2022-07-28
I sindaci veneti: «Stop profughi, sono troppi»
Dopo la levata di scudi dell’Abruzzo, anche il Nordest chiede allo Stato di intervenire: con la redistribuzione dalle regioni di sbarco i posti si sono esauriti. E se persino «La Stampa» scopre lo scandalo a Lampedusa, le coop sono un disco rotto: «Dateci più soldi».I centri d’accoglienza veneti, con i loro 5.611 ospiti, per lo più richiedenti asilo e minori stranieri non accompagnati, scoppiano e, come ha sottolineato il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto, «ancora qualche settimana e poi sarà impossibile trovare ospitalità per queste persone». E, proprio come in Abruzzo, dove, ha ricostruito ieri La Verità, è già stato detto «no» all’arrivo di ulteriori profughi ucraini, i sindaci veneti cominciano a sfilarsi. «Questo Paese cosa pretende dai sindaci? Che risolvano tutti i problemi che lo Stato non riesce ad affrontare?». Il sindaco di Treviso Mario Conte, che è anche presidente di Anci Veneto, è caustico. Ieri sul Corriere del Veneto ha spiegato che i Comuni sono stremati. «Sia chiaro», ha detto, «non ne faccio una questione politica ma pratica: abbiamo talmente poche risorse che diventa impossibile occuparci anche della ricerca di alloggi per i migranti economici che arrivano dall’Asia o dall’Africa». Poi, la stoccata: «È arrivato il momento che l’Italia si assuma le proprie responsabilità e riveda una volta per tutte le politiche internazionali dell’accoglienza». In Veneto, d’altra parte, è finito il 6 per cento di tutti gli sbarcati al Sud. E i dati stanno portando la regione dritta verso i numeri da bollino rosso di Lombardia (11 per cento) ed Emilia Romagna (10 per cento). Ora anche le coop fanno i capricci: «Quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno ha ridotto fortemente le rette per l’ospitalità dei migranti, che da circa 35 euro al giorno erano scese a 16-18 euro», protesta Luca Ferrero di Cooperativa Olivotti, che si occupa di 65 persone. «Con Luciana Lamorgese», spiega, «la situazione è leggermente migliorata e oggi i bandi si vincono con offerte di circa 26 euro al giorno per migrante. Comunque troppo pochi, specie per le realtà più piccole che non possono razionalizzare le spese. Per questo molte coop hanno rinunciato e chi, come noi, continua a offrire un tetto ai profughi, lo fa tra mille difficoltà. Temo che il prefetto abbia ragione: con la crisi del grano, gli sbarchi non faranno che aumentare». La coop padovana Città solare ha addirittura rinunciato a partecipare ai bandi delle prefetture per i richiedenti asilo: «Ci siamo stancati di lavorare per un committente, lo Stato italiano, che ci tratta come dei fornitori di manodopera a basso costo», afferma il responsabile, Maurizio Trabuio. E pure le Caritas cominciano a ritenere la situazione insostenibile. Da Lampedusa continuano le partenze. Ieri ne sono state annunciate altre 200 (ma nel frattempo, con tre diversi approdi, ne sono sbarcati altri 92). Un numero irrisorio, che di certo non risolve i problemi di sovraffollamento dell’hotspot, che è arrivato a 2.000 presenze in una struttura che può ospitarne 350. Il quotidiano torinese La Stampa, sempre pronto a sostenere le politiche d’accoglienza, ieri, ha scoperto che l’hotspot di contrada Imbriacola è un «ghetto». E che le condizioni per gli sbarcati sono disumane. Come quelle in cui sono costretti a lavorare gli agenti di polizia. «La politica compie scelte a cui però non fa conseguire atti concreti necessari per sostenerle», denuncia Valter Mazzetti, segretario generale dell’Fsp polizia di Stato, che aggiunge: «Ne fanno le spese gli operatori delle Forze dell’ordine che lavorano per tentare di mantenere in equilibrio situazioni precarie, drammatiche, esplosive. Lo avremmo voluto dire al ministro nell’incontro di oggi (ieri per chi legge, ndr) che, però, è saltato». Ovviamente i continui arrivi creano delle criticità anche alla stagione turistica. «Una plastica dimostrazione del fallimento della gestione di Luciana Lamorgese», commenta il senatore leghista Stefano Candiani. «Ci chiediamo come pensino sia possibile l’integrazione con numeri così alti e centri accoglienza in un simile stato», rilancia il deputato e vicesegretario della Lega Andrea Crippa. Mentre Matteo Salvini snocciola un po’ di dati: «Quasi 2.000 immigrati presenti su 300 posti disponibili. E gli sbarchi proseguono. Dall’1 gennaio al 26 luglio 2019, con il lavoro mio e della Lega al ministero dell’Interno, sbarcarono in totale in 3.589». Sta tornando a Lampedusa il pattugliatore d’altura Diciotti della Guardia costiera. Stando agli annunci dovrebbe imbarcare 600 persone. Ma siccome ora le navi militari non sono più sufficienti a spedire altrove gli sbarcati, il Viminale se ne è uscito con una nuova trovata: ha noleggiato un traghetto, il Pietro Novelli, che farà la spola tre volte a settimana. A conti fatti, la Prefettura di Agrigento stima di poter spostare da Lampedusa nelle prossime 24 ore 900 persone. Ma all’orizzonte ci sono i taxi del mare. Ieri Sea Watch 3, con 439 passeggeri (dei quali 128 sono minorenni) ha chiesto un porto sicuro. Ocean Viking, con altri 387 (150 bambini) l’aveva chiesto già martedì. E Geo Barents (che ieri ne ha tirati su altri cento) è ancora in mezzo al Mediterraneo con 364 persone a bordo, ma presto potrebbe puntare verso l’Italia. Altre 1.200 persone da far sbarcare in Italia. Con buona pace dei sindaci veneti.