2020-12-05
Grillo lancia un siluro sulla maggioranza: «Il fondo salva Stati? Strumento inutile»
Il fondatore del Movimento boccia il Meccanismo di stabilità. Luigi Di Maio furioso: «Il 9 dicembre è irresponsabile votare no» Il governo è Mes malissimo. Come se non bastassero i parlamentari dissidenti, 42 deputati e 16 senatori del M5s, che hanno firmato la lettera con la quale avvertono i vertici pentastellati e il governo guidato da Giuseppe Conte di essere pronti, il prossimo 9 dicembre, in aula, a bocciare la riforma del Mes, arriva un post di Beppe Grillo a gettare benzina sul fuoco e ad aprire, di fatto, un fronte contro la linea governista incarnata da Luigi Di Maio. «Non starò qui», scrive Grillo sul suo blog, «ad elencare le mille ragioni che fanno del Mes uno strumento non solo inadatto ma anche del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato. A farlo, ogni qualvolta gli viene messo un microfono sotto al naso, ci ha già pensato il nostro presidente del Consiglio Conte dicendo più e più volte che “disponiamo già di tantissime risorse (fondi strutturali, scostamenti di bilancio, Recovery Fund ecc..) e dobbiamo saperle spendere". Dunque», aggiunge Grillo, «non è una questione di soldi, che sembrano esserci, ma come e dove usarli. Dal momento che però il dibattito italiano, rimpasto a parte, sembra impegnato esclusivamente su come reperire altri fondi per dar ossigeno alla sanità e alle imprese italiane», sottolinea il fondatore del M5s, «ecco due proposte assolutamente praticabili, sacrosante e soprattutto non vincolanti (che non prevedono alcun tipo di indebitamento per l'Italia) che porterebbero un sacco di miliardi nelle casse dello Stato in poco tempo, semmai ce ne fosse bisogno». Le proposte consistono nel «far pagare l'Imu e l'Ici non versata sui beni immobili alla Chiesa» e in «una patrimoniale ai super ricchi». Quest'ultima consisterebbe, propone Grillo, in «un contributo del 2% per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo» che «genererebbe un'entrata per le casse dello Stato poco superiore ai 6 miliardi. Uno del 3% dato dai multimiliardari potrebbe fruttare circa 4 miliardi ulteriori. Una patrimoniale così concepita, significherebbe per le casse dello Stato un'entrata garantita di almeno 10 miliardi di euro per il primo anno, e di ulteriori 10 se la misura venisse confermata anche per il 2022. Se sommate», sottolinea Beppe Grillo, «le due proposte, porterebbero nel biennio 2021/2022 all'incirca 25 miliardi di euro subito spendibili e liberi da vincoli di rientro. Per questo motivo incaponirsi sull'assurda discussione sui fondi del Mes, che vengono descritti come la panacea di tutti i mali, è una mera perdita di tempo ed energie. I soldi del meccanismo europeo, è giusto ricordare che (convenienti o meno) sempre debito sono. Un debito che ormai ammonta a oltre 150 miliardi e che, prima o poi», conclude Grillo, «dovrà essere ripagato dalle vere vittime morali di tutta questa storia. I giovani e le nuove generazioni». Se è vero, come è vero, che il prossimo 9 dicembre in Parlamento si vota per la riforma del Mes e non per l'utilizzo dei famigerati 36 miliardi per la sanità, è vero pure che ormai i due temi sono politicamente intrecciati. Intreccio che, alla fine dei giochi, finirà col travolgere maggioranza e governo. Non a caso il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, ribadisce che approvare la riforma «per noi è un punto non eludibile». Le ore che hanno preceduto l'assemblea congiunta dei parlamentari grillini di ieri sera sono state letteralmente infuocate. Raffaele Trano, deputato ex M5s, già presidente della Commissione Finanze, denuncia all'Adnkronos un clima terrificante: «Alcuni miei colleghi del M5s», dice Trano, «mi hanno rivelato di aver subito pressioni da parte di esponenti della compagine governativa. Il clima è molto pesante. È stato detto loro di prendere le distanze dalla lettera e votare la risoluzione di maggioranza per autorizzare la riforma del Mes o, in alternativa, di non presentarsi in Aula se proprio non vogliono votare sì». Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, capodelegazione M5s al governo, invita ad «aprire un confronto sull'idea rilanciata da Beppe Grillo di chiedere un contributo a chi possiede un patrimonio dai 50 milioni in su». «Come al solito», commenta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, «Beppe Grillo sa essere puntuale e preciso. Bene ha fatto a scansare ogni idea di patrimoniale. Se si vuol discutere di una tassa per i super ricchi, insomma sui milionari, ben venga, con criteri adeguati che non incidano in alcun modo sulla classe media o su chi fa impresa». A proposito di Di Maio: le voci di dentro del M5s raccolte dalla Verità segnalano un Giggino letteralmente infuriato, che starebbe cercando, come via d'uscita, di far ingoiare al Pd una risoluzione che dica sì alla riforma del Mes ma che metta nero su bianco che l'Italia non farà mai uso dei soldi per la sanità. Così va interpretato il messaggio mandato ieri sera al Tg1: «Il 9 dicembre si vota sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio, non si vota sull'utilizzo del Mes. Sarebbe da irresponsabili votare mercoledì contro il governo e il presidente del Consiglio che chiede l'autorizzazione ad andare in Europa a chiedere di utilizzare i 209 miliardi di Recovery fund». La battaglia è iniziata.
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