
Il ministro dell'Economia risponde alla lettera dell'Ue assicurando che non ci saranno marce indietro sulla guerra al contante: «Il recupero dell'evasione? Stime prudenti». Manovra in Aula la settimana prossima.Cortesie e toni pacati negli scambi fra Roma e Bruxelles. Ieri, la lettera con cui l'Italia hai risposto agli appunti della Commissione sulla manovra ha dimostrato in modo definitivo che la musica è cambiata e che il nuovo esecutivo non farà la voce grossa con l'Ue. L'inizio della nuova era, d'altra parte, era stato segnato dalla lettera che Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici hanno inviato il 22 ottobre al governo italiano: si capisce subito che gli animi sono ben diversi rispetto a un anno fa (tanto che, nonostante le critiche asul debito, Moscovici è subito corso a dichiarare alla stampa che la Commissione non avrebbe chiesto modifiche). D'altra parte, il governo giallorosso è decisamente più in linea rispetto al passato esecutivo gialloblù. Fatto sta che i toni appaiono ben più moderati, così come lo sono quelli che il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha utilizzato nella lettera di risposta che ha inviato ieri a Bruxelles. «Tutte le stime contenute nel documento programmatico di bilancio sono abbastanza prudenti, non tengono conto dell'impatto sul gettito del piano per la promozione dei pagamenti digitali» e il progetto di bilancio per il 2020 «non costituisce una deviazione significativa» dalle regole Ue, scrive il ministro. Come spiega il numero uno di via XX Settembre, il governo ha applicato un margine di flessibilità per eventi insoliti dello 0,2% del Pil nel 2020 ma con questa flessibilità aggiuntiva il progetto di bilancio strutturale per il 2020 non costituisce «una deviazione significativa» dalle regole.La manovra, dice Gualtieri, è coerente con le regole del Patto di stabilità e crescita, tenuto conto della flessibilità che queste prevedono. Al tempo stesso, continua il ministro, viene assicurata la sostenibilità della finanza pubblica e la traiettoria discendente del debito, evitando una stretta pro ciclica in linea con gli orientamenti espressi nell'Eurogruppo del 9 ottobre.La risposta alla missiva della Commissione europea è stata anche un'opportunità per ribadire l'intenzione di Palazzo Chigi di cambiare la distribuzione del carico fiscale attraverso una combinazione di riduzione delle imposte sul lavoro subordinato e specifiche misure di contrasto all'evasione. Inoltre, la maggioranza prenderà parte al green new deal europeo attraverso investimenti orientati a favorire l'innovazione e l'adattamento del nostro sistema produttivo a modelli di sostenibilità ambientale e sociale. Le misure di contrasto all'evasione sono quantificate in circa 3 miliardi di euro, si legge nella relazione tecnica allegata alla lettera.Il ministro ha sottolineato che «tutte le stime contenute nel documento programmatico di bilancio sono piuttosto prudenti». Come governo italiano «siamo fiduciosi che i nostri sforzi di consolidamento fiscale e di riforma strutturale porteranno a un'ulteriore riduzione dello spread, producendo risparmi di bilancio sulla spesa per interessi e un ulteriore miglioramento del saldo strutturale», ha sottolineato Gualtieri.L'Italia, attraverso la lettera di risposta, ha spiegato a Bruxelles che «quota 100 resterà in vigore fino al 2021, come originariamente previsto. Anche se questa politica comporta dei costi, non altera i pilastri chiave del nostro sistema pensionistico, come un'alta età pensionabile obbligatoria e una graduale transizione al sistema contributivo». Tuttavia, anche se «cambiamenti frequenti nelle regole per la pensione anticipata potrebbero essere dannosi», il numero di domande per quota 100 è significativamente inferiore alle stime iniziali dell'esecutivo. L'Italia punta poi a «promuovere e incrementare l'utilizzo dei pagamenti digitali. La diffusione del contante, anche se in calo, è ancora più alta rispetto agli altri Paesi europei», ha concluso Gualtieri.Insomma, la manovra che il governo si appresta ad approvare entro fine anno avrà certamente dei capisaldi che non potranno mancare. Il primo è sicuramente quello legato al blocco dell'aumento dell'Iva che dovrebbe scattare il 1° gennaio dell'anno prossimo. Una mossa dal costo di 23,1 miliardi che, in realtà scatterà solo in parte, visto che l'imposta sul valore aggiunto verrà probabilmente rimodulata per alcuni beni, non per tutti. C'è poi il taglio del cuneo fiscale. La speranza è riconoscere ai lavoratori una maggiore retribuzione diminuendo le imposte sul lavoro. Si parla anche di salario minimo: come previsto dal programma, le due forze di maggioranza sono al lavoro per introdurre una retribuzione minima garantita a tutti i lavoratori.Non mancherà, inoltre, il tema della tutela ambientale. È previsto infatti nella bozza di testo del nuovo decreto Ambiente il nuovo bonus rottamazione auto e moto 2020 da 1.500 euro per chi cambia un'auto fino a Euro 3 o una moto Euro 2 e risiede in una delle città metropolitane delle zone più inquinate, interessate dalle procedure d'infrazione Ue. Verranno, inoltre, favoriti i pagamenti digitali attraverso la riduzione dei costi per le transazioni e il pagamento maggiorato dell'Iva per chi usa il contante. C'è anche l'ipotesi di una riforma fiscale che dovrebbe portare alla rimodulazione delle aliquote Irpef. Prevista pure la lotteria scontrini con premi esentasse. Previsto poi un aumento delle tasse sul tabacco trinciato, le sigarette e i liquidi per le ecig.
