2022-12-11
I francesi scoprono «Giorgina»: l’outsider che fa paura a Macron
Le Figaro dedica uno speciale al nostro primo ministro dopo il braccio di ferro con Parigi sulla Ocean Viking. L’Eliseo teme una nuova leadership europea. E il marito della filosofa Michela Marzano ammette: non è una fascista.Se nel giorno del derby della Manica che in Qatar oppone per un posto in semifinale mondiale Francia ed Inghilterra il Figaro dedica un’inchiesta a Giorgia Meloni una domanda sorge spontanea: non sarà che Emmanuel Macron ce l’ha col nostro presidente del Consiglio perché lo insidia in popolarità? Così titola il foglio della borghesia francese: «La nuova presidente del Consiglio italiano, guida del partito identitario Fratelli d’Italia, ha un picco di popolarità nell’opinione pubblica del suo Paese. Con il caso dell’Ocean Viking e la sua volontà di mettere una fine alla crisi migratoria, mostra la sua determinazione di fronte a un problema che è diventato quello di tutta Europa». Si scrive Giorgia Meloni, ma a Parigi si legge Marine Le Pen e soprattutto Eric Zemmour, non a caso ex editorialista del Figaro, che ha fatto della questione migranti la sua bandiera. Sotto traccia c’è qualcosa d’altro. Il presidente francese sa che la sua popolarità è in caduta libera, ha un esecutivo che si regge con i fili e sta tessendo da qualche tempo una possibile alleanza con i Republicains (gli ex di Nicolas Sarkozy). Confida che il suo ministro degli Interni Gerald Darmanin riesca a dare un ulteriore giro di vite sui migranti per spianare l’accordo con i conservatori. Ma Giorgia Meloni con l’affare Ocean Viking gli ha scompaginato la tattica, ha dimostrato che la Francia si può permettere la linea dura finché gli altri glielo lasciano fare. E proprio da qui parte lo speciale del Figaro che al nostro primo ministro dedica una lunga inchiesta della sua corrispondente da Roma, Valerie Segonde, e altri due articoli: un’esclusiva che sono alcuni estratti dal libro della Meloni («Giorgina Meloni raccontata da se stessa») e un approfondimento di Jacques de Saint Victor, filosofo del diritto e politologo, che è il marito di Michela Marzano, la più feroce oppositrice della Meloni dalla sua cattedra parigina e dalla pagine di Repubblica, curiosamente intitolato: «Dal neofascismo al conservatorismo». Saint Victor – dopo aver letto criticamente la biografia del nostro presidente del Consiglio - farebbe bene a spiegare prima che ai lettori del Figaro alla sua militante consorte che «Il Conservatorismo di Roger Scruton, di Oakeshott o di un Prezzolini – di cui il Manifesto dei conservatori del 1972 è una versione anticipata di Scruton – dà credito a una particolare filosofia liberale, poco nota in Francia, che senza essere reazionario difende l’eredità storica di ogni nazione. Secondo la Meloni questo è un antidoto alla deriva di un liberalismo prigioniero del suo laisser-faire, che si imbolsisce nella cancel culture, nell’indifferenza alle pressioni migratorie o dell’Islam». Saint Victor sostiene che la Meloni – che essendo diventata conservatrice è in antitesi con l’idea superomistica del fascismo - ha scoperto questa dottrina da quando è presidente dei Conservatori europei e accredita che in teoria non «è affatto un populismo». Peraltro – sostiene – tra le truppe meloniane i nostalgici del Duce sono un’infima minoranza. Per Valerie Segonde due soprannomi definiscono la nostra primo ministro: la Ducetta – fa colore ricordare il ventennio per definire un tratto decisionista – e la Draghetta per dire che molte delle sue prime mosse sono in continuità con quelle di Mario Draghi. Però la corrispondente non ha fatto il riassunto di ciò che scrive la nostra stampa di sinistra. Titola la sua inchiesta: «Il fenomeno Giorgia Meloni che travolge il suo paese e l’Europa». La tesi dell’articolo è che sia una sorta di Giano bifronte e perciò Macron non sa come prenderla: come Draghetta responsabile e aperta al dialogo o come Ducetta che ha riflessi atavici? Marc Lazar – politologo e storico che conosce bene l’Italia – mette in guardia: non è facile prendersi la responsabilità di governo di fronte a queste crisi quando l’Italia sta dando corso al suo gigantesco piano di rilancio. Il Figaro sottolinea l’attivismo estereo della Meloni al G-20, in Europa, al Cop-27 e non vede affatto l’Italia isolata. Su un punto si capisce che la Francia ha colto l’irritazione di Macron verso l’Italia come una sua debolezza. Ripercorrendo il caso della Ocean Viking l’inchiesta sottolinea: «La crisi con la Francia è frutto dell’improvvisazione della Ducetta o è la creazione deliberata di un problema per costringere l’Europa, che finora poco ha fatto, per trovare una soluzione comunitaria» all’emergenza migranti? Insomma questa Meloni – se ne ripercorrono incidenti e successi - che «parla bene tre lingue, che è giovane e veste elegante, che vuole smontare l’apparato dei grand commis fedeli alla sinistra, che difende i valori della sua parte: libertà, sicurezza, ordine pubblico e rispetto dello Stato» è alla fine un «outsider che ha ribaltato tutti i pronostici e ha tutta l’intenzione di farlo una volta di più». Anche nella sfida con Macron. Parlando del nostro presidente del Consiglio si mette in evidenza come lei si batta perché non siano le Ong a selezionare i migranti, che vuole impedire gli sbarchi, che chiede all’Europa «finora immobile» di risolvere nei paesi di partenza la crisi migratoria ed è ciò che i francesi pretendono da Macron. Nelle stesse pagine c’è un editoriale di Pierre Brochand, già capo dei servizi segreti francesi, che dice «la sfida sull’immigrazione è la sola che minaccia in Francia la pace sociale ed esercita sulla nostra vita un impatto trasversale che ritengo totalmente negativo». Non siamo ai mondiali, ma la Meloni almeno un pareggio in trasferta lo ha portato a casa.