2024-10-15
«Presto potremo colpire l’Europa»
Nel riquadro, Nasr Al Din Amer (Ansa)
Il responsabile media degli Huthi Nasr Al Din Amer: «Il prossimo anno avremo missili in grado di coprire lunghe distanze. L’Iran? Alleanza forte, ma non siamo loro subalterni».Nasr Al Din Amer è il vice-capo dell’autorità per i media di Ansar Allah, meglio noti come Huthi, ma è soprattutto uno dei volti pubblici del diffidente movimento yemenita. Dopo la decapitazione della leadership di Hezbollah, gli Huthi sono diventati l’alleato più forte dell’Iran in quella che loro chiamano «asse della resistenza» e sono consapevoli del loro peso nella delicata area del Mar Rosso. Dopo anni di guerra civile lo Yemen è per oltre la metà nelle mani di questa tribù sciita delle montagne del Nord.Ansar Allah ha una lunga storia, ma è stato quando siete entrati nell’orbita dell’Iran nel 2011 che il vostro ruolo è cambiato. «L’alleanza con Teheran è molto importante, ma ci tengo a sottolineare che noi non prendiamo ordini dall’Iran. Ansar Allah è una realtà autonoma che ha un’alleanza paritetica con gli iraniani. Non abbiamo bisogno del loro sostegno economico e portiamo avanti una politica estera parallela e non subalterna».Dal 7 ottobre avete iniziato gli attacchi alle navi che incrociano nel Mar Rosso, rendendo l’area impraticabile per il traffico internazionale. Uno, il più recente, addirittura nell’Oceano Indiano ai danni di una nave greco-maltese che andava da Mogadiscio ad Abu Dhabi. Quale è il vostro piano? «Lo abbiamo detto più volte: noi combatteremo finché il popolo di Gaza non sarà liberato dall’occupazione di Israele. Il popolo palestinese, yemenita, libanese e tutti gli arabi vogliono una Palestina libera, si tratta di un dovere morale. Noi colpiremo Israele fino alla loro resa, non si immaginano nemmeno dove possiamo arrivare».Avete parlato più volte di questa escalation e avete già lanciato droni e missili su Israele. Cosa intendete esattamente? «Il generale Aziz Rashed ha spiegato chiaramente che il prossimo anno le nostre forze armate avranno a disposizione missili che potranno raggiungere l’Europa e anche l’Oceano Atlantico e così tutti gli obiettivi statunitensi saranno alla nostra portata. Noi oggi possiamo colpire il Mar Rosso, l’Oceano Indiano e il Mediterraneo ma il nostro popolo ci vuole come una potenza globale. Questo è un messaggio agli Stati Uniti che stanno facendo pressioni sui Paesi arabi del Golfo per combattere in Yemen: sarebbe una catastrofe per loro e l’Arabia Saudita lo sa bene e per questo non ha accettato di entrare a far parte di alcuna delle operazioni navali nel Mar Rosso». Cosa si intende per politica estera parallela? Gli Stati Uniti hanno lanciato un allarme sui vostri rapporti con i terroristi di Al Shabaab in Somalia. «Noi ci stiamo muovendo autonomamente e abbiamo aperto canali di collaborazione con diversi movimenti. In Sudan, in Somalia e anche più lontano perché il popolo yemenita vuole avere il posto che merita nel mondo. Nessuno dice che Israele è presente nel Mar Rosso grazie ad accordi politici e militari e che spia tutto quello che accade qui. Nelle isole Dahlak, un arcipelago disabitato dell’Eritrea, gli israeliani hanno aperto un base di intelligence e una seconda a un centinaio di chilometri dalla capitale eritrea, sulla montagna più alta del Paese. Sappiamo che Israele è riuscito a mettere piede anche nell’isola di Socotra, all’incrocio fra Oceano Indiano e Mar Rosso, che ufficialmente è amministrata dal governo illegittimo dello Yemen, e che anche gli americani vorrebbero aprire una base in questo snodo vitale».Dopo aver bersagliato Eilat, l’unico porto israeliano sul Mar Rosso, i vostri missili sono arrivati anche nel cuore di Israele, ma non sono mancate le risposte. Prima gli attacchi di Stati Uniti e Gran Bretagna, poi dell’aviazione israeliana. «Gli attacchi di inglesi e americani che miravano a distruggere le nostre infrastrutture sono stati un fallimento perché, come abbiamo più volte dimostrato, la nostra capacità di colpire non è stata diminuita. Israele ha vigliaccamente attaccato il porto di Hodeida dove arrivano gli aiuti umanitari per la popolazione che adesso rischia di non avere cibo perché il porto è stato danneggiato».In un anno le navi attaccate sono state moltissime, sia civili sia militari, e avete costretto il commercio internazionale a cambiare rotta, circumnavigando il continente africano. Ma le navi di Russia e Cina vengono, invece, risparmiate: è evidente la mano iraniana. «Cina e Russia si sono sempre dimostrate amiche del popolo dello Yemen e ovviamente anche dell’Iran. Noi attacchiamo soltanto le navi legate a Israele e ai suoi alleati, tutti gli altri non hanno nulla da temere, ma voglio ribadire che qualsiasi contatto con Israele li trasformerà in un bersaglio».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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