
Anche se per l’anagrafe sei diventato femmina, nella realtà resti un uomo. E imporre la tua presenza negli spogliatoi o in altri spazi dedicati all’altro sesso è una violenza. Come accade nelle carceri americane dove molte detenute vengono stuprate da «ex maschi».La libertà consiste nel diritto di dire la verità. L’obbligo di menzogna, pena un processo, una pena pecuniaria o la carcerazione, è il sintomo che viviamo in una dittatura. «Carta canta» vuol dire che una volta che qualcosa è scritto, per il solo fatto di essere scritto, acquista valore, anche se è un’assoluta menzogna. Cioè che è negato il diritto alla verità. È stato scritto che esisteva la razza ariana, che non solo non è superiore, ma non esiste nemmeno, lo ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio l’analisi del Dna mitocondriale. Era una fantasticheria, ma la parola ariano e ebreo sono state scritte sulle carte di identità e sui passaporti, una menzogna che ha sparso distruzione e morte. Era irreale che un primario ebreo fosse un essere inferiore e che un cencioso bimbo del ghetto di Lodz fosse responsabile della sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale, ma come ha spiegato Hegel, padre di tutte le ideologie totalitarie, «se i fatti non si adeguano alla teoria, tanto peggio per i fatti». Il comunismo è stata una spettacolare forma di irrealtà messa su carta. Per adeguare la realtà ai piani quinquennali (Urss), al grande balzo in avanti (Cina) o al super balzo in avanti (Cambogia), terre fertilissime sono diventate lande desolate di carestia e cannibalismo, e i morti hanno smesso di essere contati a unità per essere contati a metri cubi. A ogni nuova palata di diritti corrispondono nuove menzogne e nuove aggressioni al dovere della verità. L’individuo Petrillo, nome alla nascita Fabrizio, padre di Lorenzo, è una persona che fa sport paralimpico in competizioni femminili, avendo ottenuto l’iscrizione con un nome femminile, Valentina, all’anagrafe italiana. Questo non cambia il suo corpo di uomo, il pene e i testicoli, le sue enormi mani da uomo, la faccia da uomo. Questo dà all’individuo Petrillo il diritto di denunciare chiunque parli di lui al maschile, di scatenargli contro gli avvocati Lgbt perché gli cavino gli occhi e un bel po’ di quattrini. Questo gli dà il diritto di entrare nei bagni femminili, negli spogliatoi, nelle docce, nelle celle delle donne se mai dovesse finire in prigione, nei reparti ospedalieri femminili se mai dovesse ammalarsi, magari di prostatite, e di portare in tutti questi luoghi il suo corpo di uomo, le sue mani da uomo, il suo pene e i suoi testicoli e, soprattutto, il suo cervello da maschio, un cervello nettamente meno empatico di quello femminile, basato sulla lateralizzazione degli emisferi corticali, che conserva, sempre, nelle aree sottocorticali, la possibilità del desiderio del corpo femminile. Dobbiamo includere la donna energumeno Petrillo e tollerare la sua faccia da uomo, il suo corpo da uomo, il suo cervello da uomo nei nostri spazi privati, guardarlo conquistare vittorie sportive assurde, o l’accusa di transfobia ci massacrerà. Nel suo dolente libro Paper Gender. Il mito del cambiamento di sesso, l’ex trans Walt Heyer spiega che il cambiamento di sesso non è possibile, un inganno. Come ricorda Want Heyer il corpo non è plastico, se lo si modifica sanguina, e molto, e cicatrizza con dolore. Il sistema endocrino alterato è sempre in equilibrio instabile. Heyer ha purtroppo subito la castrazione chirurgica e afferma che «è pura follia continuare ad avallare una procedura chirurgica, fallimentare e causa di grandi sofferenze, come risposta a un disturbo che è di natura psicologica». L’individuo Petrillo ha i genitali intatti. Il suo corpo è interamente maschile ed è interamente maschile la sua mente come risulta dalle sue interviste, una mente con una struttura completamente maschile, che ora è autorizzata a entrare nelle nostre docce, nei nostri spogliatoi. Ho subito un tentativo di stupro. Non conto le profferte aggressive, conto proprio le situazioni dove ho sentito le mani di un uomo su di me e ho avuto paura che riuscisse a sopraffarmi. È un miscuglio di orrore, terrore e nausea. È rimasto un tentativo perché contrariamente ad altre donne sono stata molto fortunata, perché ho un carattere estremamente aggressivo, e per un corso di autodifesa che includeva tecniche da strada e uso di armi improprie. Anche così è stato un orribile, un miscuglio di schifo, paura e vergogna, anche