2021-01-17
I «costruttori» latitano e Di Maio scalpita. La poltrona di Giuseppi traballa sempre di più
Un primo renziano lascia, ma l'Udc si sgancia: «Noi non in vendita». Anche Clemente Mastella getta la spugna: «Giuseppe Conte? Qualcuno vuole fregarlo».Si mette malissimo per Giuseppe Conte. Nel giro di 24 ore, il premier è stato costretto ad abbassare la cresta (anzi, il ciuffo): l'operazione-responsabili infatti naufraga sotto i colpi della indisponibilità di Giuseppi a dimettersi per poi varare un nuovo governo, come chiedevano i centristi in cambio del via libera alla fiducia. Così, all'ora di pranzo, l'Udc, i cui tre senatori, Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone, erano considerati tra i papabili «costruttori», sbatte la porta in faccia a Conte: «Gli italiani», recita una nota del partito, «sono stanchi e stremati. Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra. Continueremo a lavorare in questo frangente drammatico per il bene del Paese. I nostri valori non sono in vendita». Si va così verso un nuovo accordo con Italia viva, alla faccia di tutti i «mai più con Renzi» ascoltati e letti in questi giorni, e l'ipotesi che prende quota e quella di un nuovo governo con un nuovo premier: in pole position ci sono Luigi Di Maio, Dario Franceschini, Marta Cartabia e Carlo Cottarelli. L'operazione responsabili è stata boicottata dall'interno stesso della maggioranza. Clemente Mastella, sindaco di Benevento, ci ha provato in tutti i modi a dare una mano a Conte, a unire, a mediare. È sfinito e pure stufo: «Io filavo», dice Mastella alla Verità, «e gli altri sfilavano, ma non parlo del centrodestra». Si riferisce alla stessa maggioranza? «Vogliono fottere Conte», conferma Mastella, «questa è la verità. Ma le pare che mentre io cerco di dare una mano, per il bene dell'Italia, in quelle stesse ore Pd e M5s a Benevento firmano un accordo contro di me per le prossime amministrative di giugno? Io non ci capisco più niente!». Torna Renzi, salta Conte? «Se Conte è fottuto», aggiunge Mastella, «questi rischiano grosso, perché il M5s si sgretolerà. Vedrà che molti grillini si sfileranno, senza aver paura delle elezioni anticipate, perché si presenteranno con la lista di Conte. A me, non me ne frega più niente. La politica di oggi è uno squallore, ma lei si rende conto di quello che ha fatto coso… come si chiama… Calenda? Pubblicare i contenuti di una telefonata privata Ma dove siamo arrivati?». Un pronostico? «Conte la fiducia la prende», prevede Mastella, «poi al Senato non è vero che ci vogliono 161 voti, e se vogliamo dirla tutta al Palazzo Madama per la legge elettorale senza premio di maggioranza, hanno sempre ballato tutti i governi. Renzi, con la mossa dell'astensione di Iv, ha rassicurato i suoi, che gli dicevano di non essere d'accordo con la rottura perché temevano le elezioni, e i responsabili», sottolinea Mastella, «non sono più venuti allo scoperto perché hanno pensato: che mi sputtano a fare se tanto non si torna a votare?». L'astensione di Italia viva sul voto di fiducia di lunedì alla Camera e martedì al Senato, apprende La Verità da fonti renziane di primo piano, è praticamente certa: oggi ci sarà una nuova riunione tra Matteo Renzi e i suoi parlamentari, dopo quella di ieri: «Sono molto fiero», dice il leader di Iv ai suoi, «di come stiamo lavorando. I nostri 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti». Alla Camera, Iv perde un pezzo: il deputato Vito De Filippo annuncia il ritorno nel Pd: «È stata sbagliata», spiega De Filippo, «la scelta di Italia viva di aprire la crisi. Per questo lunedì voterò la fiducia al governo. Ho deciso», aggiunge De Filippo, «di continuare il mio impegno parlamentare nel gruppo del Partito democratico». La Lega pareggia subito i conti, con l'ingresso ufficiale nel gruppo a Montecitorio dell'ex M5s Antonio Zennaro. Dunque, Conte torna in bilico: nel Pd si fa strada la convinzione che anche se i responsabili fossero sufficienti a far passare la fiducia, sarebbe comunque necessario allargare la maggioranza. «È evidente», dice a Repubblica il vicesegretario dem, Andrea Orlando, «che si può evitare la crisi avendo un numero in più, ma non pensare di governare. Perciò il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura e lavorare alla ricostruzione di un campo con le forze che hanno dato segnali ma che non si sono ancora sentite di fare questo passo, pur volendo prendere le distanze dalla destra sovranista». Quindi si deve ricucire con Renzi? «Le parole», chiarisce Orlando, «non bastano e mi pare che i margini siano pressoché esauriti. Iv deve prima spiegare i motivi della rottura, riconoscere l'errore politico e offrire garanzie che evitino recrudescenze. Altrimenti, senza un chiarimento, il giorno dopo saremmo punto e a capo». Fonti autorevolissime del M5s confermano alla Verità che il «mai più con Renzi» va considerato archiviato. Sullo sfondo, se l'accordo per la premierhip di Di Maio reggerà, si staglia la prospettiva del Quirinale per Dario Franceschini. Intanto, dopo aver riunito a Milano la coalizione, il leader del centrodestra, Matteo Salvini, traccia la linea: «Se hanno i numeri», dice Salvini, «li tirino fuori e ricomincino a lavorare. Se non hanno i numeri si facciano da parte e, o si va alle elezioni , cosa che in democrazia mi sembra naturale, oppure lascino al centrodestra l'onore e l'onere di farsi carico dei problemi di questo Paese. Se uno mi chiedesse se il centrodestra è pronto a prendere per mano questo Paese, ha le idee, gli uomini, le donne, i progetti, la risposta è sì. Annunciamo fin da oggi», aggiunge Salvini, «il voto del centrodestra a favore del decreto Ristori e allo scostamento di bilancio, perché quelli sono soldi per famiglie e imprese».
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)