2019-12-10
I 5 Stelle sono al governo, ma attaccano gli alleati del Pd su Anas
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I senatori grillini presentano un'altra interrogazione al ministero Paola De Micheli sulla situazione dell'ente pubblico che si occupa della manutenzione di 30.000 chilometri di strade in Italia. Sono state richieste spiegazioni sul caso di Aie, l'azienda che ha fatto investimenti all'estero, in particolare in Qatar e Russia durante la gestione di Gianni Vittorio Armani, che fu nominato dall'ex premier Matteo Renzi. Non c'è solo la manovra economica, sul tavolo delle trattative tra gli alleati Pd e 5 Stelle ci sono anche i destini di Anas, la società che gestisce gran parte della rete autostradale in Italia, circa 30.000 chilometri, Da mesi i senatori grillini continuano a bombardare il ministero di Paola De Micheli di interrogazioni parlamentari, in particolare su Aie (Anas International Enterprise), società che investe all'estero e che, come ha scritto La Verità, versa in una difficile situazione economica. Il problema di Aie è che fu un assett su cui puntò soprattutto la gestione dell'ex amministratore Gianni Vittorio Armani, scelto dall'ex premier Matteo Renzi nel 2014: il Pd si ritroverebbe a sconfessare le sue scelte politiche di allora quando Anas decise di partecipare a bandi in Qatar e Russia. Così, mentre continuano le trattative sulla finanziaria, proprio in queste ore i senatori del Movimento 5 Stelle hanno presentato una nuova interrogazione al Senato. A quanto apprende la Verità, gli attacchi dei grillini non sarebbero solo contro la De Micheli, come contro l'attuale amministratore delegato di Anas Massimo Simonini, caso vuole nominato dall'ex ministro grillino Danilo Toninelli. La pressione grillina sul ministero avrebbe come obiettivo anche quello di colpire l'ex numero uno di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, sempre più spesso visto dalle parti del ministero delle Infrastrutture. Per la pentastellata Elena Botto, «il 40 per cento delle infrastrutture gestite da Anas ha più di 35 anni, e usura e scarsa manutenzione hanno provocato negli anni danni fatali e incalcolabili, con aperture di inchieste e molteplici condanne». Non solo, «negli anni Anas ha visto la sua reputazione macchiata da inchieste e accuse gravissime, che vanno dalla corruzione al disastro colposo per crolli e incidenti. Come la maxinchiesta della Procura di Roma nel 2015 sulla "cellula criminale" "che gestiva un giro di mazzette", che ha coinvolto Antonella Accroglianò, la "Dama Nera", ex capo del coordinamento tecnico amministrativo di Anas; l'azienda è stata costantemente al centro di numerosi atti di sindacato ispettivo, oltre che per le vicende giudiziarie, anche per le inefficienze, compensi esorbitanti ai vertici societari e assunzioni in contrasto con le norme sulla selezione del personale dipendente delle società partecipate». L'interrogazione al Senato prende di mira «il direttore risorse umane e organizzazione di Anas dal 29 gennaio 2019 è Adriana Celico, presente anche nell'organismo di vigilanza del gruppo (OdV) e nell'OdV di Quadrilatero Marche-Umbria Spa», perché, si legge, «sembra che negli ultimi mesi Anas abbia ripreso le assunzioni "clientelari", senza effettuare, in numerosi casi, i doverosi bandi e concorsi di evidenza pubblica». Non solo. Secondo gli interroganti, «Anas (...) ha dovuto creare un fondo rischi da 32 milioni che corrisponde prudenzialmente al buco di Aie. Oltre a questo, per garantire la continuità aziendale, il 18 giugno 2019 ha versato 10 milioni di euro per coprire i 7,5 milioni di perdite e ricostituire il capitale sociale. Il giorno prima, 17 giugno 2019, Pino Zingale, magistrato della Corte dei conti delegato al controllo dell'Anas, ha denunciato "gli elementi di possibile reato e danni erariali" alla procura di Roma e alla procura regionale della Corte dei conti. L'esposto è stato inviato anche alla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, e all'attuale ad dell'Anas Massimo Simonini, figlio di un dirigente dell'Anas nominato ad dall'ex ministro Toninelli». Per questo motivo, si chiede di sapere: «quanti dipendenti siano stati reclutati da Anas dal mese di gennaio 2019 e se per tali, pur lodevoli, assunzioni siano stati espletati i doverosi bandi di evidenza pubblica». E «se il deficit di Aie non sia da addebitare agli ex dirigenti Anas, che avevano favorito l'operazione di ingegneria societaria agevolata in Qatar e negli Emirati arabi; e non sia doveroso chiudere Aie, per evitare ulteriori sperperi di fondi pubblici da impiegare rigorosamente per risanare le fatiscenti infrastrutture italiane. a quanto ammontino le esposizioni debitorie e le linee di credito di Aie con le banche e se la denuncia di Zingale, magistrato della Corte dei conti che controlla Anas, per gli elementi di possibile reato e danni erariali, non dovesse essere espletata dall'amministratore delegato Perosino, con analoghe denunce e richieste di azioni di responsabilità, nei confronti dei suoi predecessori in Aie»