2019-08-16
I Boing 737 Max potrebbero tornare a volare a ottobre
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Intanto la flotta parcheggiata in zone climaticamente troppo calde o troppo fredde stanno subendo non solo danni ai penumatici e agli impianti frenanti ma anche un decadimento di alcuni impianti e degli interni. È un'altalena impazzita quella delle azioni Boeing. Ad ogni sussurro che trapela da Seattle riguardante il possibile ritorno in servizio del Boeing 737 Max le quotazioni risalgono, mentre ad ogni più realistica e prudente previsione proveniente dalle autorità aeronautiche mondiali (Faa per il Usa, Easa per l'EU, Caa per l'UK e Caac per la Cina), il valore delle stock option Boeing subisce un nuovo calo. Di nuovo c'è che la Faa, consapevole di essere stata parte del problema che ha portato al verificarsi degli incidenti e alla morte di 345 persone, vorrebbe che il permesso di tornare a volare arrivasse in modo coordinato e contemporaneo in tutti i Paesi del mondo. Il Governo degli Stati Uniti, attraverso una commissione presieduta dal senatore Susan Collins, sta seguendo passo passo i lavori e ha fatto sapere di ritenere possibile un ritorno in servizio per l'inizio di ottobre, smentendo chi sostenere che il B-737 Max non tornerebbe a volare prima del prossimo anno. Attualmente i lavori sul nuovo software dell'aeromobile sono concentrati presso lo stabilimento di Chicago, dove la nuova versione del sistema Mcas (e anche una parte degli impianti ad esso collegati), sono sottoposti a intense prove di ri-certificazione. Oltre al danno finanziario che la paralisi della flotta di B-737 Max sta arrecando alle compagnie e quindi al costruttore americano, a oltre cinque mesi dallo stop gli esemplari che sono bloccati in zone climaticamente fredde stanno subendo danni ai pneumatici e agli impianti frenanti, mentre quelli parcheggiati in zone torride soffrirebbero un decadimento alle componenti di alcuni impianti e degli interni. Non è colpa dei Boeing, sia chiaro, qualsiasi aeromobile progettato per operare 18 ore al giorno su 24 avrebbe gli stessi problemi, non a caso alcune compagnie stanno chiedendo alla Faa il permesso di spostarli laddove le condizioni meteo non siano estreme. Tutto ciò nonostante il personale tecnico addetto alla manutenzione di ogni vettore sia continuamente costretto a intervenire sugli aeromobili per preservarne le parti più delicate, a cominciare dai sensori per arrivare alle costosissime batterie e lubrificanti di bordo. Per esempio i tecnici di Southwest Airlines, vettore che ne ha parcheggiati 34 al sole della città di Victorville, nel deserto del Mojave, California, sta seguendo un programma appositamente definito dai costruttori dei motori (Cfm International General Electric e Safran), per mantenerli in condizioni di poter operare di nuovo rapidamente, e questo prevede, oltre al posizionamento di apposite protezioni, anche avviamenti ciclici dei turbofan di 15-20 minuti durante i quali tutte le precauzioni devono essere rimosse e poi applicate nuovamente, compresi lubrificanti per preservare le delicate parti dei reattori. David Querio, capo della Ascent Aviation, azienda di manutenzione, ha già segnalato a Boeing che l'eccessivo calore aggiunto dall'interno della fusoliera lasciata sotto il sole, nel suo caso dell'Arizona, avrebbe ammalorato e danneggiato interni e arredi. E secondo i calcoli della Faa, la ripresa dei voli comporterà per ognuno dei 346 Boeing 737 Max fermi un lavoro di almeno 120 ore, e quindi di due o tre mesi per riportare l'intera flotta in volo.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)