2019-10-06
I rimpatri giallorossi? Tutti verso l’Italia
Si ricomincia: il Viminale invia 90 stranieri appena sbarcati in Umbria, Marche e Campania. Ecco il risultato dei porti aperti.Il capo della polizia Franco Gabrielli ha lanciato l'allarme venerdì, ma la dura verità sui reati degli irregolari (e non solo) era già nota. Come dimostra un autorevole studio del 2016.Lo speciale contiene due articoli.«Non urla ma fatti», ha gongolato l'altro giorno il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, presentando il mirabolante decreto rimpatri del nuovo governo. «Se un migrante può stare in Italia si deciderà in 4 mesi e non in due anni», ha aggiunto, con il tono di quello che ha la soluzione in tasca. Tutto vero: i giallorossi non hanno urlato, e ci hanno fornito alcuni fatti in base ai quali possiamo giudicare il loro operato. È un fatto, ad esempio, la circolare del ministero dell'Interno - dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione - datata 24 settembre 2019 che ieri Matteo Salvini ha pubblicato sul suo profilo Facebook. Si tratta di un provvedimento del suo successore, ovvero il ministro Luciana Lamorgese. L'oggetto è il «trasferimento di numero 90 migranti da Agrigento ad Ancona, Avellino e Terni». Con quel foglio, il Viminale spiega che «in relazione alle esigenze rappresentate dalla Prefettura di Agrigento, si dispone il trasferimento di numero 90 migranti dal centro di accoglienza di Villa Sikania (Agrigento)». È un atto piuttosto interessante. Vista la provenienza agrigentina, è molto probabile che gli stranieri in questione siano clandestini approdati a Lampedusa e dintorni grazie agli ormai famosi barchini. Di questi, 30 finiranno - per decisione della Lamorgese - nelle strutture di accoglienza di Ancona, 30 in quelle di Avellino e altri 30 nei centri per migranti di Terni. Ecco qui i «fatti» di cui parlava Di Maio. I rimpatri del governo giallorosso avvengono eccome, solo che gli stranieri vengono rimpatriati... in Italia. Mentre il ministro degli Esteri si vantava delle sue straordinarie trovate per risolvere il grosso guaio chiamato invasione, non solo gli sbarchi si intensificavano, ma il ministero dell'Interno provvedeva a ripartire gli aspiranti profughi freschi di approdo nelle strutture ricettive del Centro Sud. C'è un altro particolare che merita di essere notato. La circolare risale al 24 settembre. Il giorno prima, Luciana Lamorgese si trovava a Malta per il vertice sull'immigrazione che ha partorito l'accordo farlocco di cui abbiamo raccontato nei giorni scorsi. Parlando con la stampa, il ministro si è mostrato estremamente soddisfatto: «Da oggi - Italia e Malta non sono più sole», ha detto. «C'è la consapevolezza che i due Paesi rappresentano la porta d'Europa». Poi ha precisato: «Il testo predisposto va nella giusta direzione, ci sono contenuti concreti e abbiamo sciolto dei nodi politici complicati». La Lamorgese ha esplicitamente fatto riferimento alla «redistribuzione dei migranti su base obbligatoria» e, come riportava l'Ansa, ha accennato a «tempi molto rapidi (4 settimane) per i ricollocamenti e, soprattutto, la redistribuzione di tutti i richiedenti asilo e non solo di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato». Come no. Tempo 24 ore ed ecco la «redistribuzione» alla prova: i migranti sono stati «redistribuiti» in Italia. Anche perché - se come probabile i migranti di Agrigento sono irregolari giunti su mezzi di fortuna - gli altri Stati membri dell'Ue non sono tenuti a farsene carico. Dunque tocca a noi gestirli, accoglierli, mantenerli e accendere un cero a qualche santo sperando che i Paesi di provenienza, prima o poi, se li riprendano. Forse è anche per questo motivo che, nelle ultime ore, la Lamorgese sta cercando in ogni modo di smorzare i toni. Dopo le sparate di Di Maio sui rimpatri alla velocità della luce, infatti, il ministro dell'Interno ci ha tenuto a precisare che «l'immigrazione è un problema strutturale, nessuno ha la bacchetta magica». E ancora: «Sicuramente il decreto può essere utile a diminuire i tempi medi, ma è difficile ora dire se saranno di un mese o due mesi». In pratica, è una mezza ammissione di impotenza. Il capo dimezzato dei 5 stelle si vantava, e subito la collega del Viminale ha fatto capire che c'è poco da festeggiare, perché gli arrivi di stranieri proseguono, e la gestione rimane in capo a noi. Ovviamente il governo giallorosso sta bene attento a non citare le spartizioni di presunti profughi nel nostro Paese. Continuano a ragionare di strategie europee (anche piuttosto fumose) e a parlare di «discontinuità con la precedente gestione». Intanto, però, il meccanismo di Profugopoli sta ricominciando a funzionare a pieno regime. Dipende anche da questo, con tutta probabilità, la scelta delle destinazioni finali dei 90 migranti provenienti da Agrigento. Le Marche sono governate dal Partito democratico (e Ancona è amministrata dal medesimo Pd). Avellino ha un sindaco di centrosinistra in una Regione a guida Pd. Unico piccolo ostacolo potrebbe essere l'Umbria. Ancora per qualche tempo è una Regione rossa, ma il sindaco di Terni è della Lega. E infatti si è risentito non poco. «Apprendo con stupore e preoccupazione la notizia dell'arrivo presso le strutture di accoglienza della