2025-09-08
Greta, la falsa ribelle che fa godere le élite
L’attivista svedese è l’ultima incarnazione di una figura creata nel ’68: l’anticonformista di facciata. Se i potenti della Terra la omaggiano è solo per le teorie di cui si fa ventriloqua, che mirano a distruggere il tradizionale modo di vivere dei popoli.«Finché dura fa verdura». Proverbio toscano poco noto, ed è un peccato, che chiarisce con incisività che quando si è riusciti a creare una situazione vantaggiosa non bisogna smettere di sfruttarla. La situazione vantaggiosa ha un nome e un cognome, Greta Thunberg, attivista svedese di ignoranza nettamente superiore a quella dei suoi coetanei, in quanto ha passato grossa parte di quella che avrebbe dovuto essere la sua vita scolastica in piedi con un cartello in mano. Greta Thunberg non sa niente di climatologia, virologia, antropologia e geopolitica, non è in grado di sostenere una discussione, quindi è fondamentale che lei si muova sempre in un ambiente protetto, ripulito da chiunque possa farle una qualche domanda e pretendere una qualche risposta che dimostri che tutta la sua struttura è fatta di slogan. Il suo unico titolo di studio è una laurea in Teologia conferita dall’Università di Helsinki, perché Greta Thunberg è tanto buona, cioè per le sue idee, o, meglio, per le idee che lei professa come se fossero sue, e che sono le idee delle élite mondiali, quelle con cui le élite vogliono immiserire, imprigionare, indebolire fino alla malattia cronica e all’indigenza totale i popoli dell’Occidente, e favorire la islamizzazione dell’Europa e del mondo. Greta Thunberg è l’esempio del falso rivoluzionario. Dal 1968 è stata creata la figura del falso anticonformista, del falso ribelle, di colui che aggredisce i valori e lo stile di vita di un popolo (sposarsi, avere figli, possedere un’auto con cui andare dove si vuole, non essere inoculati con farmaci di dubbia utilità e indubbi effetti collaterali) col benestare delle élite. Il vero anticonformista, il vero ribelle è inevitabilmente povero e procede in salita; il falso anticonformista, il ribelle creato a tavolino procede in discesa, tutte le porte gli sono spalancate. Una ragazzetta incolta è stata ricevuta da tutti i poteri nazionali e sovranazionali, incluso quel cappellano delle élite mondiali che è stato Bergoglio. È andata in barca a vela all’Onu, con costi stratosferici. In Italia è stato reso obbligatorio per gli studenti il ridicolo sciopero del venerdì, una protesta per il Green deal, un ammasso di leggi folli con lo scopo di immiserire le industrie europee a favore della Cina e consegnare agli Stati tutte le libertà dei cittadini. Greta è la mascotte delle élite mondiali. Green deal, immigrazionismo, vaccinismo, Lgbt e soprattutto Gaza, perché Gaza è il fiore all’occhiello delle élite mondali, che sono brutalmente antisioniste, filoislamiche, anticristiane. L’odio istituzionalizzato contro lo Stato di Israele è cominciato ufficialmente nel 1974, introdotto per sbloccare le forniture di petrolio. Fiumi di denaro hanno inondato ufficialmente i campus statunitensi e meno ufficialmente le strutture politiche europee e dell’Onu. Fiumi di denaro vengono investiti ogni giorno per demonizzare Israele e beatificare la ferocia palestinese. Greta finché dura fa verdura. Guadagna denaro, il suo patrimonio personale è una cifra a sei zeri, notevole per una persona giovane, priva di titoli di studi, che non ha mai fatto un giorno di lavoro. Greta smuove fiumi di denaro. Il costo della flottiglia diretta a Gaza si aggira attorno ai 25-30 milioni di euro a settimana, calcolando il noleggio di 44 barche, minimo 20 milioni, il carburante, minimo 6 milioni, il costo della logistica, delle forniture e degli equipaggi. «Dobbiamo rompere blocco navale a Gaza e porre fine all’occupazione» ha dichiarato Greta Thunberg. L’occupazione di Gaza non sarebbe nemmeno cominciata se non ci fossero degli ostaggi israeliani nei sotterranei di Gaza. L’occupazione non sarebbe mai