunes a Anthony Gordon. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-vampiri-del-calcio-2668745988.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="la-bolla-dellarabia-si-sgonfiera-il-nostro-sistema-e-da-rifondare" data-post-id="2668745988" data-published-at="1720996529" data-use-pagination="False"> «La bolla dell’Arabia si sgonfierà. Il nostro sistema è da rifondare» Antonio Caliendo non è un personaggio al quale chiedere commenti sul calciomercato: Antonio Caliendo lo ha inventato, il calciomercato. Uno dei primi procuratori della storia, se non il primo: nella finale mondiale di Italia ’90 a Roma tra Germania e Argentina 12 dei 22 giocatori in campo sono suoi assistiti. Ha curato, tra i tantissimi altri, gli interessi di Giancarlo Antognoni (che nel 1977 affida a Caliendo la prima procura della storia del calcio italiano), Roberto Baggio, Carlos Dunga, Ramon Diaz, Daniel Passerella, Salvatore Schillaci, David Trezeguet, Maicon ed Ederson . Caliendo, ci riveli un segreto del quale ha conoscenza diretta della storia dei trasferimenti di calciatori. «Parliamo del più grande di tutti: Diego Maradona. Poteva arrivare al Napoli già molto prima del 1984, ma Corrado Ferlaino non volle, per ben due volte. Era geloso del fatto che il merito sarebbe stato tutto di Totonno Juliano, mio grande amico e uomo di enormi qualità. Poi si convinse. Diego aveva sempre avuto nel suo cuore il desiderio di giocare nel Napoli. Riuscimmo a portarlo in azzurro, ricordo la notte a casa di Ferlaino per convincerlo a pagare gli anni di contratto che restavano a Dirceu, mio assistito che doveva a quel punto cercare un’altra collocazione, e liberare il suo cartellino». Maradona al Napoli oggi sarebbe impensabile. I costi sono aumentati a dismisura, c’è anche la concorrenza di un mercato come quello arabo… «La bolla dell’Arabia si sgonfierà. È successo con la Cina: ricchissimi Paesi investono miliardi acquistando campioni con la speranza di vedere crescere la loro nazionale. Solo che le due cose non vanno di pari passo, e così dopo qualche anno l’entusiasmo si spegne». Il presidente più generoso con il quale ha trattato? «Silvio Berlusconi era un uomo di un altro pianeta. Un fuoriclasse. Mi propose la vicepresidenza del Milan. Ne stavamo parlando, mi ritrovai con la Guardia di Finanza in casa. Mi disse: stanno per arrivare anche da me. Così fu». Il calciatore meno interessato ai soldi? «David Trezeguet. Avevo un’offerta faraonica per lui dal Barcellona, ma volle restare alla Juve». La Nazionale ha disputato un europeo disastroso. Qual è il problema più difficile da risolvere del nostro calcio? «Ha detto bene, è un disastro. Ci sarebbe da riformare tutto. Mai mi è capitato di vedere un’Italia così scarsa. Siamo di fronte a uno sfacelo totale. Ci sarebbe bisogno di una riforma che parta dalle fondamenta. Ho messo a punto una proposta articolata, ne ho parlato pochi mesi fa col presidente Gravina, ma Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione calciatori, guarda caso anche vicepresidente della Figc, ha bloccato tutto». Ci rivela qualche dettaglio? «Ho proposto, tra le altre cose, di costituire un fondo di investimento alimentato dai calciatori. Dovrebbero versare il 40% del loro stipendio, loro vivrebbero comunque nell’agiatezza e a fine carriera, che per un calciatore significa essere ancora giovane, si ritroverebbero con un bel gruzzolo che permetterebbe loro di non avere problemi economici». Perché Calcagno si è opposto? «Suoi interessi, ognuno purtroppo pensa solo a coltivare il proprio orticello. Del resto, rmai l’unica funzione dell’Associazione calciatori è riscuotere le quote annuali. Eppure i calciatori andrebbero guidati, orientati, sono loro la materia prima del calcio. Chi ha responsabilità di governo nel nostro mondo o non sa o fa finta di non sapere il livello di degrado al quale siamo arrivati». È tornato alla ribalta anche il problema scommesse… «È una piaga molto più diffusa di quanto si pensi. Se sono venuti a galla nomi di primo livello, si immagini il sottobosco. Le società di scommesse organizzano cene, serate, e poi fanno fare qualche puntata ai calciatori che invitano. Alcuni giocano per divertirsi e finisce lì, altri sprofondano nel tunnel. Ed è un inferno. Vengono picchiati, minacciati, se non pagano i debiti milionari che accumulano. Le racconto un episodio di cui sono stato indirettamente protagonista” Prego… «Un calciatore giovane di Seria A, due anni fa subisce il furto dell’auto. Il furto è anomalo: la sua auto viene ritrovata a poche decine di metri di distanza, senza che sia stato rubato nulla. Vado a casa sua, parliamo un po’, e mi rendo conto che molto probabilmente era stata una minaccia proveniente dal giro delle scommesse on line. Lui però non ha denunciato niente». Chi dovrebbe intervenire? «L’Associazione calciatori, ovviamente, che però ormai è allo sbando più totale. Sono lontani i tempi di Sergio Campana, che si impegnava davvero per tutelare la categoria…».
