2018-10-15
I soldi per i risparmiatori truffati? Usate le pensioni d’oro dei banchieri
Il presidente Tito Boeri, quando ha cominciato l'operazione «Porte aperte», ha messo in piazza i dati previdenziali di tutte le categorie, andando a sfrucugliare sportivi, artisti, fondo clero, lavoratori agricoli, financo ferrovieri. Ma i banchieri no. Ora il governo cerca 1,5 miliardi per i risarcimenti: perché non cominciare da chi gestiva gli istituti saltati? Ecco i maxi assegni che si nascondono dietro lo sportello: c'è chi arriva a prendere 51.000 euro al mese. L'attuale vicepresidente di Mediobanca si chiama Maurizia Angelo Comneno. Ed ha un record: incassa la pensione rosa più alta del nostro Paese. Una delle poche cose rosa, per altro, che le banche ci hanno regalato negli ultimi anni. Ogni mese, oltre alla doverosa retribuzione per l'incarico ricoperto in via Filodrammatici, le viene infatti recapitato dall'Inps un ricco assegno di 21.386 euro lordi. E questo accade regolarmente da dieci anni, cioè da quando aveva 60 anni. E il presidente del comitato esecutivo di Bpm? Si chiama Pier Francesco Saviotti, alessandrino, ex direttore generale di Banca Commerciale e Banca Intesa, poi prepensionato d'oro: riceve un assegno mensile dell'Inps di 21.496 euro lordi, che somma ai guadagni che gli derivano dal nuovo incarico, oltre a quello di consigliere in Banca Akros. Ma non è nulla rispetto a quello che incassa il più ricco dei pensionati d'oro delle banche, l'ex direttore generale di Interbanca, Mauro Gambaro, già dirigente dell'Inter e presidente di Volare group (l'ultimo, prima del crac della compagnia aerea). Lui, infatti, prende la bellezza di 51.160 euro al mese. 1.700 euro al giorno. Dietro lo sportello, il catalogo è questo. E se davvero il governo pensa di intervenire sulle pensioni d'oro, beh, forse è il caso che getti subito un occhio su quelle versate a chi occupa, o ha occupato, le poltrone più importanti delle banche. Lo diciamo, e lo ricordiamo, perché l'Inps (chissà perché) non l'ha mai fatto. Il presidente Tito Boeri, quando ha cominciato l'operazione «Porte aperte», ha messo in piazza i dati previdenziali di tutte le categorie, andando a sfrucugliare sportivi, artisti, fondo clero, lavoratori agricoli, financo ferrovieri. Ma i banchieri no. Mai. Quando abbiamo provato a chiedere il motivo ci hanno risposto: «È troppo complicato ricostruire il passato previdenziale di chi lavora in banca». Allora ci abbiamo provato noi. Perché ci pare che negli ultimi anni la gestione delle banche non abbia brillato per efficienza. E se davvero si cercano i soldi (un miliardo e mezzo) per risarcire i risparmiatori, beh, forse un contributo lo si potrebbe cominciare a chiedere proprio a chi governava qui. Prendete Andrea Monorchio, ex ragioniere di Stato, grand commis, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica e del Sovrano Ordine di Malta: dal primo luglio 2002, cioè da quando aveva 63 anni, percepisce una pensione di 19.051 euro lordi al mese, cioè quasi 11.000 euro netti. Una bella sommetta cui ha via via aggiunto i proventi di altre attività, che ha continuato a svolgere senza sosta, dalla Rai all'Eni, dalla Fintecna alla Consap. Fra l'altro, è ancora presidente di Micoperi, la società che si è occupata di recuperare il relitto della Costa Concordia, prima di rischiare essa stessa il naufragio economico. In questo suo peregrinare di poltrona in poltrona, nel 2011 Monorchio è arrivato alla Banca popolare di Vicenza, assicurandosi un appannaggio di 24.000 euro lordi al mese. Nel giugno 2016, quando ha lasciato l'incarico, ha incassato una buonuscita di 294.000 euro.Vi ricordate quei giorni? Le strade erano occupate dai risparmiatori in rivolta, i giornali raccontavano storie di rabbia e angoscia. E lui, Monorchio, il Paperone dell'Inps, che faceva in quel mentre? Semplice: si intascava la sommetta e spariva. Ma sì: gli sono passati sotto gli occhi 8,7 miliardi, le azioni sono precipitate da 60 euro a 10 centesimi, i risparmi delle famiglie si sono volatilizzati. Ma lui, pensionato d'oro con aggiunta di maxi gettone, se n'è uscito senza fare un plissé, dicendo «ops, scusate, non ho visto nulla». Ma se non vede nulla, scusate la domanda, allora perché viene strapagato? Un altro pensionato d'oro che è riuscito a passare attraverso i crac bancari senza accorgersi di nulla è Rainer Stefano Masera. Forse qualcuno lo ricorda: ex capo del servizio studi di Banca d'Italia, si è fatto notare per una meravigliosa impresa: è andato in pensione all'età di 44 anni. Avete letto bene: quarantaquattro. Oggi ha 74 anni e ha già festeggiato i 30 anni in compagnia del vitalizio, che per altro nel suo ammontare non è per nulla irrilevante: 18.413 euro lordi al mese. Ora che fareste voi con un assegno di 18.000 euro al