2023-06-09
I ritardi della Calderone rallentano la riforma previdenziale e del lavoro
Marina Elvira Calderone (Imagoeconomica)
Ferme le nomine Inps e Inail, ma anche quelle all’Anpal, ancora guidato dal commissario di Andrea Orlando, e della commissione sugli scioperi. Lo stallo frena la macchina pensionistica e le politiche del nuovo Rdc.Chi va piano va sano e va lontano, ma andando di questo passo al ministero del Lavoro di Marina Elvira Calderone rischiano davvero di pregiudicare il programma di governo di Giorgia Meloni. Al netto dei ritardi sui commissari di Inps e Inail - dovevano essere nominati una settimana fa dopo un decreto urgente e invece continuano a restare senza guida da quasi un mese - la lista dei ritardi con cui il ministro deve confrontarsi inizia ormai a diventare lunga. Perché non c’è solo lo stallo su Inps e Inail, c’è ormai un cortocircuito politico-istituzionale che rischia di paralizzare la gestione delle politiche lavorative e previdenziali del governo. Ci sono enti ancora saldamente nelle mani del centrosinistra, eredità dell’ex ministro Andrea Orlando. Per esempio, la Covip, Commissione vigilanza sui fondi pensione, vede ancora come presidente Francesca Balzani, ex europarlamentare del Partito democratico, poi ex assessore al Bilancio e vicesindaco della giunta di sinistra a Milano di Giuliano Pisapia. Nel 2016 la Balzani partecipò anche alle primarie per il sindaco, poi vinte da Beppe Sala. Alla fine del 2021, in pieno governo Draghi con Orlando, è stata nominata in Covip (che ha funzione di controllo sugli investimenti delle risorse finanziarie e sulla composizione del patrimonio degli enti di previdenza) insieme con la professoressa Mariacristina Rossi. Il ministero pare però non essere intenzionato a cercare sostituti. Non solo. Non si sa più nulla, per esempio, della nuova commissione di garanzia dell’attuazione della legge sull’esercizio del diritto di sciopero. Alla fine dello scorso anno era stata pubblicata sul sito del Senato la riapertura dei termini per la presentazione delle candidature, con scadenza 15 dicembre alle ore 24. Passati Natale e Capodanno, c’è chi si aspettava qualche novità in primavera, ma fino ad adesso non si è mossa nemmeno una foglia. A quanto pare i partiti hanno consegnato i loro nomi, ma a distanza di sei mesi tutto tace dalle parti di Camera e Senato che dovrebbero indicare i nuovi membri. Apparentemente anche su questo capitolo il ministero del Lavoro, che comunque ha diritto di concordare i nomi con i presidenti della due Camere, vuole dire l’ultima parola. Ma così continua di fatto a paralizzare il ricambio. Che dire poi di Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Nata ai tempi del governo di Matteo Renzi come il motore operativo centrale della riforma del mercato del lavoro e ridimensionata dal fallimento del referendum 2016, è poi diventata il super controllore della distribuzione del reddito di cittadinanza con un presidente italo americano di nome Mimmo Parisi voluto dall’ex ministro Luigi Di Maio. Reduce dal flop dei 3.000 navigator, di Parisi si sono ormai perse le tracce due anni fa. All’epoca, era il 2021, fu ancora una volta Orlando a nominare il nuovo commissario Raffaele Tangorra, già segretario generale dello stesso ministero dal 2019, durante il governo giallorosso di Giuseppe Conte. Dal 1° gennaio del 2024 sarà introdotto il nuovo assegno di inclusione. E non bisogna dimenticare che Anpal ha anche voce in capitolo sulla gestione dei fondi del Pnrr, con 4,4 miliardi di euro fino al 2025 per l'istituzione di una Garanzia di occupabilità di lavoratori, Gol.Si aspettano novità anche sul nuovo nucleo di valutazione della spesa, che era stato annunciato a gennaio dal ministro Calderone. «Sarà ricostituito il nucleo di valutazione della spesa previdenziale per meglio monitorare i fattori che influenzano l’andamento del settore e consentire così una revisione sostenibile del complesso sistema pensionistico vigente», spiegava una nota. Poi anche qui è calato il silenzio. E non è poco visto che la riforma delle pensioni incombe ed è sempre più urgente. Con tutta probabilità i ritardi sono legati tra loro. Del resto, l’impasse su Inps e Inail tiene bloccato lo stesso ministero, nonostante il governo Meloni sia intervenuto ravvisando i criteri per «la straordinaria necessità e urgenza di stabilire misure volte a garantire l’efficienza dell’organizzazione degli enti previdenziali pubblici». Sui due enti previdenziali era stato sottoscritto un accordo tra Lega e Fratelli D’Italia, con il Carroccio che avrebbe messo il cappello sull’Inps mentre al partito di Giorgia Meloni spetterebbe l’Inail. La Lega aveva indicato Gabriele Fava, ma a quanto pare il nome non è gradito al ministro Calderone perché Fava sarebbe il titolare di uno studio giuslavoristico. Solo che il tema dei possibili conflitti di interessi è molto delicato, dato che il marito del ministro, Rosario De Luca, è titolare dello studio Cdl stp srl (dove Cdl sta per Calderone De Luca) - ed è ora presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro, guidato dalla moglie dal 2005 al 2022.
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