Gertrude O'Brady.Il chiosco, s.d./LaM, Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut de Lille Métropole, Villeneuve d’Ascq© Philip Bernard
Dal Cubismo all’Art Brut, a Palazzo Zabarella di Padova in mostra (sino al 25 gennaio 2026) oltre 60 opere di 30 diversi artisti delle avanguardie del primo e del secondo dopoguerra, tutti provenienti dal LaM di Lille. Fra capolavori noti e meno conosciuti, anche cinque dipinti di Pablo Picasso e sei straordinarie tele di Amedeo Modigliani.
Susanna Tamaro (Getty Images)
La scrittrice Susanna Tamaro: «La società dimentica che la vita non ci appartiene, ma la morte non si affronta con le carte bollate. La lotta con il destino è essenziale perché dalla fragilità dell’esistenza è impossibile scappare».
Il punto di vista di Susanna Tamaro sul tempo presente è sempre originale. Nell’ultimo saggio, intitolato La via del cuore. Per ritrovare senso nella vita (Solferino), sulla scorta dell’inventore dell’etologia, Konrad Lorenz, utilizza le osservazioni sulla natura e gli animali per studiare la società contemporanea. A ben guardare, però, questo memoir può essere letto anche come una lunga preghiera per lo stato del pianeta. «È così», ammette la scrittrice, «non condivido la tendenza all’angelicazione dell’uomo o a vederlo come frutto dell’evoluzione».
Il principale operatore della rete elettrica nazionale registra ricavi pari a 2,88 miliardi (l’8,9% in più rispetto al 2024) e accelera nei progetti Tyrrhenian Link e Adriatic Link, al centro della strategia per la decarbonizzazione. Aumenta il peso delle rinnovabili.
Nei primi nove mesi del 2025 Terna, principale gestore della rete elettrica nazionale, ha consolidato la propria posizione strategica nel settore, segnando un’intensa crescita economico-finanziaria e un’accelerazione significativa degli investimenti a supporto della transizione energetica. Il consiglio di amministrazione, guidato da Igor De Biasio e con la presentazione dell’amministratore delegato Giuseppina Di Foggia, ha approvato risultati che provano la solidità del gruppo e il suo ruolo determinante nel percorso di decarbonizzazione del Paese.
Nel periodo gennaio-settembre, il fabbisogno elettrico italiano si è attestato a 233,3 terawattora (TWh), di cui circa il 42,7% è stato coperto da fonti rinnovabili. Tale quota conferma la crescente integrazione delle fonti green nel panorama energetico nazionale, un processo sostenuto dal potenziamento infrastrutturale e dagli avanzamenti tecnologici portati avanti da Terna.
Sul fronte economico, i ricavi del gruppo hanno raggiunto quota 2,88 miliardi di euro, con un incremento dell’8,9% rispetto agli stessi mesi del 2024. L’Ebitda, margine operativo lordo, ha superato i 2 miliardi (+7,1%), mentre l’utile netto si è attestato a 852,7 milioni di euro, in crescita del 4,9%. Risultati, questi, che illustrano non solo un miglioramento operativo, ma anche un’efficiente gestione finanziaria; il tutto, nonostante un lieve aumento degli oneri finanziari netti, transitati da 104,9 a 131,7 milioni di euro.
