2020-03-22
Le incertezze di Giuseppi generano il caos
Giuseppe Conte (Antonio Masiello/Getty Images)
Per non esasperare gli italiani, il premier li tratta come bambini, varando misure sempre parziali e mai definitive. Però in questo modo non ce la possiamo fare.Ma per chi ci ha presi, il premier Conte? Per bambini scemi? Ci racconta le favole? Ci nasconde la medicina nella minestrina? Ce la fa ingoiare di nascosto? Ce la propina pezzo a pezzo, goccia a goccia, giorno dopo giorno? Eppure gli italiani si stanno dimostrando, eccezioni a parte, un popolo maturo: non andrebbero forse trattati da persone adulte? Non andrebbe detta loro tutta la verità? Non andrebbero richiesti tutti i sacrifici che servono, tutti insieme, in una volta, con la durezza necessaria ma con altrettanta chiarezza? Perché il premier non tira fuori le palle? Perché non scompiglia il ciuffo e dichiara a testa alta (magari lasciando stare Churchill, ecco) che quello che è stato fatto finora non basta e che dunque bisogna andare fino in fondo con misure durissime? Perché non le prende tutte in una volta, con decisione e senza tentennamenti? Che senso ha, mentre i bollettini di guerra elencano fino a 800 morti al giorno, continuare a parlare di gradualità? E di prudenza? La gradualità è una minaccia, ormai. E la prudenza è diventata la cosa più imprudente che ci sia. Quello che viviamo è assurdo, anche se all'assurdità ci siamo quasi abituati: non fa in tempo ad arrivare un'ordinanza restrittiva, che già si dice che non basterà. Che ci vuole altro. Che bisogna fare di più. Venerdì sera, dopo una nuova giornata di notizie contraddittorie e confuse, sono arrivate le nuove regole. Una ministretta all'acqua di rose, piena di buchi e di incertezze, che tutti, ministri compresi, sanno essere del tutto insufficiente. Mentre si pubblica l'ordinanza già si dice, come al solito, che c'è bisogno di un ulteriore intervento. Ma perché non farlo subito allora?Per altro le nuove regole, ancora una volta, lasciano spazio a mille ambiguità. Per esempio: si vietano le «attività ludiche e ricreative all'aperto» ma «si consente di svolgere attività motoria in prossimità della propria abitazione», come se l'attività motoria non fosse ludica o ricreativa, ma un dovere professionale. Oppure: si dice che «è vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconda case utilizzate per vacanza» ma solo «nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni». Ma che cosa vuol dire? Che nella casa al mare o in montagna ci si può andare, ma solo di mercoledì? E di venerdì no? E con il martedì come la mettiamo? E il giovedì? E soprattutto: non erano già del tutto vietati i trasferimenti nelle seconde case? Perché rimettere in discussione un divieto assoluto che sembrava già acquisito? Di fronte a una situazione eccezionale ci vogliono misure chiare. Devono essere draconiane? Lo siano. Bisogna vietare le corse nelle strade? Le si vietino. Senza se e senza ma. Bisogna proibire i viaggi nelle seconde case? Lo si faccia. Ma non solo di venerdì o lunedì. Sempre. Gli italiani non sono dei bambini, hanno dimostrato fermezza e sangue freddo, capiscono la situazione: dunque meritano la verità. E se la verità è amara pazienza. Meglio mandare giù la medicina in un colpo solo che prenderla a piccole dosi. Questo stillicidio di restrizioni, questa garrota che si stringe poco a poco intorno alla nostra vita sociale, sta diventando una tortura supplementare. Che aggiunge, al disagio già enorme, un ulteriore disagio: quello di non sapere. Di non capire. Di non avere certezze. Di vivere ogni ordinanza, in attesa di quella dopo, che sarà peggio ancora. Oltretutto questo modo di procedere si sta dimostrando, oltre che assai doloroso, anche inefficace. Intanto perché se due settimane fa si fossero presi provvedimenti più restrittivi, come molti esperti suggerivano, forse oggi non avremmo superato la Cina per numero di morti. E poi perché di fronte a norme confuse e contraddittorie si generano comportamenti negativi, come gli assalti ai supermercati di queste ore. Inevitabile, non vi pare? Se per un intero giorno dici che i supermercati vanno chiusi, poi dici che non saranno chiusi, poi dici che forse li chiuderai, riesci nel miracolo di non fare nulla e fare danni insieme. Che non è propriamente ciò di cui abbiamo bisogno in queste ore così difficili. Ora, io capisco che di fronte all'inefficacia dei provvedimenti la via più semplice sia quella di buttare la croce sugli italiani, dicendo che è colpa loro, che sono furbetti e irresponsabili. Ma lo ripeto: non è così. Forse agli italiani bisognerebbe soltanto dare indicazioni più chiare e determinate (oltre che controlli rigorosi. Ribadiamo: che ci fa ancora l'esercito nelle caserme? Nemmeno un soldato deve stare in caserma, se si vuole vincere la guerra). Se uno dice che non si può correre ma si può correre attorno a casa, che non si può andare nelle seconde case ma ci si può andare di mercoledì, che la passeggiata è vietata però è anche concessa per un tempo limitato, che gli autogrill restano aperti però vengono chiusi e i supermercati vengono chiusi però restano aperti, è ovvio che si genera il caos. E hai voglia, poi, a prendertela con quelli che portano Fido a fare il bisognino… Per questo troviamo grave quello che ci raccontano i retroscena di Palazzo Chigi. E cioè il fatto che questo modo di procedere, questo tentennamento continuo, il saggiare progressivo della resistenza degli italiani, non sia un errore, frutto di casualità, ma una vera e propria strategia. Cioè la tattica scelta dal premier Conte. Il quale non se la sente di imporre misure drastiche tutte in un colpo perché teme di «esasperare gli animi dei cittadini». E così procede per gradi. Goccia a goccia. Giocando a nascondino con il ministro della Salute Roberto Speranza, che vorrebbe più rigore, e cercando di scaricare un po' delle responsabilità sulle Regioni, che allora procedono in ordine sparso. Ma così facendo si ottiene l'effetto contrario di quello che si vorrebbe: gli animi dei cittadini, infatti, si esasperano ancor di più. Giorno dopo giorno. Ministretta dopo ministretta. E inoltre non si vedono i frutti di tanti sacrifici. Stiamo facendo un capolavoro al contrario: il massimo del costo sociale con il minimo del risultato sanitario. E va bene il clima di unità nazionale, vanno bene gli appelli di Mattarella a restare compatti, va bene la concordia nel Paese, ma forse è il caso di chiedersi: usque tandem? Usque tandem, Giuseppi? Fino a quando dovremo subire questa tattica suicida? Perché non cambi rotta? Gradualità e prudenza ci stanno uccidendo. Mettile da parte, se ne sei in grado. Altrimenti mettiti da parte tu, prima che siamo tutti spacciati.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)