2023-03-11
«I rifugiati tornano a casa in ferie». Il caso Eritrea svela l’ultima ipocrisia
Una docu-inchiesta trasmessa da «Porta a Porta» racconta le vacanze in patria di migliaia di persone, ospitate da noi poiché «in fuga dalla guerra». Per Francesco Boccia e Laura Boldrini però non c’è alcuna contraddizione.«Non sono sorpreso, dall’Eritrea arrivano migranti economici, è così da tempo». Francesco Boccia, senatore Pd, commenta così le immagini che vanno in onda a Porta a Porta e che immortalano diversi rifugiati eritrei tornare in vacanza proprio nel Paese da cui sono scappati. È un estratto della docu-inchiesta La fabbrica dei migranti, (di chi scrive e Salomon Mebrahtu, sulle vere ragioni che si nascondono dietro il flusso di migranti che partono dal Corno d’Africa). Intendiamoci, un rifugiato è tale perché nel suo Paese, come spiega la Convenzione di Ginevra, rischia di essere perseguitato ragione per cui, per legge, può andare ovunque tranne che a casa. Ora, gli eritrei, circa 100.000 quelli sbarcati in Europa, veri o presunti, in questi anni, non sono una popolazione di migranti qualsiasi. Sono i rifugiati per eccellenza, insieme ai siriani e pochi altri, ottengono l’asilo fino al 95% dei casi perché dagli anni 2000, la comunità internazionale e le principali organizzazioni umanitarie considerano l’Eritrea una dittatura efferata che viola i diritti umani, la «Corea del Nord dell’Africa», come riportava l’Economist anche qualche mese fa. Boccia dovrebbe saperlo, visto che quando il 3 ottobre del 2013 si verificò il naufragio madre di tutte le tragedie del mare, in cui 368 eritrei e probabilmente molti etiopi persero la vita, il suo partito era al governo e l’allora presidente della Camera, Laura Boldrini, anziché interfacciarsi con le legittime autorità del Paese, sceglieva di ricevere a Montecitorio solo i rappresentanti della cosiddetta «opposizione eritrea» capeggiata da don Mussie Zerai, che fino all’ultimo chiedeva che nessun rappresentante del governo eritreo presenziasse ai funerali. Il 16 agosto 2018, quando 42 eritrei venivano trattenuti per giorni a bordo della nave Diciotti dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, il segretario del Pd, Matteo Renzi, twittava: «Fateli scendere, fuggono dalla guerra». La guerra in Eritrea era finita da un pezzo, «dettagli», ma nell’immaginario dem e delle organizzazioni umanitarie, gli eritrei sono talmente titolati a una protezione che le loro storie hanno dato origine alla Carta di Roma, il codice deontologico che i giornalisti devono seguire quando parlano di migranti. Dunque stupisce non poco che di fronte alle immagini di Asmara, la Capitale Eritrea, affollata di vacanzieri che passeggiano tranquilli, «Io sono di Bologna!», esclama un rifugiato di fronte alla telecamera, Boccia non trovi altra risposta che dire che è tutto normale. Bruno Vespa lo incalza: «Ma allora perché li consideriamo rifugiati politici?». La risposta del senatore è ancora più sorprendente. «È l’effetto dell’assuefazione delle procedure burocratiche, a un certo punto diventano tutti rifugiati politici perché ormai hanno la corsia preferenziale». Avete capito bene. Il sistema è tale per cui i migranti, anche se non ne hanno i requisiti, spesso e volentieri vengono considerati rifugiati in automatico. Non sarebbe il caso di affrontare il problema? Ad oggi non ci risulta che la cosa sia stata messo in agenda, né a destra né a sinistra. Sarà che per il senatore Boccia è stata una giornata pesante, proprio giovedì gli è stata recapitata una lettera minatoria alla sede nazionale del Pd, ma a quanto pare, lo stato confusionale è diffuso. Nella clip dell’inchiesta, appare anche Laura Boldrini, ex portavoce dell’Unhcr, una che il tema dei migranti lo dovrebbe conoscere bene. Non abbastanza, evidentemente, dato che quando le si chiede com’è possibile che i rifugiati eritrei tornino in vacanza, risponde secca: «Non tornano!». E aggiunge: «Non c’è bisogno di andare in Eritrea per sapere che è una dittatura».Delle due l’una. Se è vero che il Pd ha sempre saputo la verità, allora non si capisce perché per anni abbia portato avanti la narrazione della Boldrini. Se invece quella di Boccia è un’arrampicata in extremis, allora i principali paladini dell’immigrazione incontrollata, quelli secondo cui i migranti scappano sempre «da guerre e persecuzioni», non sanno di cosa parlano. E non si sono mai recati sul campo.Mentre sullo sfondo scorrono le immagini di Cutro, con l’intero Consiglio dei ministri che si arrovella nell’ennesimo tentativo di sciogliere la difficile matassa dell’immigrazione e promette, scene già viste, di combattere scafisti e partenze, Antonio Polito, non sembra voler essere da meno di Boccia: «Un africano che vuole arrivare in Europa non ha altro modo che chiedere asilo, dichiarare di scappare da persecuzioni e guerre». Peccato che non ci abbia scritto un editoriale però. Vespa incalza: «Ma scusa, non ti fa impressione che ogni estate 30.000 eritrei tornino in vacanza nel loro Paese? Non sarebbe giusto che le nostre ambasciate ci dicessero qual è la reale situazione in questi Paesi?». Per Polito a quanto pare il problema non esiste. «Se uno arriva in Italia, trova un lavoro e poi torna in vacanza nel suo Paese, peraltro da cittadino italiano, non mi sembra una cosa così strana». Avete capito bene. Di fronte al fatto che i rifugiati siano veri o presunti, che vadano e vengano, che interi flussi economici siano stati trasformati in una questione «umanitaria», che ci siano interi Paesi impoveriti dalle politiche occidentali sbagliate e da sanzioni ingiuste (l’Eritrea ad esempio è stata sotto sanzioni per dieci anni per accuse poi rivelatasi infondate per ammissione della stessa Onu), che a loro volta hanno facilitato i flussi in uscita, in sinergia con false narrazioni ad hoc ad ampliare il consenso verso l’accoglienza, meglio far finta di niente. Altrimenti bisognerebbe ammettere che l’umanità è sempre stata solo un grande pretesto e gli interessi sono altri.
Jose Mourinho (Getty Images)