2020-07-10
Tanto fango per nulla: al Trivulzio nessuna strage
Pio Albergo Trivulzio (Roberto Finizio:Getty Images)
La commissione di Comune e Regione fa luce su quanto avvenuto alla Baggina. Nessuna strage, mortalità accelerata dal Covid ma inferiore alla media delle Rsa. Ha però inciso l'assenteismo del personale (a casa due su tre), solo in minima parte giustificato.La strage silenziosa non era una strage perché al Pio Albergo Trivulzio ci sono stati in media meno decessi che nelle altre Rsa lombarde. E l'epidemia nascosta non era nascosta perché nessuno avrebbe potuto soffocare il dolore dei parenti. L'unica notizia nascosta riguarda un dato sorprendente: mentre la pandemia dilagava, nella casa di riposo più importante e simbolica di Milano il 65% degli operatori non era al lavoro. Due dipendenti su tre. E non per il Covid, che aveva contagiato solo il 9%, ma per altri motivi.Lo sottolinea la relazione della Commissione più politicamente corretta sul mercato, composta anche dall'icona di Mani pulite, Gherardo Colombo, e dal numero uno dell'anticorruzione in Lombardia, Giovanni Canzio. Istituito dall'Ats Milano su richiesta di Regione e Comune, il pool ha lavorato tre mesi, ha prodotto 23 riunioni e 16 audizioni, ha esaminato 1.400 documenti, ha inviato i risultati alla Procura. E ha messo in evidenza che «un elevato tasso di assenteismo del personale, anche prima dell'emergenza sanitaria, ha raggiunto dimensioni tali da rendere difficoltoso non solo il rispetto di regole e procedure, ma gli stessi livelli di assistenza». Un assenteismo straordinario che «difficilmente trova spiegazione nella diffusione del contagio fra gli operatori» e che è stato alla base di una «particolare criticità nella gestione dell'emergenza». È possibile che in quei giorni drammatici alcuni medici e infermieri non si sentissero in sicurezza sul posto di lavoro anche perché, continuando a leggere la relazione della commissione, si nota che «al Pat non è corrisposta una piena e adeguata applicazione di regole e procedure». Si torna con la memoria nell'inferno: a marzo le mascherine della Protezione civile erano introvabili, il commissario Domenico Arcuri non aveva ancora acceso il turbo (eufemismo), ai dipendenti del Trivulzio erano stati fatti pochi tamponi (21% contro il 40% di media nella sanità pubblica) anche per le disposizioni altalenanti dell'Istituto superiore di sanità. E per un dato oggettivo che la commissione evidenzia ma che durante l'assalto mefitico e impressionista al Pat i media avevano bellamente tralasciato: «Ci si è trovati di fronte a uno straordinario fenomeno pandemico in cui la Lombardia è stata la prima regione dell'Occidente ad essere coinvolta». La faccenda dell'assenteismo mette in imbarazzo le sigle sindacali, che negli ultimi due mesi non hanno perso l'occasione di andare in piazza - guidate da attempati esponenti del Pd più barricadero come Pierfrancesco Majorino - a puntare il dito accusatore contro la Regione, ma che adesso saranno chiamate a spiegare la grande fuga dal posto di lavoro. Senza contare che uno dei supertestimoni delle presunte nefandezze della Baggina (mentre l'epidemia viveva la sua fase più tremenda, quindi con effetti emotivi incalcolabili) era stato il delegato della Cgil, Pietro La Grassa. Supportato dal dottor Luigi Bergamaschi, geriatra del Trivulzio, appassionato nel denunciare il divieto di indossare le mascherine da parte del direttore generale Giuseppe Calicchi (indagato). Commento della commissione Colombo: «Non si sono reperiti riscontri circa gli asseriti ordini impartiti a taluni operatori di non indossare i dispositivi di protezione individuale».Il soufflé mediatico si sgonfia, diventa una piadina anche riguardo al presunto numero esponenziale di contagi. La relazione puntualizza - come peraltro aveva anticipato il virologo Fabrizio Pregliasco parlando opportunamente di panna montata - che «la mortalità al Pat è risultata molto inferiore a quella registrata nelle Rsa e nelle strutture di cure intermedie del territorio di Ats Milano. E di poco superiore a quella verificatasi nella popolazione generale over 70». I dati anche qui non lasciano spazio ai dubbi: incremento del 61,3% della mortalità al Trivulzio rispetto al 135% nel resto della regione nel quadrimestre maledetto. È bene precisare che dietro le percentuali ci sono pur sempre 300 anziani che hanno perso la vita per colpa del virus cinese. Ha commentato il presidente della commissione, professor Vittorio Demicheli: «Purtroppo parte dei decessi è stata solo accelerata».La commissione ha anche accertato la delicata situazione relativa ai malati arrivati dagli ospedali in emergenza. La struttura non ha mai accettato di accoglierli, ma secondo i commissari «erano dichiarati no-Covid dall'ospedale di partenza solo perché non avevano sintomi, il che non forniva sufficienti garanzie nell'eventualità d'ingresso di asintomatici». Col senno di poi è tutto più facile. Le indagini hanno consentito di scoprire che i primi casi sospetti si sono presentati al Trivulzio a fine febbraio, quando già erano stati limitati gli accessi ai visitatori e applicate le regole del distanziamento sociale (23 febbraio), ma il governo non aveva preso alcun provvedimento. Anche se si sono verificate criticità, per la commissione «la gestione dell'emergenza è stata conforme ai protocolli e alle raccomandazioni dell'Oms e dell'Istituto superiore di sanità». E la strage silenziosa? Per il Pulitzer c'è sempre tempo.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)