2023-11-14
I rider insegnano: per le sigle rosse gli operai sono mero strumento
L’Ugl chiude un’intesa molto conveniente La Cgil la boicotta per tenere il pallino.Quando lo scorso maggio, Maurizio Landini partecipava al quindicesimo congresso della federazione europea dei sindacati con l’obiettivo di trovare con la sponda dei socialisti e del Pd nostrano un interlocutore diretto a Bruxelles, la Cgil registrava il punto più basso di presenza in fabbrica. Dopo essersi fatta travolgere nelle elezioni all’ex Ilva, la Fiom, espressione della Cgil nel settore siderurgico e metalmeccanico, ha perso, nel mese di maggio, il podio della rappresentanza anche all’Ast di Terni e alle acciaierie di Piombino. La Fim in quell’occasione ha stravinto. L’episodio è utile per comprendere quanto la Cgil stia perdendo terreno e quanto poco se ne preoccupi. Non ci sono stati interventi, né particolari «serrate di fila» per un motivo molto semplice. La Cgil è diventato ormai un partito politico e gli iscritti sono strumenti idonei a raggiungere un potere politico. Nulla a che vedere con la missione, giusta e sacrosanta, di tutela degli iscritti. Di protezione dei lavoratori e di assistenza fino al momento del ritiro dal mondo del lavoro. La gente percepisce la trasformazione in atto. Gli interventi a gamba tesa del governo, nella persona di Matteo Salvini, sono ben visti. Piacciono perché appaiono come tutela rispetto allo strumento dello sciopero piegato a fini esclusivamente politici. Gli elettori, i cittadini non riescono più a simpatizzare con le sigle sindacali. Sanno che è tutto inutile e che nemmeno si prova più a sostenere le buste paga. Resta il disagio dei continui venerdì di interruzione del servizio pubblico. Per comprendere però quanto il sindacato e la Cgil si siano allontanati dall’alveo che li classifica come parte sociale è utile avvolgere la pellicola ai momenti più difficili della pandemia. Il lockdown e il rallentamento dell’economia avevano di contrario spinto a dismisura le attività della logistica, facendo esplodere le attività dei corrieri e dei padroncini. A un certo punto nel 2021, un manifestante di origine maghrebina viene travolto da un autista con camion. Il primo partecipava al picchetto per chiedere più soldi, il secondo era travolto dalla necessità di fare il maggior numero di consegne. Ovviamente, non è una giustificazione per l’efferato delitto, ma un segno che il comparto meritava attenzione. Come la merita oggi. Nonostante la polemiche scatenatesi dopo il fatto di cronaca, nessuno è intervenuto per mettere mano al comparto. La Cgil si è ben guardata dal farne una bandiera. Eppure questa, volenti o nolenti, è parte integrante della nuova economica. Ancor più grave quanto è accaduto sulla testa dei rider. Gli angeli della pandemia, celebrati da sindacati e politica quando andavano in giro a consegnare cibo durante il lockdown sono stati strumentalizzati e usati come stracci da gettare una volta pulito il pavimento. Non solo. Il primo tentativo di garantire maggiori entrate ai rider viene boicattato dalla stessa Cgil. Al termine della prima ondata di Covid, a settembre del 2020, l’Ugl chiude un accordo con Assodelivery. Si tratta di un testo con qualche ombra, ma tante luci. Consente un rapporto non subordinato ma con la possibilità di rendere l’attività un lavoro vero e proprio. Tanto da consentire a chi lo fa a tempo pieno di portare a casa tranquillamente 3.000 euro lordi, più di 1.800 netti. La Cgil non è d’accordo perché comprende di essere rimasta fuori dal tavolo. Al contrario spinge per un contratto di lavoro subordinato che non supera le 30 ore settimanali. Chi lo firma difficilmente incassa più di 700 euro netti. La Cgil ha dalla sua però il ministero del Lavoro, all’epoca guidato da Nunzia Catalfo. Risultato, il contratto viene considerato «fuori legge». Partono i ricorsi e almeno due giudici intervengono a gamba tesa contro Ugl-Assodelivery. A distanza di tre anni, ad aderire a quest’ultima proposta sono 30.000 persone con presenza stabile e a tempo pieno. Quasi 80.000 considerando i rider sporadici. Al contrario al contratto della Cgil, quello subordinato siglato con la piattaforma Justeat, sono poco più di 4.000. Inoltre nell’ultimo anno chi vi ha aderito ha più volte sentito la necessità di incrociare le braccia. Oppure di dover fare un secondo lavoro proprio con la piattaforma concorrente. A fine anno il contratto con di Ugl-Assodelivery andrà rinnovato. La Cgil ha già iniziato le manovre per boicottarlo. Il motivo è semplice. Al sindacato di sinistra non importa nulla dei rider. Erano comodi quando c’era da fare propaganda e ora che non servono al consolidamento del potere possono fare sciopero e rimanere inascoltati. È chiaro che la proposta dell’Ugl è solo una bozza da migliorare, ma intanto garantiva più soldi. E se i rider la preferiscono un motivo c’è. Boicottarla per la Cgil significa evitare che esistano tavoli di rappresentanza al di fuori del perimetro di Landini. Poco importa se a quei tavoli non ci sono più seduti i lavoratori. Tanto poi arriveranno i sussidi europei e la Cgil si candiderà a fare quel lavoro: il passacarte tra Bruxelles e schiere di poveri sussidiati. Senza lavoro.
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.