mese, all'età di 44 anni? Vi ritirereste sulle sponde del lago a pescare? In Polinesia a svernare? Alla bocciofila del paesello? Sbagliato: Rainer Masera ha cominciato un'intensa attività che lo ha fatto diventare, fra l'altro, ministro del Bilancio, presidente del San Paolo Imi, managing director di Lehman Brothers, consigliere di Unicredit e Nomura, e tanto altro ancora.In questo suo frenetico tourbillon di incarichi Rainer Masera è finito anche in Banca Etruria, lo sportello tanto amato in casa Boschi: è entrato nel consiglio d'amministrazione il 14 settembre 2012, se ne è andato il 9 novembre, dopo appena 59 giorni, incassando quello che per lui è una miseria, 4.133 euro appena. Esperienza finita? Lezione imparata? Macché: nell'estate 2013 è ricomparso nel board di un'altra banca vacillante, Banca Marche. E anche qui se n'è uscito dopo 96 giorni, incassando pochi spiccioli. E, soprattutto, senza accorgersi di nulla un'altra volta. E la domanda, allora, è inevitabile: com'è possibile che una persona così capace da meritare cotante retribuzioni e riconoscenze, entra ed esca dai board delle banche vacillanti, facendo da spettatore passivo di fronte a simili crac? Com'è possibile che gli succeda tutto sotto il naso senza che lui si renda conto di quel che sta capitando? La storia di Monorchio e quella di Masera, se ci pensate, sono simili: i grand commis entrano nelle banche prossime alla crisi, s'insediano, incassano, e se ne vanno, senza proferire parola, e soprattutto senza lanciare nemmeno un allarme. I risparmiatori perdono tutto, loro vanno a caccia di nuovi incarichi, sempre godendosi la pensione d'oro. La quale, inevitabilmente, a questo punto risulta particolarmente odiosa a chi è rimasto senza un euro. Per questo suggeriamo al governo di scuotere l'Inps: verifichi se davvero una pensione di 18.000 euro, percepita da uno che è andato a riposo (si fa per dire) a 44 anni, può essere proporzionale ai contributi versati. E se non lo è, cominci a tagliare. Magari, come dice Boeri, non si ricavano grandi cifre. Ma se non altro, si ricava un po' di giustizia. La pensione di Masera, per altro, s'inserisce nel noto filone d'oro di Bankitalia. La nostra banca centrale, infatti, è avvezza a predicare sobrietà, ma da sempre largheggia con i vitalizi ai suoi dirigenti. Il caso più noto è quello di Lamberto Dini, che da via Nazionale incassa oltre 18.000 euro al mese. Cifra che poi somma a una pensione Inps di 6.000 euro al mese e a un vitalizio da circa 7.000 euro lordi, per un totale di oltre 31.000 euro lordi. Anche super Mario Draghi, però, è andato in pensione alla tenera età di 59 anni con un assegno di 14.843 euro lordi al mese, che adesso somma al sacrosanto assegno da presidente della Bce. Vale la pena ricordarlo, anche se a lui non piace, perché Bankitalia negli ultimi giorni è stata una delle istituzioni più severe sul fronte previdenziale: guai a toccare la Fornero, ha ripetuto, guai a mandare in pensione i lavoratori prima dei 67 anni, chi sta in fabbrica si rassegni e tiri la cinghia. Parole che suonano un po' ipocrite, se vengono dagli uffici dove si elargiscono pensioni da nababbi per gli ex dirigenti, non vi pare? Ma in generale tutto il comparto dei bancari gode di una situazione di particolare favore, seppur non ancora denunciata dall'Inps. In testa alla classifica dei Paperoni previdenziali, infatti, ci sono molti altri bancari, oltre a quelli già citati. Come Alberto Giordano, viterbese, ex condirettore generale di Capitalia, che prende 42.245 euro al mese. O come Umberto Giacomelli, modenese di Zocca, da sempre anima della Cassa di risparmio di Carpi, che prende 28.485 euro al mese. O come Ernesto Paolillo, barese, ex direttore generale di Interbanca, che prende 26.327 euro al mese. O come l'indimenticabile Giovanni Consorte, presidente Unipol ai tempi della scalata a Bnl, che prende 28.593 euro al mese. Può darsi che queste pensioni siano tutte ripagate dai contributi versati. Ma può anche darsi di no. Il punto è proprio questo: possibile che non si possa accertare? Possibile che fra i segreti celati dalle banche ci sia anche quello dei contributi previdenziali? Possibile che l'Inps sia riuscita a ricostruire il passato di qualsiasi categoria, compresi trasporto aereo e artisti dello spettacolo, e non riesca invece a capire che cosa è successo dietro lo sportello? A noi sembra incredibile. E, ancor di più, ci sembra ingiusto. Ci sono migliaia di risparmiatori, infatti, che attendono, disperati, di essere risarciti. Non è accettabile che si fatichi sempre a trovare i soldi per loro mentre si pagano pensioni d'oro a chi ha gestito (spesso male) le banche. Perciò queste ultime vanno tagliate per prime. Lo so che diranno: sono un diritto acquisito. Ma i depositi dei risparmiatori forse non lo erano?