2023-07-23
«I miei personaggi placano i loro demoni grazie agli alberi»
La scrittrice torinese Alessandra Corrà : «Sono scappata dal caos della città perché blocca l’immaginazione, ora vivo tra montagne incontaminate».Alessandra Corrà (Torino) vive da alcuni anni in un piccolo paese del Canavese, a nord del capoluogo, in Piemonte. Laureata nel 2008 in comunicazione interculturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, opera nel settore della valorizzazione turistica occupandosi anzitutto di comunicazione. Collabora con Piemonte Italia, sito turistico della Regione Piemonte, e Piemonte Parchi. Ama i cammini in montagna, fotografare paesaggi e inventare storie da raccontare. Il romanzo Il silenzio è una stella (Golerm Edizioni) è la sua opera prima.Il suo romanzo Il tuo silenzio è di stella è ambientato nelle valli di Lanzo. All’interno di una natura sontuosa il romanzo ci restituisce un’umanità fragile presa tra rimorsi, insoddisfazioni, ricerca di qualcosa che manca, fallimenti, tradimenti… i personaggi sembrano tutti sull’orlo di una crisi di nervi, per citare un celebre film spagnolo di alcuni decenni orsono. Che cosa abita questi personaggi?«Sì, i personaggi del mio libro si rispecchiano in un’umanità fragile. Sono tutti abitati da un senso di inadeguatezza e di perdita, a tutti manca qualcosa: o la salute, o un lavoro appagante, oppure l’amore della famiglia o di un compagno. Oggi viviamo in una società molto competitiva che punta tutta sulla forza, ecco perché si tende a dare una connotazione negativa alla fragilità, ma come asseriva il filosofo Ralph Waldo Emerson «Tutti sono fragili, ma la vera forza matura nella debolezza». I personaggi del Il tuo silenzio è di stella, è vero, sono popolati da un senso di nevrosi, di inettitudine alla vita, ma poi, la maggior parte di loro, nell’evoluzione del racconto, stando anche più a contatto con il mondo naturale, in un ambiente più sano e a misura d’uomo, impara ad ascoltare i propri demoni interiori, a valorizzarli e forse anche a conviverci».Mi pare che le figure maschili, nel suo romanzo, siano eccessivamente audaci o eccessivamente egoistiche, mentre centrali e più generose, empatiche, risultano le figure femminili. È così anche nella vita?«È una domanda interessante, non avevo fatto caso a questa particolarità, ecco perché posso dichiarare che si tratta di un puro caso. Anche se nel mio libro le donne risultano più generose ed empatiche degli uomini, non credo che nella vita sia così. La differenza di genere, in massima parte, soprattutto per gli aspetti psicologici e caratteriali degli individui, è per lo più un prodotto culturale. Il nostro carattere e la nostra predisposizione verso la vita e verso gli altri dipende in gran parte dalle proprie peculiarità soggettive, che sono del tutto personali. Le esperienze che gli individui compiono e maturano nella loro vita formano la loro personalità, infatti, secondo molti studiosi la nostra individualità, ciò che un giorno diventiamo, dipende in gran parte dalle prime esperienze che si vivono durante i primi anni di vita. Il genere c’entra poco alla fine».Nel corso di questi ultimi anni diversi autori hanno ambientato romanzi e storie in vallate e montagne, è di certo una delle più evidente tendenze della nuova letteratura nostrana, e più in generale dello scenario editoriale internazionale. Tra i tanti vengono in mente ovviamente Le otto montagne di Cognetti e i romanzi di Matteo Righetto e Claudio Morandini. Che cosa porta, secondo lei, a scegliere questo tipo di ambientazione? La città non è più interessante?«In realtà, la montagna appare già nei testi antichi, perfino nella Bibbia ci sono delle scene che si svolgono in montagna, sul Monte Ararat, per esempio. Ma potrebbe essere che l’incremento di questi ultimi anni per questo tipo di ambientazione sia una risposta ai troppi secoli di urbanizzazione, conseguenza della separazione dell’uomo dalla natura. Le città sono dei luoghi interessanti, piene di opere d’arte e di bellezza, ma le nostre radici sono cresciute tra gli orizzonti aperti. I territori incontaminati delle montagne, così ricche di fascino, sono il luogo ideale per riconnettere l’uomo alla sorgente primaria, la natura. Da parte mia, sono scappata dalla città alcuni anni fa perché non riuscivo più a vivere chiusa dentro il cemento e il caos cittadino. In città ogni tanto ci vado, non solo per lavorare, ma per visitare un museo o andare al cinema, ma è la natura che mi aiuta a sentirmi viva, forse perché riesce ad aprire i recinti che bloccano l’immaginazione. Sono convinta che il rumore della città tolga la capacità di pensare liberamente. Ecco perché la natura nel mio romanzo ha un ruolo così importante. Per citare un passo del mio libro, in una prima lettera che Viola, la protagonista del racconto, scrive a Federico, poco dopo essere andata ad abitare in montagna: “È straordinario svegliarsi dentro i crinali, alle radure, ai torrenti, alle rocce e al cielo. Ogni giorno mi sento circondata da così tanta grandezza. Una potenza che percepisco solo in montagna, pur sapendo si trovi anche dentro di me”».Ama fare lunghe camminate in natura: che cosa cerca in questo tipo di esperienza?«Mossa dalla curiosità per i paesaggi ho iniziato a camminare verso la montagna intorno ai venti anni. Da allora, negli anni, ho maturato sempre di più la consapevolezza che il cammino immerso in un paesaggio naturale sia il modo migliore per ascoltare e connettersi con il mondo Altro, quello non umano, e allargare così la propria visione. C’è una dimensione sommersa e invisibile nascosta nei boschi, nelle altezze. E, dove la natura è più selvaggia, più si trova un’energia potentissima, che ci aiuta a sentirci parte di un’insieme più grande di noi, di cui è impossibile perfino conoscerne i confini. Per concludere cito un ultimo passo del libro, sempre tratto da una lettera di Viola, in cui le esprime le sensazioni che vive camminando: “Camminare ti dà sempre la facoltà di misurarti con la Terra: è come varcare un passaggio. Mai niente è come sembra. Quando vai in esplorazione su queste catene montuose, senti che la vita e la morte suonano la stessa musica, anche se le facciate del disco sono diverse”».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.