Prefettura di Terni di 30 immigrati», ha detto ieri il primo cittadino Leonardo Latini. «Dopo un periodo di relativa calma, dispiace notare che gli sbarchi sulle coste italiane sono nuovamente ripresi e che a pagarne il prezzo sia solo l'Italia e in particolare i Comuni e i cittadini. Chiederò un incontro alla Prefettura di Terni al fine di evitare che la città paghi un peso sociale eccessivo rispetto alle sue reali capacità, tenuto conto anche del significativo contributo offerto già negli ultimi anni in tema di accoglienza». Tutto come prima, compreso il sindaco che viene a conoscenza dell'arrivo degli stranieri dal suo capo partito. Segno che il ministero dell'Interno ha taciuto e la Prefettura non lo ha informato. Sembra proprio che, rispetto ai bei tempi del 2016 e del 2017, non sia cambiato proprio nulla nell'atteggiamento dei progressisti. Si vede che anche la sinistra, a modo suo, ci tiene alle tradizioni...<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-rimpatri-giallorossi-migranti-spartiti-fra-3-regioni-italiane-tutte-a-guida-pd-2640857798.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-dati-sui-clandestini-nascosti-da-anni" data-post-id="2640857798" data-published-at="1757682243" data-use-pagination="False"> I dati sui clandestini nascosti da anni È evidente a tutti che l'Ufficio studi di Confcommercio, guidato da un analista rigoroso come Mariano Bella, non sia un «pericoloso» covo di populisti e di sovranisti, e meno che mai una fucina di posizioni estreme o una fabbrica di report gratuitamente polemici o «politicamente motivati». A maggior ragione, il tragico fatto di sangue dell'altro giorno a Trieste impone di richiamare all'attenzione di tutti una ricerca elaborata da quel centro studi nel dicembre del 2016, e tutta centrata sul tasso di criminalità di tre fasce di popolazione: gli italiani, gli stranieri regolari, gli stranieri irregolari. Quella ricerca - con poche eccezioni - è stata sistematicamente censurata dal complesso dei media italiani, scritti e audiovisivi, proprio perché, senza enfasi e senza commenti, ma solo con la nuda forza delle cifre, mostrava un'evidenza assai preoccupante. L'analisi di Confcommercio era basata su dati Istat, ministero dell'Interno e Icsa, e ha considerato come ipotesi di lavoro una presenza media annua in Italia di 400.000 stranieri irregolari. Dopo di che, ha selezionato un pacchetto di reati molto frequenti e molto odiosi, e ha cercato di capire come fossero (e siano tuttora) distribuiti in quelle tre platee. I reati sono: tentati omicidi, lesioni dolose, minacce, sequestri di persona, violenze sessuali, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, furti, rapine, estorsioni, danneggiamenti, reati legati agli stupefacenti, contrabbando. Insomma, un pacchetto di dodici crimini molto gravi e di notevole allarme sociale. E cosa è venuto fuori? Su mille italiani residenti, il tasso di criminalità è risultato pari a 4 (cioè 4 italiani su 1000 sono risultati coinvolti in questo genere di reati, e, più in generale, nel circuito criminale). Su mille stranieri regolari, il numero sale a 8. E - attenzione - su mille irregolari il dato si impenna fino alla cifra paurosa di 246 su 1000, praticamente uno su quattro. Detta in termini ancora più brutali: la propensione a delinquere degli stranieri irregolari è 57 volte quella degli italiani e 29 volte quella degli stranieri regolari (che a loro volta delinquono il doppio degli italiani). Non si tratta di seminare il panico o di alimentare la xenofobia, ma di guardare negli occhi una realtà spiacevole. La clandestinità e l'immigrazione caotica e fuori controllo generano un immediato ingresso nel circuito criminale. E - di conseguenza - solo un'immigrazione limitata, regolare, controllatissima, possibilmente collegata alle reali esigenze del nostro mercato del lavoro, può evitare (e nemmeno del tutto, come le cifre suggeriscono) questa deriva. È quanto la sinistra ha continuato a negare per anni, in contrasto con la sensibilità della stragrande maggioranza degli elettori. Dunque, con tre anni di anticipo e da un osservatorio indipendente e non sospettabile di partigianeria politica, viene una conferma di ciò che anche il capo della Polizia, Franco Gabrielli, proprio l'altro giorno, poche ore prima del tragico evento di Trieste, aveva riconosciuto: i reati saranno pure complessivamente in calo, ma sono sempre più stranieri a commetterli, in pratica un reato su tre è commesso da stranieri. «C'è un dato inequivocabile», aveva detto Gabrielli: «Da 10 anni in Italia i reati fanno segnare un trend in calo complessivo. Ma c'è anche, negli ultimi anni, un aumento degli stranieri coinvolti tra arrestati e denunciati. Nel 2016, su 893 mila persone denunciate e arrestate, avevamo il 29,2% degli stranieri coinvolti; nel 2017 la percentuale è salita al 29,8%, l'anno dopo al 32% e nei primi nove mesi del 2019 il trend è lo stesso, poco sotto il 32%». Dopo la grande emozione di Trieste, e dopo questo lutto, resta da capire se qualcuno vorrà riprendere in mano quel report di Confcommercio, e trarne precise conseguenze in materia di politica dell'ordine pubblico e dell'immigrazione.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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