vergogna, certo, perché può esserci il pensiero di quanto sei stata idiota a non evitare una situazione del genere. Se mi trovassi in un bagno o in un reparto ospedaliero di fianco una donna energumeno come Petrillo, la mia mente sarebbe travolta dall’orrore e dal terrore. A questo si aggiunge l’aver curato le donne vittime di stupro in pronto soccorso e l’ascolto di alcune sopravvissute bosniache rifugiate a Losanna, che hanno raccontato l’orrore dello stupro etnico. A volte mi sveglio la notte risentendo le loro parole, e quindi penso al terrore che proverei se dovessi trovarmi le mani enormi dell’individuo Petrillo e il suo pene e i suoi testicoli nello stesso bagno pubblico in cui sono io. Riporto le sue parole in una intervista a Luce del dicembre 2021: «Il mio motto e manifesto politico è l’autodeterminazione del genere, ognuno deve avere la possibilità di determinare da solo chi è (è quello che è chiamato self-id. Vuol dire che qualsiasi maschio può dichiararsi femmina ed entrare negli spazi femminili. Dello schifo che le donne provano e del rischio di stupro, a una mentalità molto maschilista importa meno del fango sotto le scarpe, ndr)». Alla domanda: «Che cosa significa non poter autodeterminare il proprio genere?», Petrillo risponde: «Sui documenti sono ancora uomo contro la mia volontà. Per cambiare un documento devo andare da un giudice. Questa è una legge dell’82, all’epoca era pionieristica (che accidente vuol dire? Le cose o sono giuste o sono sbagliate. Il giusto e lo sbagliato non cambiano negli anni, ndr), mentre oggi è completamente inadeguata. Quando andrò in Tribunale dirò: “Io mi sento violentata” (io mi sento violentata? Solo un maschio con un cervello da maschio in ogni singolo neurone poteva osare banalizzare l’atroce dolore dello stupro, paragonandolo al disagio che lui prova per non poter imporre il suo corpo di uomo e le sue mani da uomo e il suo cervello da uomo alle donne, ndr) perché l’arbitrio del giudice è molto pesante (quello che è pesante è la realtà. Il giudice è ritenuto arbitrario se resta aderente alla verità, ndr)». Quindi Petrillo chiarisce che lui pretende il self-id, che un maschio possa cambiare il suo sesso anagrafico e conquistare il diritto i bagni e agli spogliatoi e alle docce femminili semplicemente dando la sua parola di essere una femmina, senza che nessun medico e nessun giudice, peraltro categorie compiacenti, testimonino di una qualche straccetto di perdita di virilità, senza cioè rivolgersi a un giudice e a medici che documentino «un percorso di transizione», come previsto dalla legge 164/1982, che peraltro in base a successive sentenze consente il cambio senza interventi sui genitali. Assicura Petrillo: «Si pensa che tutti faranno il cambio di sesso, ma non è così. Non ci svegliamo la mattina con quest’idea, è una cosa che scopri in un percorso». Petrillo quindi ci assicura che nessun maschio approfitterà, che non esiste nessun maschio che si dichiarerà fanciulla al solo scopo di stuprare le donne. Veramente sta già succedendo, le detenute delle carceri statunitensi sono sistematicamente stuprate da donne di carta con corpo di uomo, a volte incarcerati proprio per stupro, che però a un certo punto si sono dichiarati fanciulle. L’individuo Petrillo non si rende conto che quello che sta facendo può favorire il più atroce dei crimini, lo stupro? O se ne rende conto, ma ritiene che il vero dolore femminile sia irrilevante: quello che importa è che lui sia accontentato. Secondo Petrillo i sentimenti delle donne che provano orrore per la sua vicinanza, il dolore atroce di quelle di loro che prima o poi subiscono uno stupro grazie al self-id, non contano nulla. Quello che conta è quello che «sentono» lui e gli altri trans. I trans sono la nuova razza ariana?
(Guardia di Finanza)
Sequestrate dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri oltre 250 tonnellate di tabacchi e 538 milioni di pezzi contraffatti.
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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In un tweet se la prende con «La Verità»: i danni collaterali con mRna non esistono.
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L’investigatore della Gdf audito in Commissione. I giallorossi cercano solo di estorcergli un’assoluzione per l’ex commissario.
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Raccomandato da Speranza & C. per detergere le mani, l’etanolo presente negli anti-germi rischia di essere messo al bando in Ue.