Elemento di rilievo sono gli investimenti, che hanno superato i 2 miliardi di euro (+22,9% rispetto ai primi nove mesi del 2024, quando il dato era di 1,7 miliardi), un impegno che riflette la volontà di Terna di rafforzare la rete di trasmissione e favorire l’efficienza e la sicurezza del sistema elettrico. Tra i principali progetti infrastrutturali si segnalano il Tyrrhenian Link, il collegamento sottomarino tra Campania, Sicilia e Sardegna, con una dotazione finanziaria complessiva di circa 3,7 miliardi di euro, il più esteso tra le opere in corso; l’Adriatic Link, elettrodotto sottomarino tra Marche e Abruzzo; e i lavori per la rete elettrica dedicata ai Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
L’attenzione ai nuovi sistemi di accumulo elettrico ha trovato un momento chiave nell’asta Macse, il Meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio, conclusosi con l’assegnazione totale della capacità richiesta, pari a 10 GWh, a prezzi molto più bassi del premio di riserva, un segnale di un mercato in forte crescita e di un interesse marcato verso le soluzioni di accumulo energetico che miglioreranno la sicurezza e contribuiranno alla riduzione della dipendenza da fonti fossili.
Sul piano organizzativo, Terna ha visto una crescita nel personale, con 6.922 dipendenti al 30 settembre (502 in più rispetto a fine 2024), necessari per sostenere la complessità delle attività e l’implementazione del Piano industriale 2024-2028. Inoltre, è stata perfezionata l’acquisizione di Rete 2 S.r.l. da Areti, che rafforza la presenza nella rete ad alta tensione dell’area metropolitana di Roma, ottimizzando l’integrazione e la gestione infrastrutturale.
Sotto il profilo finanziario, l’indebitamento netto è cresciuto a 11,67 miliardi di euro, per sostenere la spinta agli investimenti, ma è ben bilanciato da un patrimonio netto robusto di circa 7,77 miliardi di euro. Il consiglio ha confermato l’acconto sul dividendo 2025 pari a 11,92 centesimi di euro per azione, in linea con la politica di distribuzione che punta a coniugare remunerazione degli azionisti e sostenibilità finanziaria.
Da segnalare anche le iniziative di finanza sostenibile, con l’emissione di un Green Bond europeo da 750 milioni di euro, molto richiesto e con una cedola del 3%, che denuncia la forte attenzione agli investimenti a basso impatto ambientale. Terna ha inoltre sottoscritto accordi finanziari per 1,5 miliardi con istituzioni come la Banca europea per gli investimenti e Intesa Sanpaolo a supporto dell’Adriatic Link e altri progetti chiave.
L’innovazione tecnologica rappresenta un altro pilastro della strategia di Terna, con l’apertura dell’hub Terna innovation zone Adriatico ad Ascoli Piceno, dedicato alla collaborazione con startup, università e partner industriali per sviluppare soluzioni avanzate a favore della transizione energetica e della digitalizzazione della rete.
La solidità del piano industriale e la continuità degli investimenti nelle infrastrutture critiche e nelle tecnologie innovative pongono Terna in una posizione di vantaggio nel garantire il sostentamento energetico italiano, supportando la sicurezza, la sostenibilità e l’efficienza del sistema elettrico anche in contesti incerti, con potenziali tensioni commerciali e geopolitiche.
Il 2025 si chiuderà con previsioni di ricavi per oltre 4 miliardi di euro, Ebitda a 2,7 miliardi e utile netto superiore a un miliardo, fra conferme di leadership e rinnovate sfide da affrontare con competenza e visione strategica.
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Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (Getty Images)
L’operazione Southern Spear lanciata da Washington fa salire il rischio di escalation. Maduro mobilita 200.000 militari, denuncia provocazioni Usa e chiede l’intervento dell’Onu, mentre l’opposizione parla di arruolamenti forzati e fuga imminente del regime.
