L’esperto di Generali insurance asset management Antonio Cavarero: «Contro le tensioni dei prezzi si possono scegliere strumenti collegati a energia e materie prime. Nel settore salute interessanti non solo i vaccini, ma pure chi fa ricerca sui nuovi prodotti».
L’esperto di Generali insurance asset management Antonio Cavarero: «Contro le tensioni dei prezzi si possono scegliere strumenti collegati a energia e materie prime. Nel settore salute interessanti non solo i vaccini, ma pure chi fa ricerca sui nuovi prodotti».I mercati e gli investitori stanno affrontando uno dei momenti più complessi di sempre. La spinta inflazionistica cui stiamo assistendo e la rivoluzione energetica cui ci ha obbligato il conflitto russo ucraino non si placheranno rapidamente. Antonio Cavarero, responsabile investimenti di Generali insurance asset management, spiega alla Verità come comportarsi in questa fase. La soluzione, prima di tutto, spiega, è saper gestire l’inflazione scegliendo titoli legati al mondo delle materie prime e dell’energia. Dopo due anni di pandemia ora c’è anche la crisi in Ucraina a mettere sotto pressione i mercati. Quale è il modo migliore per difendersi da un punto di vista finanziario?«Quello attuale è un periodo di una complessità senza precedenti. Dopo una pandemia di portata globale, i mercati ora stanno affrontando una fase di grande crisi a livello geopolitico. La buona notizia è che l’Italia è entrata in questa nuova crisi globale tutto sommato in buona salute, per merito della direzione intrapresa con l’uscita dalla crisi pandemica. Il che significa che, anche se in rallentamento, la nostra economia è ancora in una fase di crescita potenziale. Va detto, poi, che siamo entrati in questa crisi geopolitica già con una forte pressione inflazionistica dovuta alla riapertura improvvisa dell’economia globale. Certo, la crisi russa ha portato maggiore incertezza e una certa prudenza da parte di tutti gli operatori economici. Ma la vera ferita è che la pressione inflazionistica ora è ancora maggiore poiché Ucraina, Russia e Bielorussia sono Paesi leader nell’esportazione di alcune materie prime che servono per l’energia o per la catena alimentare. Questo di fatto è come se fosse una tassa sui consumi che riduce il reddito disponibile dei consumatori e quindi rende più incerte le scelte di investimento delle aziende». Dove investire, dunque?«Il mondo obbligazionario sta già incorporando la spinta inflazionistica con le Banche centrali che hanno deciso di rispondere con tassi in decisa crescita, soprattutto negli Stati Uniti. I tassi hanno quindi ancora spazio per salire, ma credo che la capacità di sostenere tassi alti per molto tempo sia limitata. Il mondo occidentale non può permettersi questo lusso. In poche parole, i tassi saliranno ma non vedremo mai i valori visti 15 anni fa. Il mercato azionario, in questo momento, vede l’Europa più esposta rispetto ad altre parti del mondo alla crisi ucraina per via dei legami energetici che abbiamo con l’Est. Il mercato europeo è dunque destinato a fare meno bene rispetto a quello statunitense, decisamente meno esposto alla crisi di Kiev.Il Vecchio continente dovrà fare i conti con un rallentamento economico più marcato derivante proprio da questa spinta inflazionistica. Nel breve periodo è il caso, dunque, di avere una posizione difensiva. Il che significa investire su materie prime ed energia e limitare l’esposizione a settori ciclici». L’obbligazionario pare essere un investimento poco redditizio al momento. Chi vuole investirvi cosa deve fare?«Io credo molto nella diversificazione e questo include anche i mercati emergenti. Va detto, comunque, che con questi tassi è difficile almeno nel breve periodo vedere guadagni importanti. Certo è che una buona selezione degli emittenti e una buona diversificazione del rischio in un orizzonte di medio periodo dovrebbero dare quel ritorno rischio/rendimento che ogni investitore dovrebbe ricercare». Come sfruttare l’inflazione galoppante nei portafogli degli investitori?«È saggio avere una componente del portafoglio obbligazionario con titoli legati all’inflazione, associato a una buona selezione di titoli societari con scadenze più corte e una parte azionaria esposta a quei settori che fanno meglio in presenza di inflazione, cioè tutti quelli legati all’energia, all’efficienza energetica e alle materie prime». È il momento di investire in materie prime e in titoli dell’energia?«Il ribilanciamento delle fonti energetiche sarà un processo lungo, che richiederà l’impegno e l’investimento da parte delle grandi imprese del settore. Queste società, poi, sono quelle che daranno il via a investimenti nel mondo dell’energia sostenibile che è quella che più di tutti serve oggi». Il settore farmaceutico, per via della pandemia, è ancora un porto sicuro?«Il settore farmaceutico include al suo interno diversi settori ed è difficile fare una valutazione nel suo complesso. Storicamente è un mercato difensivo perché tutti avranno sempre bisogno di farmaci, dell’innovazione della scienza. Io includere il farmaceutico all’interno di un portafoglio azionario puntando non tanto sulle aziende che hanno venduto i vaccini per il Covid ma su quelle società che puntano sullo sviluppo e la ricerca di nuovi medicinali». Come potrebbe essere oggi il suo portafoglio di investimenti con un orizzonte di fine anno?«Inizierei con un 20% di obbligazionario governativo, un altro 20% di reddito fisso societario, un 10% di titoli legati all’inflazione, 25% di azionario scegliendo i settori che meglio possono supportare la spinta inflazionistica e il resto in liquidità».
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