2020-11-21
I fondi accendono le beghe politiche. Obiettivo: far soldi dalle cause a Mps
I grillini e mezzo Pd tentano di stoppare la privatizzazione della banca. A soffiare in questa direzione società come Alken che ha chiesto 400 milioni. Risultato: cresce l'aumento di capitale, sale l'esborso per i contribuenti.Da qualche settimana un grosso ventilatore si è acceso sul Monte dei Paschi. Tra rumors di palazzo e interpellanze parlamentari, una parte della politica sta tentando di stoppare la privatizzazione - già complicata - della banca senese oggi controllata dallo Stato. I più attivi, su questo fronte, sono i grillini.La squadra pentastellata può contare anche su una sponda di mercato grazie all'assist di «disturbatori» della finanza che hanno intensificato gli sforzi negli ultimi giorni. E che portano l'acqua anche a quei fondi esteri che hanno già fatto causa al Monte. Come il fondo Alken, che chiede 434 milioni di euro a Rocca Salimbeni per le perdite subite nei suoi investimenti azionari e che ha ingaggiato il fondo attivista Bluebell in qualità di consulente per il procedimento civile. I compensi di numerosi attori di questa vicenda sono dunque legati al successo delle cause. Ma vanno anche nella stessa direzione degli interessi grillini che vogliono la nazionalizzazione a oltranza, capitanati dalla presidente della Commissione sulle banche, Carla Ruocco. La quale può contare anche sul pressing del senatore Elio Lannutti, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, e del collaboratore di quest'ultimo, Antonio Rizzo. L'ex banchiere di Dresdner, supertestimone dell'inchiesta Mps-Antonveneta sulla cosiddetta «banda del 5%, è stato infatti chiamato mesi fa da Fraccaro a Palazzo Chigi con l'incarico di consigliere per le materie economiche ed è impegnato nella prossima partita sulle nomine nelle partecipate pubbliche. Il ventilatore sparato sul Monte - tra l'altro - fa comodo anche a chi vorrebbe scalzare Alessandro Profumo dal timone di Leonardo Finmeccanica cavalcando la sua condanna - in primo grado - come ex presidente del Montepaschi nel processo sulle presunte irregolarità nella contabilizzazione dei bilanci nel periodo tra il 2012 e il primo semestre del 2015. A tifare per il Monte di Stato è anche una parte del Pd, non solo nazionale ma anche locale come il neogovernatore della Toscana, Eugenio Giani, che ha addirittura scritto al ministro Roberto Gualtieri chiedendo di prendere tempo sulla soluzione privata. Il problema è che l'istituto guidato da Guido Bastianini sarà costretto a varare un nuovo aumento di capitale per rispettare i requisiti patrimoniali minimi richiesti dalla Bce dopo i nuovi accantonamenti sui rischi legali e in seguito all'impatto del Covid sul capitale. E senza l'arrivo di un privato i soldi li dovrà mettere l'azionista pubblico. I tecnici sono al lavoro per rendere più digeribile il boccone senese: il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera ha chiesto a consulenti finanziari e legali di presentare le proprie proposte sul piano di privatizzazione. E mentre circola la voce sullo scorporo di 10 miliardi di rischi legali da far confluire in un veicolo statale, nella legge di bilancio è stata inserita la norma che consentirebbe a Mps, in caso di fusioni nel 2021, di poter convertire 3,7 miliardi di euro di Dta (le attività fiscali differite) in crediti fiscali, proprio allo scopo di incentivare potenziali acquirenti. Che parlino anche straniero. Come ad esempio i francesi del Crédit Agricole o di Bnp Paribas. Senza pretendenti, l'operazione «di Stato» andrebbe invece fatta in deficit. E una eventuale ricapitalizzazione cash imporrebbe un passaggio in Parlamento. Ma i tempi della politica non sono certo quelli del mercato, né soprattutto quelli della Vigilanza europea che chiede il rispetto degli accordi presi al tempo del salvataggio pubblico.Nel frattempo, qualche altra pedina comincia a muoversi sullo scacchiere del risiko bancario. In un colloquio con Il Sole 24 Ore pubblicato ieri, l'amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, ha benedetto le nozze tra Bper (di cui la compagnia bolognese è primo azionista) e il Banco Bpm definendo «affascinante» l'idea di un'aggregazione tra le due in quanto darebbe vita a «un gruppo da 300 miliardi di attivi, prevalentemente nel nord Italia». Nel pomeriggio sul tema è intervenuto anche l'ad dell'istituto di Piazza Meda, Giuseppe Castagna, che ha accolto «con piacere» le parole di Cimbri. «Come più volte dichiarato, la banca è interessata a esplorare operazioni di aggregazione con una forte valenza industriale volte a creare valore per gli azionisti», ha ricordato ieri Castagna. Le azioni di Bper hanno così guadagnato in Borsa il 4,1% mentre il titolo del Banco Bpm ha messo a segno un rialzo del 3,6 per cento.Al momento l'ipotesi di nozze tra Milano e Modena, secondo quanto risulta a La Verità, non prevede un allargamento a Siena. In Piazza Affari ieri Mps ieri ha ceduto lo 0,57 per cento. Mentre il ventilatore gira, per il prossimo 26 novembre è stato convocato un nuovo cda dell'istituto toscano che sarà chiamato a fare il punto sul piano di ricapitalizzazione.