2023-06-30
Gusmeroli: «Le partite Iva non saranno più il bancomat fiscale dello Stato»
Passa l’emendamento del deputato leghista: «È una svolta storica, superiamo il maxi acconto di novembre e le imposte si potranno rateizzare all’anno dopo. L’Imu? I contribuenti risparmiano, la calcolerà il Comune».Commercianti, piccole imprese e partite Iva in generale sono storicamente costrette a pagare tutte le tasse in anticipo, cioè prima di aver incassato gli utili o i proventi rispetto ai quali scatta l’imposizione fiscale. Un non senso. Che diventa ancora meno comprensibile visti i tempi finanziari che stiamo correndo. Tempi caratterizzati dal ritorno dei tassi alti e dall’inflazione. Perché fino a quando il denaro non «costava» era un conto, ora che la politica monetaria della Lagarde è diventata iper-restrittiva è tutta un’altra musica. Ecco a questo non senso metterà fine, quando entreranno in vigore i decreti attuativi, la delega per la riforma fiscale. La svolta grazie al via libera all’emendamento presentato da Alberto Gusmeroli responsabile fisco del dipartimento economia della Lega, relatore della riforma fiscale ma anche commercialista e quindi esperto di questi temi.Ci spiega in concreto cosa prevede la norma? «È un fatto storico, per la prima volta in 50 anni le imposte, grazie alla Lega, per metà si potranno rateizzare all’anno successivo superando il maxi-acconto che andava versato a novembre. A questo punto si può facilmente ridurre anche la ritenuta d’acconto dei lavoratori autonomi che oggi è pari al 20%, potrà prima dimezzarsi per essere poi abolita».Quali contribuenti potranno trarne vantaggio?«La rateizzazione all’anno successivo dell’acconto di novembre riguarda tutti i lavoratori autonomi, le piccole imprese e i forfettari».Numeri?«Parliamo di circa 4,5 milioni di partite Iva e poi potenzialmente potrebbe riguardare anche i lavoratori dipendenti e i pensionati se devono pagare un acconto fiscale per i redditi extra». Quando effettivamente i cittadini potranno godere dei vantaggi della riforma? «L’iter della delega fiscale prevede altri passaggi in estate, ma per agosto contiamo di chiudere il voto d’Aula per partire con i decreti attuativi».Quindi?«Diciamo che ci sono due ipotesi. O le nuove norme potrebbero entrare in vigore già in parte nel 2023 e per un’altra parte nel 2024, oppure avremo tutto in un unica norma dal 2024. Ma mi lasci dire che per una rivoluzione storica come quella di cui stiamo parlando - abbiamo aspettato 50 anni ed io ho avanzato questa proposta per la prima volta 3 anni fa, il 5 agosto 2020 - si tratta di una dolce attesa». È una riforma di buon senso. Chi era contro?«A parte i residui ideologici è stato soprattutto un problema di coperture. La svolta c’è stata quando nella precedente legislatura io e l’ex presidente della commissione finanze abbiamo rivolto un quesito all’Istat che a sua volta ha interpellato Eurostat. Di fronte alla risposta e all’evidenza che il provvedimento non avrebbe generato obbligo di copertura, ma solo la necessità di provvedere per cassa, il più grande intralcio è stato eliminato». Ci sono tanti contribuenti che non riescono a pagare o pagavano in ritardo, così vivranno più tranquilli.«Assolutamente sì. Per molti cittadini e molte imprese non c’è più l’incubo del ravvedimento operoso, pagando sanzioni e interessi. Non solo perché in questo modo lasciamo più liquidità in pancia ai contribuenti che oberati da tassi alti e inflazione ne hanno davvero bisogno. E tutto l’impianto della legge delega va in questa direzione...». Cioè? «Nella direzione di venire incontro alle esigenze del cittadino onesto che però può per diversi motivi aver avuto problemi con le Entrate. Dall’origine la riforma fiscale ha contenuto tante proposte della Lega, a partire dalla semplificazione per arrivare alla graduale riduzione delle tasse e al riequilibrio nel rapporto tra cittadino e Agenzia delle Entrate che oggi è assolutamente squilibrato». Qualche esempio?«Uno per tutti: la graduazione delle sanzioni a seconda della pericolosità fiscale».Ci può spiegare meglio?«Non si può colpevolizzare il cittadino che per difficoltà, che possono capitare a tutti, ha dichiarato le imposte ma non è riuscito a pagarle. In questo caso le sanzioni vanno ridotte e rateizzate fino a 10 anni con accordi preventivi biennali che stabiliscono il quantum da versare». Poi c’è il tema del mattone. Il bene più semplice da tassare. «E infatti siamo intervenuti anche sull’immobiliare. È passato il concetto per cui gradualmente si dovrà andare dall’Imu auto-liquidata all’Imu calcolata dal Comune». Vantaggi? «Il cittadino risparmia perché non deve fare ricorso al commercialista e si recupera gettito, perché oggi è una imposta con una certa dose di evasione. Con i soldi recuperati si può poi pensare di tagliare l’Imu a tutti».Siamo a livello di principi...«Certo, ma tutta la legge delega si basa su principi che devono essere poi tradotti nei decreti attuativi. Ma da lì non si scappa. Ci sono anche altri principi che io considero rivoluzionari». Mi dica?«Diminuzione delle scadenze e adempimenti, l’abolizione dell’Irap, basta scadenze ad agosto o cartelle ad agosto e dicembre. L’incentivo alle nuove assunzioni sotto forma di superammortamento, cioè di deduzione oltre il 100% del costo delle retribuzione».In soldoni?«È un incentivo per le nuove assunzioni che non mette in difficoltà i conti dell’Inps. Ricorda industria 4.0? C’era il superammortamento: se compravi bene strumentali potevi dedurre il 150%, bene, qui si fa la stessa cosa per il costo del personale. La delega per la riforma fiscale raccoglie la sfida di rendere meno nemico e complicato il fisco italiano, meno respingente rispetto agli investimenti esteri».
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