2018-11-09
I figli bulli che insultano i genitori raccontano il disastro della famiglia
Matteo Renzi, intercettato nel caso Consip, tratta il padre Tiziano come un discolo da mettere in riga. In casa Argento, invece, volano gli stracci tra la diva e la mamma. Ma il fenomeno è generale e ci riguarda. Negli ultimi giorni, gli italiani hanno avuto l'occasione - per motivi diversi - di sbirciare nella vita privata di due personaggi piuttosto noti al grande pubblico: Matteo Renzi e Asia Argento. Del primo abbiamo approfondito le vicissitudini famigliari tramite le intercettazioni contenute negli atti dell'indagine sul caso Consip, che il nostro giornale ha pubblicato. Della seconda abbiamo conosciuto i tormenti per via di un messaggio privato che l'Argento ha inviato a sua madre, l'attrice Daria Nicolodi, la quale l'ha diffuso sui social network. Infilare il naso nelle esistenze altrui è un esercizio sgradevole, e per lo più sconsigliabile. Tuttavia dalla coincidenza delle succitate vicende mediatiche emerge uno spiraglio di realtà che non riguarda soltanto i protagonisti diretti, ma la nostra società nel suo complesso. L'intimità di due famiglie estremamente differenti tra loro è esplosa nella pubblica piazza, e colpisce l'osservatore come un maglio.Da una parte c'è Renzi che parla al telefono con il padre. Dalla bocca gli escono scudisciate. «Babbo ascoltami», intima Matteo. «L'avvocato deve prepararti all'interrogatorio e questi sono cazzi tuoi e credo che sia opportuno che tu lo faccia bene». Sembra che le parti siano invertite: è il figlio che mette in riga il padre, è il giovane rabbioso che rimprovera il vecchio scapestrato. Già, Matteo è furente con Tiziano per via degli «impicci in cui si è ficcato», e il suo tono non ammette repliche: «Domani segui Bagattini (l'avvocato, ndr) e fai quello che ti dice».Qui, dicevamo, siamo all'inversione dei ruoli. Il figlio che diventa padre severo, il padre che china il capo e subisce la ramanzina. Poi, d'un tratto, arrivano le frasi più taglienti. Renzi jr intuisce che il padre gli sta mentendo, e sbotta: «E io sono biondo, magro e con un cazzo di 30 centimetri […] Babbo vai, piglia per il culo…». Si legge questa frase e si pensa: questo non è un figlio che parla con suo padre. Questi sono due che litigano al bar, due coetanei, al massimo due amici in un momento di tensione profonda. Non un padre e un figlio. Intendiamoci: non è la rabbia a colpire. È il livello del discorso. L'autorità, quando emerge, è tutta nella voce di Matteo, nella violenza che esala dai suoi paragoni. È la stessa, brutale e genitale parità fra genitore e figlio che si ritrova nella conversazione fiammeggiante tra Asia Argento e Daria Nicolodi. Qui lo scenario è diverso. Tutto comincia con la reprimenda materna, con la Nicolodi che commenta la foto in cui sua figlia e Fabrizio Corona si scambiano un bacio incappucciato. «Due signori di mezza età con felpa e cappuccetto che si baciano… un po' inguaiati e inguaianti», scrive la Nicolodi. Poi, a stretto giro, la signora pubblica sui social la replica (privata) di Asia: «Mia figlia Asia mi scrive: la mia era una sciarpa e non cappuccio. Fai schifo. Sei una donna pessima, madre già lo sai. Sei una fallita, sola al mondo. Torna nel tuo dimenticatoio, ora hai veramente esagerato. Fottiti troia». Di nuovo si torna al livello genitale. E di nuovo l'osservatore pensa: non è, non può essere, una figlia che parla a sua madre, sono piuttosto due conoscenti che si tirano i capelli, due adolescenti che si accapigliano nel cortile della scuola. Ma, in entrambi i casi, è tutto in famiglia: padre e figlio, madre e figlia. Sì, certo: che ogni famiglia sia infelice a modo lo sappiamo da tempo. Gli studi di Eva Cantarella ci hanno mostrato che - già nell'antica Grecia e a Roma - la famiglia era il luogo del conflitto, del dramma, perfino del sangue. I romani, però, praticavano diffusamente il parricidio per porre fine alla strabordante autorità del Pater familias, il quale di fatto possedeva i suoi pargoli fino alla morte.Nei due casi odierni, invece, non siamo nel mezzo di un conflitto tra genitori e figli. La guerra generazionale si è già consumata, il campo di battaglia è già sgombro, ed è divenuto deserto. In guerra ci si ferisce, ci si pugnala, si soffre e si sanguina. La nostra pelle di figli, la pelle dei nostri padri e delle nostre madri è intessuta di cicatrici: ferite che poi l'amore o il tempo hanno sanato e pulito. Il bruciore c'è ancora, ma lentamente svanisce. Anche Renzi e suo padre e Asia Argento e sua madre, alla fine, si sono pacificati. Ma, prima, ci hanno mostrato il grado zero. Non ci permettiamo di giudicare le dinamiche personali, perché sono ricche di segreti che non conosciamo e non dobbiamo conoscere. Non vogliamo infilare le dita in un'intimità che non ci riguarda. Quel che però ci riguarda è lo spettacolo offerto da questi due quarantenni (entrambi hanno 43 anni) e dai loro genitori nel pieno dei sessanta (Tiziano Renzi è del 1951, Daria Nicolodi del 1950). È un panorama di macerie. Di lì un padre che perde ogni credibilità agli occhi del figlio maschio, che si fa trattare come un discolaccio qualsiasi. Di là una madre artista, che ha frequentato l'ambiente creativo italiano degli anni Settanta, e probabilmente ha inteso trasmettere alla figlia i valori di quell'epoca: la trasgressione, il libertarismo, la regola del niente regole. Due famiglie diverse, due storie diverse, persino due sinistre diverse. Eppure, il risultato è lo stesso. Padri che sembrano figli; figlie adulte che sembrano ragazzine; madri celebri che si baloccano con i social; figli di potere che disprezzano il poteracchio paterno. Al posto dell'ordine verticale, troviamo il caos. Al posto della gerarchia, l'orizzontalità. Tocca constatare, una volta di più, che orizzontali sono i defunti. E qui, a essere morta, è la famiglia. Morta vivente, come nei film horror girati dagli epigoni di Dario Argento. E di che cosa sono capaci, gli zombi, se non di violenza, di brutalità? Si fanno guidare da una fame cieca, lacerano e divorano. Sono bestiali, dominati dagli istinti, e così è il linguaggio che questi quarantenni usano con i propri genitori: bestiale, istintivo, genitale. Spudorato, perché non c'è il pudore che permea le relazioni filiali. Profano, perché viola la sacralità dei genitori, l'onore che il comandamento impone di riservare loro.Questa violenza ci riguarda e ci tocca, perché non è più privata, è pubblica e diffusa, frequente.Ovvio: ogni famiglia è a modo suo. Ma qui la famiglia si è sgretolata, e restano tutti infelici.