2019-01-24
I nuovi deportati viaggiano sui pullman di lusso
Una deportazione fatta con autobus muniti di aria condizionata non s'era mai vista. Eppure, ciò è incredibilmente avvenuto l'altra mattina alle porte di Roma, quando alcune decine di immigrati ospitati nel Cara di Castelnuovo di Porto, il più grande centro d'accoglienza d'Italia dopo quello di Mineo, sono stati trasferiti ad altre strutture su corriere Mercedes fornite dalla Bus Travel Service, società specializzata in grandi eventi e servizi vip. (...) (...) L'ignobile deportazione a bordo di pullman del costo di 200.000 euro, pare sia iniziata in un'ora avanzata del mattino, dopo un preavviso di appena due giorni. Per l'occasione è stato schierato l'esercito, che ha vigilato sulle operazioni di deportazione.A decine sono saliti sul bus trascinando i propri trolley, una scena che ha spinto padre José Manuel Torres, messicano dei Servi di Gesù, a esclamare: «Chiediamo che non vengano trattati come bestiame», perché si sa, il bestiame viaggia in pullman con annesso bagaglio. Di fronte a tanta disumanità, una coraggiosa deputata di Liberi e uguali, Rossella Muroni, forse convinta di essere in piazza Tienanmen e non su un colle alla periferia della Capitale, a un certo punto si è messa davanti al pullman carico di deportati, rifiutandosi di spostarsi. La situazione si è sbloccata solo dopo qualche ora, ma lasciando uno strascico di polemiche da non credere. Il deputato romano Roberto Morassut, ritenendo che deportazione non fosse un sostantivo sufficientemente forte per rappresentare la situazione, ha preferito calcare la mano, annunciando a nome del Partito democratico una manifestazione di denuncia delle «modalità da lager nazista» che sono state adottate per il trasferimento degli immigrati. Non avendo però ottenuto di smuovere le coscienze e di suscitare lo sdegno di tutti gli italiani, ieri la notizia è scivolata in ambito calcistico. Tra i trasferiti, infatti, vi sarebbe il bomber della Castelnuovese, un senegalese che da richiedente asilo gioca nella squadra locale e ora - secondo il racconto del sindaco - non sa più dove giocare. A lamentarsi c'è pure il parroco, ma non per il calciatore, bensì per il sagrestano, il quale da ospite del Cara dava una mano in parrocchia: «Era bravissimo» lamenta padre José. Tutti insieme, nel frattempo, hanno decantato i pregi del Cara, un centro modello di accoglienza, grazie al quale appunto si sono integrati calciatori, mediatori e perfino sagrestani. Smantellarlo, per mandare gli immigrati altrove, magari in strutture più piccole, dunque sarebbe stato un delitto.Si dà però il caso che il racconto di un centro di accoglienza a cinque stelle, da portare in palmo di mano a chi critica l'accoglienza, strida con alcuni dettagli che abbiamo raccolto in giornata. In particolare, la descrizione di un esempio di buona integrazione fa a pugni con un video che è facile reperire via Internet, dove i richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto paiono pensarla diversamente da tutti coloro che descrivono il Cara come il Paradiso in Terra. Oltre alle immagini della protesta per le condizioni di vita all'interno della struttura, si possono ascoltare le dichiarazioni. I migranti si lamentano dicendo che lì si vive malissimo, senza pocket money e senza possibilità di comprare niente. Il video è del 2014 e l'elenco di problemi è lungo: sporcizia, bagni rotti, animali. Su tutte, commenta Fanpage, il sito che ha pubblicato il filmato, c'è la voce di un bambino: «Voglio andarmene da qui, è tanto difficile».Ma come? Ieri Avvenire in prima pagina scriveva che quello di Castelnuovo è un centro modello. «È noto per essere un'eccellenza», s'indignava il quotidiano dei vescovi, «negli ultimi cinque anni vi sono passate 8.000 persone». Che ne siano passati tanti è sicuro. Un po' meno certo è che fosse un posto da prendere a esempio. Forse i giudizi del quotidiano cattolico sono dettati più che dalla conoscenza della struttura dalla vicinanza a chi la gestisce. Già, perché a occuparsi del Cara di Castelnuovo è la Auxilium, un colosso di cui si è già fatto il nome a proposito degli immigrati della Diciotti. La cooperativa fondata da Angelo Chiorazzo è un'industria della carità che ormai fattura 60 milioni, quasi tutti fatti con i migranti. Ad Avvenire la conoscono bene: a giugno del 2018, per il secondo anno consecutivo, Auxillium era tra i principali sponsor della festa della testata diretta da Marco Tarquinio. Sarà per questo che Castelnuovo di Porto è un modello, come titola Avvenire? Ma no, che andate a pensare… Nonostante le proteste, nonostante le inchieste che hanno sfiorato la coop, al giornale cattolico credono davvero che Auxillium faccia i miracoli. Prova ne sia che sul quotidiano, per la coop di Chiorazzo, c'è sempre un titolo buono. Una volta è un gelato offerto dal Papa, un'altra è un pacco dono, ma la terra promessa di Auxillium è sempre nei titoli. Insomma, l'avete capito. Con la deportazione in autobus a cinque stelle hanno interrotto un sogno. Di Avvenire e dei compagni.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
Continua a leggereRiduci