2020-02-03
I medici italiani inchiodano il virus. Speranza prova a prendersi i meriti
Lo Spallanzani isola il patogeno: siamo i primi a livello europeo, un grande passo verso le cure. Il ministro, che ha creato una crisi diplomatica con la Cina per aver chiuso le tratte aeree, è saltato subito sul carro. Colpaccio mondiale dello Spallanzani, e contemporaneamente un ministro della Salute che prova a mettere le penne del pavone, dopo una settimana di gestione politica confusionaria e pasticciata dell'emergenza. Sono queste le due facce della medaglia della giornata di ieri, sul fronte del temuto coronavirus. Da un lato, l'Istituto Spallanzani, nel suo laboratorio di virologia, è stata la prima struttura europea a isolare il Coronavirus: «Avere a disposizione il virus ci dà uno strumento per perfezionare le attuali diagnosi e trovare farmaci in vitro, e anche per mettere al punto vaccini e antigeni», ha spiegato il direttore del laboratorio, Maria Capobianchi. «Ora i dati saranno a disposizione della comunità internazionale. Si aprono spazi per nuovi test di diagnosi e vaccini. L'Italia diventa interlocutore di riferimento per questa ricerca», ha aggiunto il direttore scientifico dell'istituto, Giuseppe Ippolito. Sarebbe dunque l'occasione per ricordare e valorizzare le eccellenze italiane, che esistono e sono troppo spesso ignorate, e anche il coraggio personale di tanti ricercatori. Si pensi - ad esempio - a Carlo Urbani, il virologo italiano che nel 2003 individuò per primo la Sars, ponendo le basi per fermare il morbo: purtroppo, come si ricorderà, Urbani venne a sua volta contagiato e perse la vita. E invece a precipitarsi davanti alle telecamere, quasi a prendersi meriti ai quali è ovviamente del tutto estraneo, è stato per primo Roberto Speranza, il ministro della Salute in quota Leu. Protagonista nei giorni scorsi di una spettacolare gaffe comunicativa, con l'evocazione della peste e del colera: non certo un messaggio rassicurante per gli italiani, anche se Speranza intendeva far presente che il governo stava attivando misure prudenziali più elevate del necessario. Speranza e il governo di Giuseppe Conte sono anche al centro dell'irritazione cinese, che l'ambasciata di Pechino a Roma non ha mancato di sottolineare, per la decisione italiana di bloccare completamente i voli da e per la Cina. Decisione che l'Italia ha assunto per prima, seguita da soli altre quattro nazioni. Fino a quel momento, erano state singole compagnie aeree ad assumere una misura di quel tipo. Anche in questo caso, quindi, una linea schizofrenica e confusa da parte del governo: da un lato, il blocco integrale dei voli; dall'altro, l'incredibile vicenda dei coniugi cinesi (provenienti da Wuhan, cioè proprio dal luogo incriminato, e poi risultati positivi) lasciati liberi di muoversi per giorni da Milano a Parma, e poi da Firenze a Roma. Linea dura o linea molle, insomma? La sensazione è che il caos a Roma non sia stato poco, nei palazzi della politica. Spostiamoci in Cina, dove la situazione permane particolarmente grave e delicata. Ieri, secondo i dati diffusi dalla Commissione nazionale per la salute, il numero di infezioni è arrivato a 14.300, con altri 2.590 casi registrati. Sempre secondo i dati ufficiali - c'è da temere, approssimati per difetto -, il computo delle vittime sarebbe giunto complessivamente a 304, con altri 45 decessi negli ultimi giorni.Si è anche registrata la prima vittima fuori dal territorio cinese: per l'esattezza nelle Filippine. A riferirlo è stata l'Organizzazione mondiale della sanità. L'uomo proveniva da Wuhan e si era sentito male nel corso di un viaggio nelle Filippine. Quanto agli italiani che ancora si trovano a Wuhan, tutto è pronto per il loro rientro. Già ieri erano stati trasportati in bus all'aeroporto (in largo anticipo, per svolgere complesse operazioni burocratiche oltre che per sottoporsi a un primo approfondito controllo medico), in attesa dell'arrivo dell'aereo dell'unità di crisi della Farnesina che li riporterà in patria. Per il resto, si segnala l'attivismo del Commissario straordinario Angelo Borrelli e della sua struttura, che nelle scorse ore ha diffuso i dettagli delle misure destinate a entrare in vigore. Il primo tema è quello dei rimpatri: non solo degli italiani - già citati - che si trovano a Wuhan, ma degli altri italiani in Cina che vogliano tornare qui, e per altro verso dei cinesi che vogliano lasciare l'Italia e tornare a casa. Già oggi cinque voli Air China partiranno (forse con passeggeri italiani a bordo) per arrivare qui, far scendere i nostri connazionali, caricare i cinesi e fare il viaggio in direzione opposta. Non c'è ancora chiarezza sul numero di italiani da far tornare, mentre le prime stime parlano di 3.000 cinesi pronti a lasciare l'Italia. Tutto ciò crea, per evidenti ragioni, forte preoccupazione negli aeroporti, rispetto al rischio di propagazione del morbo. Secondo il Commissario, «organizzeremo negli aeroporti delle aree attrezzate con termoscanner in cui tutti i passeggeri in entrata e in uscita dovranno transitare. Lo strumento ci permetterà di individuare chi ha la temperatura fuori dalla norma». Controlli elevati anche nei porti. Rispetto a tutte le navi in transito in Italia, i medici potranno salire a bordo per svolgere analisi e verifiche, sia su richiesta proveniente dalle navi, sia su iniziativa autonoma delle Asl e delle autorità italiane. Borrelli ha invece escluso la chiusura delle frontiere: «Stiamo lavorando per capire come potenziare i controlli su treni e auto in arrivo nel Paese, ma non ci sono oggi, in Europa e in Italia, condizioni tali che possano far ipotizzare una chiusura delle frontiere. Sarebbe una misura veramente assurda». In conclusione, va segnalata la decisione del blocco dei visti, di cui è stata sospesa la concessione. Verranno rilasciati solo quelli dei consolati ma esclusivamente «per motivi familiari o per casi di conclamata e acclarata urgenza».