2020-07-18
I presunti aiuti ci costano 14 miliardi
Ursula von der Leyen (Ansa)
Per ottenere 81,8 miliardi a fondo perduto, in totale dovremmo sborsarne 96 dal 2021 al 2027. Per il resto, l'Europa ci offre (in ritardo) soltanto prestiti da restituire.Ieri si è aperto il Consiglio europeo dove si dovrebbe decidere dei famosi, e sempre più fumosi, aiuti da dare agli Stati europei in crisi a causa della pandemia. A partire dall'Italia, il Paese più colpito. Difficile dire come andrà, certo è che le cose di cui siamo sicuri sono tre, profondamente sbagliate.La prima, i tempi. Se tutto andasse bene i primi soldi (molto pochi), tra 10 e 15 miliardi, se dovessero arrivare arriverebbero l'anno prossimo. Sarebbe come fare aspettare un mese, per dargli da bere, a uno che è stato nel deserto per qualche settimana senz'acqua. Evidentemente in Europa non sanno che il fattore tempo in economia vale quanto l'aspetto finanziario, perché l'economia è fatta di tempi veloci, di risposte rapide, e non consente di posticipare a domani le soluzioni a problemi che si presentano oggi. Il ritardo, in economia, significa malattia e morte del mercato stesso. Il discorso non cambia se i soldi per riattivare l'economia devono arrivare dalle istituzioni. Del resto, se ce ne fosse stato mai bisogno, addirittura il quotidiano inglese Guardian - che certo non è stato tenero in altre occasioni con l'Italia - ha scritto che di fronte alle richieste di aiuto che l'Italia ha posto all'Europa agli inizi della crisi, l'Italia stessa non ha ricevuto alcuna risposta. A oggi questa analisi del Guardian è attuale come all'inizio della crisi.Secondo punto, i soldi veri. Al di là che passi la linea della presidente Ursula von der Leyen per cui dovrebbero essere 750 i miliardi da destinare al Recovery fund, o siano i 500 miliardi della proposta Merkel-Macron, se andiamo a vedere di quanto si tratta ci troviamo di fronte alla situazione della tovaglia dopo che si è mangiato: si raccolgono le briciole. Siccome l'Italia non è un canarino con le briciole schiatta. Non ci vuole un gran ché per capire di che si tratta -e noi sulla Verità lo abbiano già scritto. Tra quello che noi dovremmo dare per gli anni dal 2021 al 2027, l'Italia riceverebbe in tutto 153 miliardi dei quali 81,8 a fondo perduto e 71,2 come prestito. I prestiti non fanno testo perché vanno restituiti. Il problema sono quelli a fondo perduto. Praticamente noi verseremmo in questi sette anni 96,3 miliardi, ne prenderemmo a fondo perduto 81,8. Se a Bruxelles e a Strasburgo qualcuno ha un pallottoliere e si mette lì con comodo scoprirà che tra quanto l'Italia darà e quanto l'Italia prenderà (a fondo perduto) avrà perso 14,5 miliardi. Ora, al mondo, soprattutto negli Stati Uniti, c'è anche qualche cappone che è contento quando si avvicina il Natale. Generalmente sapendo che andranno a finire cucinati in tavola però non esultano di gioia. Perché noi dovremmo assumere la filosofia del cappone come stile di vita del nostro comportamento in Europa? Terzo punto. Non solo rischiamo di dare tanto e prendere poco, ma rischiamo pure, per prendere quel poco, di dover fare le riforme decise per noi in Europa. La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, lo ha detto chiarissimamente: i fondi che verranno concessi dovranno essere ancorati a solide politiche strutturali. Noi abbiamo bisogno di soldi da distribuire a fondo perduto per le imprese in crisi, di contributi, sempre a fondo perduto, da distribuire alle famiglie bisognose, soprattutto in vista dei licenziamenti che ci saranno a partire da settembre, settembre 2020 non settembre 2028, e neanche settembre 2021. Questi fondi, secondo la Lagarde e quel gruppo di cervelloni della Commissione europea, sono soldi ancorati a riforme strutturali, o no? Perché noi è di questi soldi che abbiamo bisogno, non di altri. In questo momento l'Italia non ha bisogno di fare riforme per usare questi soldi, ha bisogno di usarli con gli strumenti che ha già a disposizione di aiuto al lavoro, alle imprese e alle famiglie. Semmai sarebbe legittimo che l'Europa ponesse come condizione per concedere soldi a fondo perduto di controllare che siano spesi realmente per gli obiettivi che ogni Stato ritiene necessario per uscire dalla crisi. Ci mancherebbe altro. Ma questo non si chiama riforme, si chiama controllo della destinazione d'uso dei soldi concessi in nome di una solidarietà che può essere chiamata comunitaria, federata, o più semplicemente europea.