2019-10-11
I Papi bastonati dalle Sante medievali. «Superbi, viziosi e demoni incarnati»
Caterina da Siena esortò e incalzò Gregorio XI. Lutgarda di Tongres disse che Innocenzo III doveva finire in Purgatorio.Vuoi per gli studi che mi hanno portato a scrivere, insieme a Maria Cristina Del Poggetto, un libro di storia alternativa delle donne (La donna nel tempo. Una storia alternativa, edizioni La Vela), vuoi per le polemiche attuali, ho preso in mano di questi tempi un bel capitolo di storia: quello che vede protagoniste delle donne, sante!, nel loro rapporto con i Papi. Da anni leggiamo di suppliche filiali, di lettere inviate da cardinali al pontefice, di correzioni pubbliche, di inviti a Bergoglio a ripulire la curia da lobby immorali di potere e a non nominare cardinali indegni… Certamente in questo vi è qualcosa di nuovo, ma non del tutto.Anche in passato la Chiesa ha vissuto tempi turbolenti, forse molto meno pericolosi di oggi, ma li ha vissuti. Ed anche in passato era chiaro che gli «inferiori» hanno diritto di correggere i «superiori», persino il pontefice, quando è necessario per la fede. L'episodio di San Paolo che resiste in faccia a San Pietro, è sempre stato interpretato alla maniera di San Tommaso d'Aquino: «essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, persino pubblicamente, da parte dei loro soggetti. Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede» (Summa Theologiae, II-III, 33,4,2).Ma lasciamo da parte San Paolo e torniamo alle donne del Medioevo. Ne citerò solo alcune, per mostrare quanto poco sia conosciuta la storia della Chiesa, quella delle donne, e quella del Medioevo. Sì, perché in quell'epoca in cui si ritiene che l'autorità dei pontefici fosse assoluta, e il ruolo delle donne inesistente, accade spesso qualcosa di «strano»: le donne, anche laiche, richiamano e correggono i papi, e la loro voce è forte, autorevole, ascoltata.Siamo nel XII secolo e Santa Elisabetta di Schönau (1129-1164), non esita nel suo Liber viarum Dei a scrivere: «Il capo della Chiesa è malato e le sue membra sono morte. Infatti la sede apostolica è dominata dalla superbia e caratterizzata dall'avarizia. Essa è piena di malvagità e di peccato e scandalizza le mie pecore e le conduce all'errore, invece che guidarle rettamente...». Qualche anno dopo è una monaca, Santa Lutgarda di Tongres (1182-1248) a riferire pubblicamente che il grande Innocenzo III, certamente un buon papa, sconterà le sue colpe in Purgatorio sino al giorno del giudizio! Spostiamoci ora nel XIV secolo, e tralasciando i pubblici ammonimenti alle autorità laiche e religiose del suo tempo da parte di Santa Brigida di Svezia (1303-1373), soffermiamoci su Santa Caterina da Siena (1347-1380). Le sue lettere sono oggi raccolte in tre volumi: Le lettere di Santa Caterina da Siena (Edizioni Studio domenicano, Bologna, 1998).Tra queste ve ne sono diverse scritte ad alcuni papi, in particolare a Gregorio XI e Urbano VI. Non si tratta di pontefici vergognosi, del tutto sordi allo Spirito Santo, come saranno papa Borgia o altri del Rinascimento, ma di uomini buoni e ben intenzionati, vissuti in periodi difficili. Ebbene, Caterina usa verso di loro un linguaggio rispettoso, ma non fa sconti: esorta, incalza, corregge. È convinta che la crisi dei fedeli derivi dalla pessima condotta dei pastori e non esita a scrivere che «molti superiori ecclesiastici sono demoni incarnati»! Non teme di affermare che «i vizi e i peccati, la superbia e l'immondizia … sono molto frequenti nel popolo cristiano, e particolarmente nei pastori, nei vescovi e nei superiori ecclesiastici della Santa Chiesa, i quali sono diventati voraci divoratori di anime».Ha in mente, in particolare, vescovi e cardinali, ma anche il Papa che li ha scelti, per viltà, per interesse... Scrive ad esempio a Gregorio XI: «Ho qui sentito dire che hai nominato alcuni cardinali. Credo che sarebbe onore per Dio ed edificazione per noi, se provvedessi a scegliere sempre uomini virtuosi. Se farai il contrario, ciò provocherà gran disonore di Dio e danni alla santa Chiesa! Poi non ci meravigliamo se Dio ci manda le sue punizioni e correzioni» (Lettera 185). Il messaggio, piuttosto chiaro, viene ribadito più volte: nella lettera 206 i «superiori ecclesiastici» sono definiti «pieni di immondizia e di cupidigia» e l'invito al papa è di tenerne conto. L'esortazione a scegliere uomini buoni, e non malvagi, e a punire coloro che danno scandalo ritorna nella lettera 285 e nella 291.Nella lettera 302 a Urbano VI, Caterina lo ammonisce, lo invita a essere meno duro, più amorevole: «quanto ad autorità puoi tutto, ma quanto a vedere non sei più di un uomo… E io so che desideri avere persone che ti aiutino: ma occorre che tu abbia la pazienza di ascoltarle», di sceglierle con oculatezza; mentre nella 306 lo invita a correggere il suo brutto carattere: «Mitiga un po' quegli scatti repentini, che il tuo carattere ti spinge a fare. Con la tua santa virtù combatti e vinci il tuo violento temperamento». Non basta. Caterina sa anche alzare la voce ancora di più, seppur con incisiva brevità: «Non essere più negligente», scrive lapidaria, oppure, incredibilmente schietta: «Io, se fussi in voi, temerei che il divino giudicio venisse sopra di me». E i papi? Ascoltano le sue critiche, si affidano a lei, le chiedono aiuto...