Nel Mar dei Caraibi la tensione fra Venezuela e Stati Uniti resta altissima e Washington, per bocca del suo Segretario alla Guerra Pete Hegseth, ha appena lanciato l’operazione Southern Spear. Questa nuova azione militare è stata voluta per colpire quelli che l’amministrazione Trump ha definito come i narco-terroristi del continente sudamericano ed ha il dichiarato obiettivo di difendere gli Stati Uniti dall’invasione di droga portata avanti da questi alleati di Maduro. Intanto è stata colpita la 21ª imbarcazione, accusata di trasportare droga verso il territorio statunitense, facendo arrivare a circa 80 il numero delle vittime.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha ordinato alle forze armate di essere pronte ad un’eventuale invasione ed ha dispiegato oltre 200mila militari in tutti i luoghi chiave del suo paese. il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez sta guidando personalmente questa mobilitazione generale orchestrata dalla Milizia Nazionale Bolivariana, i fedelissimi che stanno rastrellando Caracas e le principali città per arruolare nuove forze.
L’opposizione denuncia arruolamenti forzati anche fra i giovanissimi, soprattutto nelle baraccopoli intorno alla capitale, nel disperato tentativo di far credere che la cosiddetta «rivoluzione bolivariana», inventata dal predecessore di Maduro, Hugo Chavez, sia ancora in piedi. Proprio Maduro si è rivolto alla nazione dichiarando che il popolo venezuelano è pronto a combattere fino alla morte, ma allo stesso tempo ha lanciato un messaggio di pace nel continente proprio a Donald Trump.
Il presidente del Parlamento ha parlato di effetti devastanti ed ha accusato Washington di perseguire la forma massima di aggressione nella «vana speranza di un cambio di governo, scelto e voluto di cittadini». Caracas tramite il suo ambasciatore alle Nazioni Unite ha inviato una lettera al Segretario Generale António Guterres per chiedere una condanna esplicita delle azioni provocatorie statunitensi e il ritiro immediato delle forze Usa dai Caraibi.
Diversi media statunitensi hanno rivelato che il Tycoon americano sta pensando ad un’escalation con una vera operazione militare in Venezuela e nei primi incontri con i vertici militari sarebbe stata stilata anche una lista dei principali target da colpire come porti e aeroporti, ma soprattutto le sedi delle forze militari più fedeli a Maduro. Dal Pentagono non è arrivata nessuna conferma ufficiale e sembra che questo attacco non sia imminente, ma intanto in Venezuela sono arrivati da Mosca alcuni cargo con materiale strategico per rafforzare i sistemi di difesa anti-aerea Pantsir-S1 e batterie missilistiche Buk-M2E.
Dalle immagini satellitari si vede che l’area della capitale e le regioni di Apure e Cojedes, sedi delle forze maduriste, sono state fortemente rinforzate dopo che il presidente ha promulgato la legge sul Comando per la difesa integrale della nazione per la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale. In uno dei tanti discorsi alla televisione nazionale il leader venezuelano ha spiegato che vuole che le forze armate proteggano tutte le infrastrutture essenziali.
Nel piano presentato dal suo fedelissimo ministro della Difesa l’esercito, la polizia ed anche i paramilitari dovranno essere pronti ad una resistenza prolungata, trasformando la guerra in guerriglia. Una forza di resistenza che dovrebbe rendere impossibile governare il paese colpendo tutti i suoi punti nevralgici e generando il caos.
Una prospettiva evidentemente propagandistica perché come racconta la leader dell’opposizione Delsa Solorzano «nessuno è disposto a combattere per Maduro, tranne i suoi complici nel crimine. Noi siamo pronti ad una transizione ordinata, pacifica e che riporti il Venezuela nel posto che merita, dopo anni di buio e terrore.»
Una resistenza in cui non sembra davvero credere nessuno perché Nicolas Maduro, la sua famiglia e diversi membri del suo governo, avrebbero un piano di fuga nella vicina Cuba per poi probabilmente raggiungere Mosca come ha già fatto l’ex presidente siriano Assad.
Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso preoccupazione per i cittadini italiani detenuti nelle carceri del Paese, sottolineando l’impegno della Farnesina per scarcerarli al più presto, compreso Alberto Trentini, arrestato oltre un anno fa.
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