Elly Schlein (Ansa)
Corteo a Messina per dire no all’opera. Salvini: «Nessuna nuova gara. Si parte nel 2026».
I cantieri per il Ponte sullo Stretto «saranno aperti nel 2026». Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, snocciola dati certi e sgombera il campo da illazioni e dubbi proprio nel giorno in cui migliaia di persone (gli organizzatori parlano di 15.000) sono scese in piazza a Messina per dire no al Ponte sullo Stretto. Il «no» vede schierati Pd e Cgil in corteo per opporsi a un’opera che offre «comunque oltre 37.000 posti di lavoro». Nonostante lo stop arrivato dalla Corte dei Conti al progetto, Salvini ha illustrato i prossimi step e ha rassicurato gli italiani: «Non è vero che bisognerà rifare una gara. La gara c’è stata. Ovviamente i costi del 2025 dei materiali, dell’acciaio, del cemento, dell’energia, non sono i costi di dieci anni fa. Questo non perché è cambiato il progetto, ma perché è cambiato il mondo».
Luigi Lovaglio (Ansa)
A Milano si indaga su concerto e ostacolo alla vigilanza nella scalata a Mediobanca. Gli interessati smentiscono. Lovaglio intercettato critica l’ad di Generali Donnet.
La scalata di Mps su Mediobanca continua a produrre scosse giudiziarie. La Procura di Milano indaga sull’Ops. I pm ipotizzano manipolazione del mercato e ostacolo alla vigilanza, ritenendo possibile un coordinamento occulto tra alcuni nuovi soci di Mps e il vertice allora guidato dall’ad Luigi Lovaglio. Gli indagati sono l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone; Francesco Milleri, presidente della holding Delfin; Romolo Bardin, ad di Delfin; Enrico Cavatorta, dirigente della stessa holding; e lo stesso Lovaglio.
Leone XIV (Ansa)
- La missione di Prevost in Turchia aiuta ad abbattere il «muro» del Mediterraneo tra cristianità e Islam. Considerando anche l’estensione degli Accordi di Abramo, c’è fiducia per una florida regione multireligiosa.
- Leone XIV visita il tempio musulmano di Istanbul ma si limita a togliere le scarpe. Oggi la partenza per il Libano con il rebus Airbus: pure il suo velivolo va aggiornato.
Lo speciale contiene due articoli.
Pier Carlo Padoan (Ansa)
Schlein chiede al governo di riferire sull’inchiesta. Ma sono i democratici che hanno rovinato il Monte. E il loro Padoan al Tesoro ha messo miliardi pubblici per salvarlo per poi farsi eleggere proprio a Siena...
Quando Elly Schlein parla di «opacità del governo nella scalata Mps su Mediobanca», è difficile trattenere un sorriso. Amaro, s’intende. Perché è difficile ascoltare un appello alla trasparenza proprio dalla segretaria del partito che ha portato il Monte dei Paschi di Siena dall’essere la banca più antica del mondo a un cimitero di esperimenti politici e clientelari. Una rimozione selettiva che, se non fosse pronunciata con serietà, sembrerebbe il copione di una satira. Schlein tuona contro «il ruolo opaco del governo e del Mef», chiede a Giorgetti di presentarsi immediatamente in Parlamento, sventola richieste di trasparenza come fossero trofei morali. Ma evita accuratamente di ricordare che l’opacità vera, quella strutturale, quella che ha devastato la banca, porta un marchio indelebile: il Pci e i suoi eredi. Un marchio inciso nella pietra di Rocca Salimbeni, dove negli anni si è consumato uno dei più grandi scempi finanziari della storia repubblicana. Un conto finale da 8,2 miliardi pagato dallo Stato, cioè dai contribuenti, mentre i signori del «buon governo» locale si dilettavano con le loro clientele.






