2023-05-03
Il padrino dell’Ia si dimette da Google: «Rischi spaventosi». E Hollywood si ferma
Geoffrey Hinton lascia per poter parlare dei pericoli dell’intelligenza artificiale. Che preoccupano pure gli sceneggiatori, in sciopero.Houston, abbiamo un problema. «Spaventoso» assicura Geoffrey Hinton, 75 anni, ritenuto il «nonno» dell’intelligenza artificiale. Pur di rinnegare la sua creatura, il Cerbero digitale che tutto divora, s’è dimesso da Google, che su questa tecnologia sta investendo miliardi di dollari come le altre big tech, dopo un decennio di proficuo servizio. Molla la sua prestigiosissima poltrona, per lavarsi la coscienza e spogliarsi dal conflitto d’interesse. Epocale. Come se Matteo Renzi restituisse ai sauditi fino all’ultimo petroldollaro. L’addio di Hinton si consuma con un’intervista al New York Times. Lo scienziato è terrorizzato dalla sua tecnologia, che promette di polverizzare l’umana creatività. E rinnega il lavoro degli ultimi quarant’anni. Quegli studi premiati con il Turing award, il Nobel dell’informatica, consegnato anche al collega Yoshua Bengio, che ha già chiesto un velleitario fermo di sei mesi allo sviluppo della tecnologia.Hinton è il secondo pentito. Avverte che i pericoli di ChatGpt, o Bard di Google appunto, sono «piuttosto spaventosi». Per un motivo, aggiunge, già facilmente intuibile: «Oggi non sono più intelligenti di noi, per quanto si possa dire. Ma penso che presto lo diventeranno». Il padrino dell’Ai insegna all’università di Toronto. Sul tema, ha firmato oltre 200 pubblicazioni. La sua previsione rischia di trasformarsi in certezza. Alla rivista Mit Technology, del resto, aveva già spiegato: «A volte penso che è come se degli alieni fossero arrivati sulla terra e le persone non se ne fossero accorte perché parlano troppo bene l’inglese». Con la Bbc, era stato meno sibillino: «Questi sistemi digitali si basano su molteplici modelli che possono imparare separatamente, ma che poi condividono la loro conoscenza istantaneamente. Come se avessimo 10.000 persone e una di queste potesse trasferire alle altre, in un attimo, tutto ciò che ha imparato».Le conseguenze sarebbero disastrose, spiega adesso Hinton nell’intervista in cui annuncia le dimissioni. Specie se la tecnologia verrà usata nel modo sbagliato. Dittatori, guerrafondai, spregiudicati: potrebbero ottenere dai robot poteri sconfinati. Decidendo in guerra, ad esempio, «i loro obbiettivi». Uno «scenario da incubo». Tanto da concludere la sua conversazione con il New York Times citando Robert Oppenheimer, considerato il padre della bomba atomica: «Quando vedi qualcosa di tecnicamente valido, vai avanti e lo fai. Solo dopo discuti cosa farne». In attesa dell’apocalisse, l’America si prepara comunque a fronteggiare le disastrose ricadute occupazionali. Ibm annuncia che il 30% dei lavori nel back office saranno tagliati: 7.800 posti, tra sviluppatori di software e addetti alla clientela, saranno sostituiti.Anche a Hollywood hanno un problema. L’eterna industria dell’intrattenimento è ufficialmente entrata in sciopero. Pure stavolta, si tratta di un evento straordinario. L’ultima volta era capitato nel 2007. Quindici anni più tardi, le trasmissioni vengono interrotte fino a data da destinarsi: spettacoli, film, serie tv. Con il rischio di inenarrabili ritardi sulle prossime uscite. Come se in Italia incrociassero le gambe tutti i giocatori di calcio. Lo sciopero è proclamato dal sindacato degli scrittori, sia del cinema che della televisione, che ha più di 11.000 iscritti. La serrata intellettuale arriva dopo il fallimento delle trattative con gli studios e i produttori di streaming. Non hanno accettato l’aumento chiesto dagli autori, che esigono retribuzioni più alte e una quota maggiore di profitti visto il boom dello streaming, da Amazon a Netflix.Sul negoziato pesa però anche la dilagante intelligenza artificiale. Per il sindacato le conseguenze possono essere devastanti. Vuole che l’Ai venga integrata e non usata autonomamente dai produttori. Il lavoro degli sceneggiatori dovrebbe essere separato da quello delle macchine. Che però continuano a imparare dai loro rivali in carne e ossa, ne emulano le tecniche affinate negli anni, si spingono a plagiare anche gli stili degli autori più ammirati. Così, anche lo sfavillante mondo hollywoodiano è costretto a rimirare l’abisso: i creativi più originali e sofisticati potranno essere sostituiti dai computer?Perfino Steven Spielberg, il regista che ha fatto della tecnologia inarrivabile arte, avverte lo spietato showbiz: «Il cinema è emozione, non puoi far replicare l’esperienza umana dalle macchine». Frena anche qualche coscienzioso divo. L’attore George Clooney teme che l’uso diffuso dell’Ai aumenti diseguaglianze e discriminazioni, con algoritmi che perpetuano pregiudizi e stereotipi. Per il collega Tom Hanks la magia di un gruppo di creativi riuniti per costruire una storia fantastica resta insostituibile. Eppure, lui stesso s’è prestato agli strabilianti servigi del programma «Metaphysic live» in Here, il prossimo film di Robert Zemeckis, che lo farà comparire in età diverse della sua vita. Sarà l’eterna giovinezza artificiale. Il sogno letterario di Dorian Gray, oltre un secolo dopo. Insomma, l’ennesimo incubo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.