2018-07-22
Il governo rischia di incartarsi anche sulla Rai
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La nomina di Fabio Vaccarono come direttore generale era già chiusa, ma non si è trovato l'accordo sullo stipendio. Per il ministero dell'Economia non si può aggirare, come avevano chiesto i grillini, il tetto di 240.000 euro. I 5 stelle potrebbero ritrovarsi così il renziano Gian Paolo Tagliavia. Chiusa la partita su Cassa depositi e prestiti, sulle nomine restano ancora due caselle da chiudere per il governo gialloblu di Giuseppe Conte. E sono posti di peso perché riguardano la presidenza e il direttore generale della Rai. A quanto pare nei giorni scorsi, nel pieno delle trattative su Cdp, la quadra tra la Lega e i 5 Stelle era stata trovata. Giovanna Bianchi Clerici avrebbe preso il posto di Monica Maggioni. Già consigliere di amministrazione in viale Mazzini, ex parlamentare leghista, sarebbe appunto salita in quota Lega. Per la direzione generale invece, posto ora di Mario Orfeo, il ruolo spettava a Fabio Vaccarono, country manager di Google Italia. Tutto a posto? A quanto pare gli accordi sono saltati all'ultimo minuto. Il problema è lo stipendio. Il tetto di 240.000 euro in Rai non invoglia manager di esperienza a sobbarcarsi il carrozzone della televisione pubblica. Si tratta di una cifra troppo bassa per chi arriva dal privato, tanto che diversi manager avrebbero rifiutato, tra questi ci sarebbe anche Vittorio Colao, appena uscito da Vodafone. A quanto pare i grillini avrebbero chiesto al Tesoro di aggirare il limite dei 240.000 euro senza violare la legge. Ma il tema è spinoso, perché sugli stipendi d'oro i 5 stelle hanno costruito parte della loro battaglia politica. Per di più la nomina del direttore generale spetta al Tesoro, secondo l'ultima riforma del governo Renzi. Per questo motivo di sicuro non aiutano le ultime frizioni tra il ministro Giovanni Tria e il ministro per il Lavoro e lo sviluppo economico Luigi Di Maio. Il clima resta comunque incandescente. Del resto anche lo stesso presidente deve avere i due terzi dei voti in commissione di Vigilanza, quindi il sostegno di almeno uno tra i gruppi di Forza Italia e Pd. In sostanza la stessa Bianchi Clerici rischia. Ago della bilancia potrebbero i componenti del consiglio di amministrazione, da poco eletti in parlamento, come Igor De Biasio, quota Lega, o Rita Borioni, Partito democratico, Beatrice Coletti, per i 5 stelle e Gianpaolo Rossi, di Fratelli d'Italia. A rendere la situazione più complessa è pure la nomina di Alberto Barachini, ex giornalista Mediaset ora senatore di Forza Italia, nominato come presidente di Vigilanza. D'altra parte i grillini avrebbero altri nomi per la presidenza Rai, come quelli del giornalista Ferruccio De Bortoli o dell'ex conduttrice di Report, Milena Gabanelli. La prossima settimana, quindi, dopo il ritorno di Tria dall'Argentina, si tornerà al tavolo delle trattative. Se non si riuscirà a trovare un accordo con Vaccarono, alcuni nei palazzi romani lo danno già per perso, ci sarebbero altri possibili manager in pista. Andrea Castellari, di Viacom già in Discovery e poi a Mtv Gian Paolo Tagliavia, arrivato in Rai con l'ex dg Antonio Campo Dall'Orto, quindi, Andrea Cardamone, amministratore delegato della banca online Widiba. Gioca per un posto anche Fabrizio Salini, ex direttore La7. L'ipotesi Tagliavia sarebbe la più fallimentare per il governo gialloblù, si tratterebbe di una nomina interna, della vecchia gestione renziana.
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