2019-03-05
L'eroina del Bronx è così liberal che fa le liste di proscrizione
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C'è qualcosa che non va nel Partito democratico americano. Qualcosa che fa tornare alla mente i sepolcri imbiancati di evangelica memoria. La neodeputata Alexandria Ocasio-Cortez vuole schedare tutti i compagni di partito che si permettono di votare in contrasto a una non meglio precisata ortodossia ideologica.Qualche giorno fa, alla Camera, 26 democratici centristi hanno dichiarato insieme ai repubblicani il sostegno a una proposta di legge che avrebbe l'obiettivo di far sì che l'Ice (l'Agenzia federale preposta al controllo delle frontiere e dell'immigrazione) debba essere informata, qualora un immigrato clandestino cerchi di acquistare un'arma da fuoco. Neanche a dirlo, la speaker della Camera, Nancy Pelosi, è andata su tutte le furie: come riportato dal Washington Post, in una riunione a porte chiuse ha infatti duramente redarguito i 26 riottosi, affermando: «O siamo una squadra o non lo siamo». Insomma, il problema, per la speaker, non riguarda il merito del provvedimento ma una questione di mero tatticismo parlamentare. Anche perché - va sottolineato - la proposta di legge di cui stiamo parlando rientra nella più generale problematica del cosiddetto «gun control»: la stretta sul controllo delle armi da fuoco che risulta, da tempo, un autentico cavallo di battaglia del Partito democratico statunitense. Un elemento che mette in luce come, alla fin fine, il machiavellismo assai spesso già mostrato da Nancy Pelosi non poggi su una (legittima) opposizione di ampio respiro: ma su scaramucce e ripicche non poco infantili. Scaramucce che non è chiaro dove esattamente condurranno l'Asinello nei prossimi anni.Tuttavia, se una buona dose di ipocrisia pervade le alte sfere del partito, situazione forse ancora più grave si registra alla sua sinistra. Davanti al comportamento dei 26 centristi dissidenti, la neodeputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha infatti addirittura invocato la stesura di una lista in cui inserire tutti i compagni di partito che si permettano di votare in contrasto a una non meglio precisata ortodossia ideologica. Una lista da presentare agli elettori nel momento in cui qualcuno di questi deputati “traditori" nutrisse la volontà di candidarsi per una rielezione. Insomma, la proscrizione è servita.D'altronde, che nell'Asinello si assista a questa sciagurata commistione di tatticismo e fanatismo non è un mistero. Ed esempi ce ne sono. Giorni fa, i democratici sono riusciti a bloccare al Senato un disegno di legge che mirava a tutelare i bambini nati vivi, sopravvissuti a un aborto. Ora, per respingere le accuse di infanticidio, lo stato maggiore del partito ha fatto quadrato: molti deputati hanno infatti affermato che quel provvedimento fosse ridondante, dal momento che esisterebbero già leggi (federali e statali) per la salvaguardia dei neonati sopravvissuti a una interruzione di gravidanza. Ebbene, ammesso e non concesso che si trattasse di una norma pleonastica, se i democratici non si opponevano al principio che quella stessa norma sanciva, per quale ragione l'avrebbero bloccata? La risposta è scontata: votare a favore di quella proposta avrebbe scatenato le ire delle correnti antiabortiste più radicali, esponendo così i vertici dell'Asinello agli attacchi della parte maggiormente settaria della sua base liberal.In questa situazione complicata, è chiaro che l'anima più moderata e pragmatica del Partito democratico si ritrovi oggi attanagliata tra due fuochi: da una parte la sinistra che si spinge su posizioni sempre più barricadiere, dall'altra una dirigenza che cerca opportunisticamente di accontentarla per tenersela buona. Contesto spinoso: soprattutto per l'ex vicepresidente, Joe Biden, che - in procinto di candidarsi alla nomination democratica del 2020 - non si capisce come riuscirà a barcamenarsi in questo caos. E, più in generale, se le cose non cambieranno presto l'Asinello sembra destinato a restare nel vicolo cieco in cui si è ormai cacciato da due anni a questa parte. Non solo infatti, in questo modo, la compagine si rende vulnerabile agli attacchi dei repubblicani (che stanno ovviamente cercando di inserire ulteriori divisioni nel fronte nemico). Ma, nello specifico, questo atteggiamento rischia di alienare al partito le simpatie degli elettori indipendenti. Quegli indipendenti, per capirci, che risultano fondamentali per arrivare alla Casa Bianca. Quegli indipendenti che sono solo i candidati più trasversali (e meno ideologici) a essere in grado di intercettare. Alla luce di tutto questo, nonostante i grattacapi che si ritrova in casa a causa dell'ex legale Michael Cohen, Donald Trump può dormire sonni relativamente tranquilli. A oggi, l'Asinello sembra totalmente perso in questa perenne oscillazione tra fanatismo e opportunismo. Un'oscillazione autolesionista, che farà molta fatica a lasciarsi alle spalle.