2020-07-25
I grillini reagiscono al pressing. «Conti in ordine, niente prestito»
Laura Castelli e Vito Crimi contro il tranello Ue. I deputati avvisano la sinistra: «Basta tormentoni».Nella guerra di trincea che è questo pateracchio giallorosso, il Movimento 5 stelle prova a difendere le sue posizioni dal blitz del Pd. Il motivo della contesa è il solito Salvastati: con l'intervista di Paolo Gentiloni a Repubblica e le giravolte di Roberto Gualtieri sullo stato di salute delle casse statali, i dem sono rientrati a gamba tesa per indurre i fratelli coltelli grillini a cedere sul prestito. Preoccupati, evidentemente, dall'incidente all'Europarlamento, dove la mozione per respingere il Mes come stimolo all'economia ha sbriciolato le intese romane: i 5 stelle hanno votato con la Lega, mentre Forza Italia s'è espressa favorevolmente al Fondo, insieme al Partito democratico. Su quest'episodio, la capodelegazione all'emiciclo Ue, Tiziana Beghin, ha ammonito Gentiloni: «Rispettiamo l'autonomia del presidente del Consiglio». E ha ribadito che «per noi il Mes resta uno strumento inadeguato, ancor di più alla luce del risultato europeo».In effetti, per i pentastellati, già quasi sempre a rimorchio della sinistra, l'occasione del Recovery fund è troppo ghiotta per lasciarsi andare all'ennesima genuflessione. Tecnicamente, il Next generation lega al collo dell'Italia un cappio persino peggiore di quello che arriverebbe dal Meccanismo di stabilità. Però, quei 209 miliardi sono un boccone avvelenato che si può facilmente infiocchettare. Ecco perché un big del Movimento, vicinissimo a Giuseppe Conte, come il Guardasigilli Alfonso Bonafede, ha chiesto agli alleati di «rinviare la discussione», per godersi le celebrazioni del presunto successo in Europa. Sulla stessa linea la vice di Roberto Gualtieri al Tesoro, Laura Castelli, direttamente toccata dalle dichiarazioni sulle «tensioni di cassa», che Il Sole 24 Ore aveva attribuito al titolare del Mef - e che lei aveva giurato di non voler commentare. «I conti dell'Italia sono in ordine», ha invece incalzato, prima di prendersela, una volta giunta la tardiva smentita di Gualtieri, con il «retroscena sbagliato». «Abbiamo centinaia di miliardi da spendere, oltre ai 209 che provengono dal Recovery fund, molti fermi nelle casse dello Stato. Pensiamo a questo e a programmare bene i fondi del Recovery». D'altronde, in attesa che il ministro dem negasse la ricostruzione del Sole, la Castelli aveva avvisato: «Alzare continuamente l'asticella non serve a far lavorare bene il Paese». Tradotto: il Pd la smetta di brigare per metterci all'angolo.A rincarare la dose, il reggente dei 5 stelle. A Rai Radio 1, Vito Crimini ha spiegato che «parlare ora del Mes è fuori tempo, i soldi per la sanità», invocati giovedì pure da Roberto Speranza, «ci sono, abbiamo messo in campo 85 miliardi dopo lo scostamento» di bilancio, «usiamo quelli». Insomma, «prima di parlare di altri fondi e strumenti finanziari europei, dobbiamo utilizzare i soldi che già abbiamo». Piccata la nota dei deputati grillini: «Consigliamo alle altre forze di maggioranza che farebbero meglio a lasciar perdere con i tormentoni che non servono al Paese. Inoltre, ribadiamo che i conti dell'Italia sono in ordine: gli ultimi dati di cassa disponibili ci parlano di oltre 60 miliardi disponibili per maggio e di emissioni per oltre 54 miliardi per giugno. Il problema non è reperire nuove risorse ma come investire quelle che già abbiamo». Al netto della sintassi zoppicante, gli onorevoli, come la Castelli, dicono il vero: se fossimo tanto squattrinati da non avere ossigeno di qui al 2021, quando partiranno le erogazioni del Recovery, restando appesi ai 36 miliardi del Mes sanitario, non si spiegherebbe come siamo riusciti a piazzare i nostri titoli di Stato sui mercati. E in certe occasioni, anche a tassi negativi.Nel Movimento, d'altro canto, non mancano gli esponenti più disponibili a cedere sul Salvastati, nonostante il piano Next generation offra un argomento in più per resistere alle sirene dem. Il senatore Emanuele Dessì, ad esempio, sostiene che se «le condizionalità» del Mes «sono risibili e gli interessi gestibili», allora «i grillini, che io conosco come persone pragmatiche, faranno una valutazione oggettiva». Resta da vedere dove i 5 stelle sceglieranno di tracciare il confine che separa il «pragmatismo» dal tradimento.
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