2020-10-06
I giallorossi si riaggrappano al virus. Però nelle Regioni monta il malumore
Nuovo Dpcm: soldati a controllare i Dpi, torna la task force di Angelo Borrelli. Giuseppe Conte: «Niente coprifuoco per i locali». Ma la Nadef evoca «chiusure selettive di alcuni settori». Giovanni Toti sui governatori esautorati: «Lesa la democrazia».Il governo di Giuseppe Conte torna ad aggrapparsi al virus. Intendiamoci: le ragioni per la cautela sussistono tutte, e le precauzioni individuali vanno raccomandate. Ma è tutt'altro rispetto a ciò che il governo è pronto a fare: prorogare lo stato d'emergenza fino al 31 gennaio (misura che lascia perplessi giuristi autorevoli), alimentare una campagna mediatica di panico, far scattare misure che rischiano di dare il colpo finale a un'economia già in ginocchio. Tutto sarà contenuto in un Dpcm lungamente discusso dalla maggioranza, che ieri sera ha anche effettuato un passaggio in cdm, e che oggi sarà illustrato al Parlamento dal ministro Roberto Speranza (Conte si terrà alla larga), in omaggio alle recenti promesse governative di «parlamentarizzare» i Dpcm. Ma, a onor del vero, si tratta di una presa in giro alla quale le Camere rischiano di prestarsi. Sarà infatti una mera illustrazione preventiva, fermo restando che il Dpcm resta un atto amministrativo che non è nemmeno controfirmato dal capo dello Stato, e che il Parlamento non potrà né modificare né convertire in legge. Dunque, ancora una volta, con un atto che sta molto in basso nella gerarchia delle fonti, saranno prese decisioni di forte impatto sulle libertà costituzionali. Il primo obiettivo del Dpcm è la proroga dello stato d'emergenza, misura ormai più unica che rara in Europa: anche perché non serve una condizione giuridica d'eccezione per prestare soccorso sanitario. La prima emergenza fu fissata da Conte il 31 gennaio, poi fu prolungata da fine luglio al 15 ottobre, e ora sarà prorogata fino a fine gennaio 2021. Giova ricordare che la proroga di luglio fu giustificata dicendo che altrimenti non si sarebbero potuti consegnare in tempo i banchi scolastici: com'è noto, però, risulta una consegna appena del 12,5% circa dei nuovi arredi. Va anche tenuto a mente che, nel caso malaugurato di un peggioramento della situazione, il governo potrebbe convocarsi, e un cdm potrebbe tenersi anche con poche decine di minuti di preavviso: la logica dello stato d'emergenza preventivo e permanente non convince. Il secondo obiettivo è quello di imporre un obbligo generalizzato di indossare la mascherina all'aperto, pena una multa salatissima (nelle scorse ore si era ventilata una sanzione monstre da 3.000 euro). Anche qui le perplessità non mancano: generalizzare l'obbligo di mascherina significa sancirlo anche quando si stia da soli, il che appare surreale. La giustificazione che viene data è quella di scoraggiare assembramenti davanti alle scuole o all'uscita dai locali. E qui scatta il terzo obiettivo, altrettanto delicato e discutibile: una vera e propria militarizzazione della gestione del Covid, coinvolgendo nella verifica del rispetto delle norme sulle mascherine all'aperto, oltre alla polizia locale, pure i soldati impegnati nell'operazione Strade sicure. Durissimo, e con ragione, Guido Crosetto, tra i fondatori di Fdi: «Pensare che chiunque possa disporre delle forze armate attraverso uno strumento amministrativo, non soggetto a ratifica e controllo delle Camere, sarebbe un precedente grave». Il quarto obiettivo riguarda l'imposizione di un numero chiuso per le feste private, inclusi matrimoni, battesimi e altri incontri conviviali.Il quinto obiettivo è quello più controverso, e ieri pomeriggio è giunta una smentita di Palazzo Chigi, che ha escluso questa misura: si tratta dell'ipotesi di un «coprifuoco» notturno per bar e ristoranti, con la chiusura dei locali anticipata alle 23. Non solo sarebbe eliminato il secondo turno per i ristoranti, ma ci sarebbe un potente scoraggiamento a mangiare fuori a qualunque ora, con effetti economici devastanti. Conte nega, ma nella Nadef si legge che, «in caso di aggravamento dei contagi, ci saranno chiusure selettive di alcuni settori». Un punto controverso, che nella notte, a giornale già in stampa, potrebbe comunque saltare. Al solito, a fare da battistrada alle misure più illiberali era stato il governatore campano Vincenzo De Luca, autore di un'ordinanza (firmata ieri) che impone la chiusura alle 23 agli esercizi, incluse le gelaterie, dalla domenica al giovedì, concedendo un'ora in più il venerdì e il sabato. Intanto, per ricreare il clima psicologico della scorsa primavera, si ricomincia con le task force: è stato infatti riattivato alla Protezione civile il comitato operativo divenuto arcinoto durante i primi mesi dell'emergenza. Ieri il primo incontro tra i cavalieri dell'apocalisse: tra loro il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli e il commissario Domenico Arcuri.Ma dai territori arrivano i primi mal di pancia. Su stadi e teatri, Stefano Bonaccini, in rappresentanza delle Regioni, ha chiesto al governo «un incontro urgente», e si è detto convinto «che da questo tavolo uscirà una soluzione ponderata sul tema della capienza». Proprio in tema di autonomia, va segnalata la presa di posizione di Giovanni Toti. Il governatore ligure ha contestato l'eventualità di una sottrazione di potere alle Regioni, che, come nel pieno dell'emergenza, sarebbero autorizzate a derogare dalla norma nazionale solo per imporre misure più stringenti. Sarebbe «una lesione all'equilibrio democratico del Paese, anche perché le Regioni hanno dimostrato di saper lavorare bene», ha detto Toti, che poi è andato al cuore della questione: «Non possiamo ricominciare con un lockdown strisciante, il Paese non può reggerlo». Attilio Fontana, governatore lombardo, si è invece riservato di giudicare il nuovo Dpcm dopo averlo letto, ma ha precisato: «In Lombardia la gente usa la mascherina senza obbligo». Una inequivocabile stoccata al paternalismo giallorosso.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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