2019-12-21
Gualtieri celebra il funerale all’industria 4.0
Nella manovra c'è un «pacco» consegnato alle imprese italiane. Ammainata la bandiera del vecchio Pd renziano: la concessione di particolari sgravi in favore delle aziende che investono viene ridotta e trasformata con un assurdo inasprimento amministrativo.«Abbiamo criticato il bicchiere mezzo vuoto, ma ce n'è anche uno mezzo pieno: la retromarcia su Iva, plastica e auto ma anche Pir e industria 4.0, ora di nuovo a disposizione per chi vuole investire. I populisti urlano, i riformisti vanno avanti passo dopo passo. Avanti così». Scriveva su Twitter Matteo Renzi lo scorso 26 novembre.Già, forse i populisti urleranno pure ma l'industria 4.0 è morta. E non certo per mano loro dal momento che a ucciderla è stato proprio questo governo.Il primo ad accorgersene è stato il leghista Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera nonché sindaco di Arona ma soprattutto commercialista. È colui che per primo si è accorto della scempiaggine presente nel decreto fiscale che obbliga il committente a pagare i contributi dei dipendenti dell'impresa cui sono stati appaltati i lavori. Senza il suo intervento i condomini avrebbero dovuto pagare i contributi di chi pulisce le scale. E se ovviamente il lavoratore fa le pulizie per più condomini non era dato sapere chi avrebbe pagato per cosa.Ma il governo di Giuseppi tira avanti perché possiede doti paranormali. Abbassa tasse che prima non c'erano (vedi plastic tax o sugar tax) reclamando applausi a scena aperta. Si fa bello di aver fatto ciò che tutti gli esecutivi che si sono succeduti dal 2014 ad oggi hanno realizzato in silenzio. Vale a dire evitare l'aumento dell'Iva. Salvo scoprire ora il pacco bomba consegnato alle imprese italiane con questa legge di bilancio sul finire del 2019 e senza possibilità di disinnescare l'ordigno.La tanto sbandierata industria 4.0 da sempre bandiera del Pd renziano altro non consisteva infatti che nella concessione di particolari sgravi fiscali in favore delle imprese che investono. Veniva cioè consentito loro di potere detrarre dal proprio reddito ante imposte un costo fiscalmente deducibile (superammortamento o iperammortamento) superiore all'ammortamento ordinario, ovvero la quota del costo pluriennale addebitata a ciascun anno di utilizzo dell'investimento. In altre parole, l'impresa che investiva un milione di euro poteva dedurre dalla dichiarazione dei redditi superammortamenti per 336.000 euro anziché 240.000 fino ad un totale complessivo nei vari anni di 1,4 milioni. Un significativo risparmio di imposta teso a incentivare la realizzazione di investimenti da parte delle imprese. Nel complesso questi ultimi costituiscono una componente importante del prodotto interno lordo. Quasi il 20%. Se poi l'investimento aveva valenze innovative particolari (macchine interconnesse ed intelligenti da cui derivava il pomposo «industria 4.0») il risparmio di imposta era addirittura superiore tanto che l'ammortamento annuo deducibile si trasformava in iperammortamento ed arrivava (sempre nel caso dell'investimento di un milione) a 600.000 euro (anziché il già conveniente 336.000). In pratica grazie a questa agevolazione l'impresa che usufruiva del cosiddetto superammortamento risparmiava quasi 100.000 euro nel corso degli anni di vita dell'investimento per arrivare a un risparmio di 360.000 nel caso dell'iperammortamento relativo all'industria 4.0.Sia chiaro, una misura chiaramente «limitata» nella sua portata in quanto indirizzata alle sole imprese redditizie (che quindi possono risparmiare imposte) e con capacità di investimento. Da tempo diciamo infatti che il miglior incentivo agli investimenti è il fatturato ed ecco perché serve comunque mettere e non togliere soldi dalle tasche dei contribuenti. Ma comunque un risparmio di imposte significativo indirizzato a una componente del Pil in pluriennale stagnazione. Gli investimenti delle imprese, passati in una dozzina d'anni dal 23% al 18% del Pil.Tutto questo però è scomparso in una notte. Ne dà il triste annuncio l'onorevole Alberto Gusmeroli in commissione Bilancio alla Camera il giorno 19 dicembre 2019 nel silenzio dei parenti del defunto estinto e di fronte al ministro Roberto Gualtieri. Si presume in qualità di sacerdote officiante il funerale.«Per anni ci avete parlato di industria 4.0. Lo sapete che è stato abolito il superammortamento? Lo sapete che è stato abolito l'iperammortamento? E che è stato trasformato in un credito di imposta ultraridotto?». Ma ciò che ancora di più desta sconcerto in Gusmeroli - e in noi - è il fatto che questa decisione è di fatto irreversibile. Un po' come l'euro secondo gli europeisti. La Camera non potrà infatti proporre alcun possibile emendamento a questo insensato inasprimento fiscale ma potrà soltanto approvare o rigettare in toto la legge di bilancio nel suo complesso.Lo sgomento di Gusmeroli rimbomba nel silenzio generale. «Lo sapete che il superammortamento del 130% è stato trasformato in un credito di imposta del 6% in cinque anni?». Ma ben presto la tristezza lascia lo spazio al surreale sconcerto del deputato leghista. Le imprese che intenderanno usufruire di questo sconto già di per sé misero dovranno addirittura inviare ogni anno - aprite bene gli occhi - una relazione al ministero dell'Industria e dello sviluppo economico. Quasi come se vi fosse qualcuno nel ministero a Roma che tutta questa carta va a leggersela per verificare se il falegname di Saronno ha effettivamente realizzato un investimento o ha semplicemente effettuato una spesa corrente.Se la cosa non sembrasse di per sé già abbastanza complicata nella fattura dell'investimento dovranno ovviamente essere citati commi e articoli che giustificano la successiva possibilità di usufruire di questo credito fiscale ultraridotto.«Ma quelli di Italia viva dove sono? Sono vivi?». Seguono otto secondi di interminabile pausa da parte di Gusmeroli. Probabilmente quelli di Italia viva si stavano invece già fingendo morti. Un po' come questo Paese che ha maledettamente bisogno di investimenti non solo pubblici ma anche privati.
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)