2020-10-14
«Hanno ucciso il metodo Piacenza»
Il primario di oncoematologia che vanta il record «zero morti» e ha stupito il Times, Luigi Cavanna: «Oms e Aifa hanno fatto la guerra all'idrossiclorochina, adesso il protocollo è illegale».Luigi Cavanna insegna clinica medica all'università di Parma e Piacenza. Quattro specializzazioni (ematologia, medicina interna, oncologia e gastroenterologia), autore di oltre 250 lavori scientifici. Dirige il dipartimento oncoematologia del relativo ospedale di Piacenza. Si occupa di tumori. Non solo del sangue ma anche delle parti solide. Mammelle e prostate tanto per dire. Tuttavia, non fa scuola solo nelle aule. Ma anche e soprattutto nella cura del Covid. Nei giorni più complicati della pandemia si trasforma da primario in medico condotto. E con l'aiuto del caposala Gabriele Cremona, d'accordo con la sua direzione, ha smesso di aspettare che i pazienti arrivassero all'ospedale con i polmoni devastati. Meglio curarli a casa. Prima che fosse troppo tardi. I risultati parlano da soli. Si è occupato di circa 300 pazienti. Meno di una quindicina di questi sono stati ricoverati. Tutti sono tornati a casa con le loro gambe. Morti zero. Fra i tanti titoli pure quello di poliziotto ad honorem conferitogli dalla Polizia. Ma la sua divisa è quella bianca del medico. Le sue armi erano dispositivi di protezione e una borsa contenente tutto l'occorrente: farmaci, un dispositivo portatile per ecografia del torace, saturimetri da lasciare al paziente, tamponi, provette per prelievi ematici. E poi medicinali. Idrossiclorochina due volte al giorno più un antivirale per almeno una settimana. In talune situazioni antibiotico e cortisone. Pure l'eparina sottocute se necessario. Per chi ne aveva bisogno Cavanna e i suoi uomini ordinavano l'ossigeno alla farmacia ospedaliera e lo recapitavano a domicilio in poche ore. Di lui si è occupato pure il Time. Con tanto di foto e video in cui sembrava quasi un astronauta prima di entrare in casa dei pazienti. A visitarli e curarli e poi controlli continui per telefono. Quel telefono con cui è difficile raggiungerlo in queste ore. Dica la verità. Il Covid sta tornando e per lei non ci sono pause.«In realtà no, la mia giornata è sempre così frenetica. I contagi stanno aumentando. I ricoverati pure. Ma per il momento in rianimazione a Piacenza non abbiamo pazienti». È fiducioso?«Vi sarebbero tutti i motivi per esserlo. Il Covid è una malattia altamente contagiosa. E questo è un male. Ma è proprio questo, se mi consente, il suo punto debole. È prevedibile come tutte le malattie infettive. La cura deve essere immediata e precoce. È solo così che il Covid non evolve - anzi involve - in quelle polmoniti interstiziali che poi necessitano di terapie intensive ma…».Ma?«Tutto il dibattito scientifico e mediatico è esclusivamente concentrato sull'ospedalizzazione. Ma gli ospedali servono a curare quel 5% di pazienti che presenta sintomi severi o critici. In quest'ultimo caso serve la terapia intensiva. Ma se si è tempestivi nella cura a domicilio il numero potenziale dei pazienti ricoverabili diminuisce. E questo è un grosso risparmio».Economico? Per il sistema?«No, di vite umane. Più aumentano i pazienti Covid negli ospedali, minori sono le possibilità di cura per i pazienti affetti da patologie ben più gravi che non possono aspettare. Adibire le sale chirurgiche a terapie intensive ha un costo enorme per la collettività».Quindi servono ospedali e letti?«Male non fanno. Ben vengano. Ma serve soprattutto non farceli entrare i pazienti in ospedale. E questo riesci a farlo solo con la cura tempestiva e a domicilio. La prognosi migliora».E qui si arriva al metodo Piacenza che così grandi risultati ha dato…«Metodo che oggi non sarebbe replicabile».Prego?«Prima l'Oms, poi l'Agenzia italiana per il farmaco ha vietato l'idrossiclorochina, se non per finalità sperimentali. Quindi la base portante del nostro protocollo terapeutico non esiste più».Mi sta dicendo che quei 300 pazienti e oltre che lei ha curato con il protocollo a base di idrossiclorochina oggi quel farmaco non potrebbero prenderlo?«Esatto e tutto a causa di uno studio bislacco pubblicato da The Lancet, che si è quasi subito scusata ritirando il lavoro. Peccato che Oms prima e Aifa poi non siano state altrettanto tempestive. Tanto veloci a vietare l'utilizzo del farmaco anche di fronte a uno studio screditato agli occhi del mondo intero, ma incapaci di reimboccare la retta via. Come invece hanno fatto altri Stati che - preso atto della figuraccia - hanno immediatamente reinserito la clorochina nei loro protocolli, come da molte parti in Usa». E comunque nel frattempo sono usciti nuovi studi importanti che confermano la validità del farmaco.«Tanto efficace quanto economico. Costa 4 euro a confezione. E con questa si curano due persone. E uno studio importante cui hanno partecipato un centinaio di professionisti italiani è da poco uscito: 3.451 pazienti ricoverati in 33 centri. Lavoro pubblicato sull'European journal of medicine. L'utilizzo precoce dell'idrossiclorochina, soprattutto nelle fasi iniziali, abbassa notevolmente i tassi di mortalità. Dal 16% circa a meno del 9%. Quasi dimezzati. Studi analoghi sono in corso di pubblicazione in Belgio. Con risultati incoraggianti. E comunque ricordiamoci di una cosa».Cosa?«È una situazione straordinaria e serve guardarsi intorno. E quindi curare i pazienti fin dall'inizio. Quando la gente si ammalerà di meno ce la potremo prendere più comoda e quindi potremo dedicarci agli studi randomizzati controllati. Per questo sui protocolli di cura serve la più ampia libertà possibile».La battaglia si può vincere?«Assolutamente sì. Serve fare tesoro delle esperienze del passato. Voglio ricordare ciò che scrive il professor Antonio Cassone su Sanità e informazione del 29 settembre: “Gli editori di riviste importanti sono molto riluttanti a pubblicare qualcosa di positivo su idrossiclorochina, mentre pubblicano immediatamente anche paper deboli quando l'idrossiclorochina non funziona". Questo mi sembra un po' preoccupante per tutta la comunità scientifica». Ma qui si parla in continuazione di curve dei contagi, numero massimo di persone invitabili a una festa, di vietare il calcetto, di chiudere i locali alle 24.«E molto poco degli aspetti medici e clinici purtroppo».Una pillola di ottimismo prima di salutarci…«Una buona notizia da Piacenza: è partita l'iniziativa da parte della Fondazione Gorbachev e sostenuta da Lisa Clark di candidare il corpo sanitario italiano al premio Nobel per la pace. Questo ci riempie di orgoglio e faremo ogni sforzo proprio in memoria dei tanti malati, e anche tanti sanitari, che non ci sono più a causa del Covid-19».
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