2019-06-14
Messaggio all'Ue: Italia premiata dai mercati
All'Eurogruppo di ieri sono iniziate le trattative in vista della decisione sul via alla procedura. Pierre Moscovici e soci: «Vogliamo i numeri». Gli rispondono gli investitori, che fanno incetta di Btp alle aste. Più del 60% di domande dall'estero, nonostante i rendimenti in calo.Inizia il grande gioco dell'organigramma Ue: Commissione, vertice del Consiglio Ue, poltronissime Bce. E, dentro questa mega partita, c'è il match che riguarda l'Italia: in difesa, per evitare che la procedura diventi un'arma brandita contro di noi; e all'attacco, per puntare a un portafoglio economico significativo (obiettivi migliori e realistici: Industria o Concorrenza). E attenzione: un segnale di fiducia forte verso l'Italia viene proprio dai «mercati» che per gli eurolirici dovrebbero punirci. Procediamo con ordine. L'asse franco-tedesco scricchiola: Emmanuel Macron ha esagerato in arroganza, pensando di poter essere il tessitore unico di tutte le nomine, nonostante la sconfitta subita alle Europee da Marine Le Pen. E da 36 ore, forse per stanarla, ha rilanciato il nome di Angela Merkel come possibile guida della prossima Commissione. Macron ha due schemi favoriti: o un francese alla testa della Commissione (Michel Barnier, negoziatore su Brexit: ma un conto era aver a che fare con la debole Theresa May, altro conto sarà vedersela con Boris Johnson) oppure, e per l'Eliseo sarebbe ancora meglio, lasciare la guida della Commissione alla Germania e prendersi il vertice Bce. Intanto, nella sua consueta doppiezza, il presidente francese ha fatto di tutto per silurare la danese Margrethe Vestager, esponente del gruppo Alde a cui hanno aderito i macronisti. L'altro aspetto comico della vicenda è che proprio Macron (incredibilmente presentato in Italia come campione di liberalismo) ha imposto una nuova denominazione all'Alde, cassando l'aggettivo «liberale»: il gruppo si chiamerà Renew Europe. A onor del vero, di veramente liberale quel gruppo non aveva molto: con la guida di Guy Verhofstadt, aveva oscillato tra corteggiamento dei grillini, furia anti-sovranista del suo leader belga, e ossessiva celebrazione dello status quo Ue. Quanto alla Germania, è tutt'altro che un monolite. La Merkel pensa a sé stessa, ma non è forte come un tempo. E un primo rivale ce l'ha in casa: quel Manfred Weber che è stato spitzenkandidat del Ppe, e proviene da quella Csu bavarese che proprio sui temi dell'immigrazione ha fatto vedere i sorci verdi alla Cancelliera. E l'Italia? Intanto deve difendersi dalle minacce di procedura. Inutile girarci intorno: non si tratta di economia. Se il tema fossero i numeri, il nostro governo avrebbe già le carte in regola, presentandosi con un rapporto deficit/Pil al 2,1-2,2%, tre o quattro decimali sotto le cupe previsioni di Bruxelles. Il tema è invece tutto politico: la Commissione uscente e le solite forze (Ppe, Pse, Alde rinominata) vogliono tenere l'Italia sotto ricatto con tre obiettivi. Primo: dare una lezione a un governo loro nemico. Secondo: precludere all'Italia i portafogli più rilevanti della nuova Commissione. Terzo: indurla ad accettare un commissario gradito a Bruxelles (un eurolirico alla Moavero): e non è un caso se il titolare della Farnesina abbia incredibilmente provato a negoziare per se stesso, suscitando fastidio nella maggioranza gialloblù. L'operazione di isolamento dei sovranisti verrebbe completata escludendoli dalle presidenze di commissione parlamentare, e minacciando di affossare in Parlamento eventuali candidature alla Commissione Ue ritenute troppo eurocritiche. Un accerchiamento, per non dire un ricatto. Ecco perché il governo italiano deve evitare una postura dimessa. La novità è che da 48 ore anche il «partito tecnico» sembra essersi riallineato alle componenti politiche. E allora ecco spiegato il preannuncio della lettera di Giuseppe Conte, in cui sono poste esplicitamente in discussione le regole europee: «Sarà l'occasione per ribadire come da un lato vogliamo rispettare il patto di stabilità e riteniamo che la manovra sia in linea, ma dall'altro non vogliamo rinunciare a offrire un contributo critico alle regole Ue. È il momento di aggiornarle». E può essere l'ora - finalmente - per porre l'accento anche sulle criticità di altri Paesi: dai «paradisi fiscali nell'Ue» (vedi Lussemburgo) al surplus commerciale tedesco e olandese. Intanto ieri Giovanni Tria, all'Eurogruppo, ha cominciato l'avvicinamento all'Ecofin di luglio (domani oggi ci sarà una riunione, ma quella decisiva è il 9 luglio). Bilaterali con il poliziotto cattivo (il lettone Valdis Dombrovskis) e quello buono (il portoghese Mario Centeno, presidente dell'Eurogruppo). C'è chi ha provato a dare una coloritura negativa anche alle frasi, abbastanza neutre, del portoghese («È importante che l'Italia chiarisca le decisioni necessarie per conformarsi al patto di stabilità»). Incendiario, invece, il solito Pierre Moscovici: «O nuove cifre o procedura inevitabile». Quanto a Tria, ha smentito liti con Salvini sulla flat tax, confermando la versione che ieri La Verità ha proposto ai suoi lettori in totale alternativa ai retroscena dei giornaloni, e ha tenuto il punto nell'interlocuzione con l'Ue, promettendo «dati: con quelli dimostreremo che raggiungeremo gli obiettivi». E non sarebbe male guadagnare tempo, convincendo l'Ecofin a non decidere a luglio, ma ad attendere l'andamento delle entrate erariali dei prossimi mesi, che continueranno a beneficiare degli effetti della fatturazione elettronica. Da ultimo, i mercati. A dispetto della tensione alimentata da Bruxelles, non c'è stata un'impennata dei rendimenti dei titoli italiani (anzi), e in compenso i Btp continuano a andare bene. L'altro giorno richieste record (23,5 miliardi) per i Btp a 20 anni, e il 64% della domanda è giunto da investitori esteri. Bene anche le aste di ieri dei Btp a 3, 7 e 15 anni: rendimenti in discesa e domande in crescita. I mercati non credono all'Apocalisse: semmai, sembrano simpatizzare per l'Italia. La Borsa ringrazia e chiude a +0,8%.
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)