2020-12-04
I grillini passano al contrattacco e riprovano a strappare Mps al Pd
Pier Carlo Padoan (Getty images)
Riammessi gli emendamenti per ostacolare l'acquisizione della banca. Per forzare la mano i 5 stelle chiedono un'azione risarcitoria contro Alessandro Profumo. Pier Carlo Padoan cade dal pero: «L'addio di Jean Pierre Mustier non c'entra con Siena».La telenovela sulla privatizzazioni del Monte dei Paschi si sposta in Parlamento. L'ultima puntata, mandata in onda ieri sugli schermi della politica, vede i grillini passare al contrattacco tentando di strappare via la palla dalle mani del Mef. La commissione Bilancio della Camera ha infatti riammesso al voto sia l'emendamento targato M5s alla manovra (dichiarato inizialmente inammissibile) che punta a ridurre a un massimo di 500 milioni i crediti fiscali per le banche che si aggregano nel 2021 sia quello che consente la conversione delle cosiddette imposte differite attive (Dta) solo nel caso in cui almeno una delle due società che si fondono abbia meno di 50 dipendenti. Considerata ammissibile anche la proposta di modifica presentata da Leu che mira a ridurre il valore degli incentivi fiscali prevedendo che i benefici possano essere concessi nei limiti delle disponibilità del Fondo istituito nello stato di previsione del Mef. Inoltre, è stato riammesso l'emendamento a prima firma Giovanni Currò (M5s) che permette di trasformare le attività fiscali differite in crediti fiscali non solo in caso di fusione ma anche per realizzare aumenti di capitale. Le modifiche vanno tutte nella direzione auspicata dai fan della nazionalizzazione del Monte (magari arricchita dall'annessione di Carige e Popolare di Bari). La manovra di accerchiamento grillina, che apre una nuova e profonda crepa tra gli alleati di governo, va però oltre gli emendamenti. Il Movimento chiede infatti al Pd una discussione aperta in Parlamento sulle aggregazioni bancarie contestando l'accentramento in capo a Gualtieri e agli esponenti dem delle decisioni in tema bancario. Non solo. Otto senatori Cinque stelle capitanati da Elio Lannutti hanno presentato un'interrogazione per chiedere al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, di deliberare un'azione di responsabilità contro Alessandro Profumo (ex presidente di Mps) e Fabrizio Viola (ex ad), condannati in primo grado dal Tribunale di Milano in un filone dell'indagine sui derivati Alexandria e Santorini. I grillini chiedono, tra l'altro, al Mef di promuovere «un'azione risarcitoria in solido contro i due ex amministratori, in solido con le banche estere Deutsche Bank e Nomura per 7-8 miliardi» e se il governo non ritenga di dover «procedere con la revoca di Profumo dalla carica di consigliere da qualunque società partecipata dallo Stato» (l'ex banchiere oggi è ad di Leonardo Finmeccanica). Del resto, come ha scritto La Verità lo scorso 21 novembre, il ventilatore sparato sul Monte - e su Profumo - serve anche per sparigliare le carte in vista della prossima partita sulle poltrone pubbliche.Proprio da Siena ieri è intanto arrivato un comunicato per fare chiarezza sulla tabella di marcia delle prossime settimane: la banca ha in programma un cda per il 17 dicembre dove sarà «presentata una proposta di piano strategico», annuncia la nota. Sottolineando che «il documento costituisce il presupposto necessario per l'avvio dell'interlocuzione con Dg Comp», ovvero con l'Antitrust Ue, e che conterrà «scenari di fabbisogno patrimoniale coerenti con le ipotesi di piano strategico». Entro la fine di gennaio 2021 l'istituto senese sottoporrà alla Bce «il capital plan comprensivo delle misure propedeutiche al necessario rafforzamento patrimoniale». Si vedrà a quel punto se il piano del Monte sarà costruito per ballare da solo o se invece aprirà la strada a una soluzione di mercato. Dal fronte Unicredit, non si registrano novità sul nome del successore dell'ad Jean Pierre Mustier. Ieri, però, il presidente in pectore Pier Carlo Padoan ha assicurato in un'intervista al Financial Times che la sua cooptazione nel cda in vista della nomina non è stata «politica» e che quindi il suo arrivo in Unicredit «non ha nulla a che fare con Mps». Padoan ha poi negato che le possibili nozze con Rocca siano state una fonte di disaccordo nelle discussioni interne al Consiglio che hanno portato all'addio di Mustier. Le ragioni sarebbero state più da ricollegare alla necessità di avviare un processo di consolidamento interno, respinto dall'ad uscente, e all'opposizione della maggioranza del consiglio al progetto di Mustier di dividere in due la banca quotando le attività estere in Germania. Resta il fatto che l'ex ministro del Tesoro, nonché ex deputato del Pd, siede già proprio nel Comitato nomine che dovrà decidere i candidati per il rinnovo del board a primavera. Sempre ieri, infine, è arrivata la voce da uno dei protagonisti del risiko bancario. Secondo l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, «ci sono diversi soggetti sul mercato che possono combinarsi tra di loro. Credo che sia indispensabile che questo accada il prima possibile, perché quando ci sarà round dei consolidamenti europei il nostro Paese dovrà disporre di due-tre gruppi bancari forti che potranno posizionarsi in Europa come leader per favorire l'Italia nel contesto europeo».
Jose Mourinho (Getty Images)