cominciata se non ci fossero mai state le atrocità del 7 ottobre. Nessun film strappalacrime al Festival di Venezia farà vedere la grazia e la tenerezza dei fratellini Bibas, strangolati nei sotterranei di Gaza. Greta si è rifiutata di guardare le immagini del 7 ottobre. Ma lei non parla di Gaza: parla di Israele. Gli allegri flottiglianti parlano della distruzione di uno Stato di 9 milioni di abitanti. Il non avvocato signora Francesca Albanese ha spiegato che si troveranno in acque internazionali, e ha tirato in ballo la libertà dei mari, concetto defunto nel 1945 in seguito al proclama del presidente Truman con la teoria della piattaforma continentale. La convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 riconosce l’esistenza di zone marine anche piuttosto estese in cui ogni Stato costiero conserva la sovranità, quindi poteri coercitivi nei confronti di chiunque violi queste aree senza il suo consenso o addirittura con lo scopo dichiarato di fare un danno. Ogni imbarcazione ha il diritto di passaggio inoffensivo nel mare territoriale. Sbarcare sulla costa di un Paese in guerra con la scusa di distribuire aiuti non controllati è un atto di guerra. La Global Sumud Flotilla va a protestare per una guerra che finirebbe nel momento in cui venissero rilasciati gli ostaggi. È disumano chiedere a Israele di fermarsi mentre i suoi ostaggi sono ancora in mano alle belve. Tutti coloro che hanno a cuore il popolo palestinese chiedano il rilascio degli ostaggi, chiedano che tutti i poteri politici nazionali e sovranazionali, oltre che tutti i poteri ecclesiali, facciano pressioni per ottenere il rilascio degli ostaggi. Tutti coloro che non stanno chiedendo questo sono persone alle quali del benessere dei palestinesi in realtà non interessa nulla, esattamente come nulla a loro importa della tragedia dello Yemen, di quella del Sudan, del martirio dei cristiani in Nigeria. In Yemen quasi dieci anni di guerra hanno distrutto il Paese, oltre due milioni di bambini soffrono di denutrizione: molte foto di bambini affamati spacciate come provenienti da Gaza vengono in realtà dallo Yemen. In Sudan la situazione è ancora più catastrofica, ma nessuna flottiglia porterà ai sudanesi il cibo di cui hanno disperatamente bisogno. Nessuna voce autorevole si alza per i cristiani massacrati, nessuno slogan. Due parlamentari del Pd, una di Avs e un pentastellato si sono imbarcati sulla flottiglia che batte bandiera inglese e la signora Schlein, con l’abituale sprezzo del ridicolo, chiede alla signora Meloni di garantire per la loro sicurezza. Sulle barche, selfie e video documentano le risate, gli scherzi, i balletti. La gioia di questi tizi che stanno andando ad aggredire lo Stato ebraico e a raccomandarne la distruzione è sorprendente. Immaginate qualcuno che va a soccorrere le vittime di una catastrofe, per esempio gli americani che entrano nel campo di Buchenwald, oppure gli autisti valorosi, silenziosi e invisibili che hanno rischiato la vita per portare gli aiuti nella martoriata terra dell’ex Jugoslavia. Ve li immaginate a fare balletti e ridere? Israele non è un Paese normale. Un esempio a caso: 11 anni fa nel giro di due mesi Gaza ha sparato contro Israele 4.480 razzi: questo è il motivo per cui i bambini israeliani, e anche gli adulti ovviamente, hanno passato l’estate nei rifugi antiaerei. Non c’è stato un massacro grazie ai rifugi antiaerei e alla protezione Scudo di ferro, non per mancanza di buona volontà di terroristi che hanno impiegato il massimo sforzo per fare il massimo danno possibile. Un Paese normale avrebbe potuto reagire ben più duramente, e forse se lo avesse fatto i due bimbi con i capelli rossi e tutte le vittime massacrate con un sadismo bestiale il 7 ottobre sarebbero in vita e in buona salute. Un Paese normale avrebbe potuto colpire Gaza l’8 ottobre 2023, come sono colpite Groznyj o Mariupol (anche le foto delle macerie di queste due città vengono ora spacciate per foto di Gaza). Se lo avesse fatto avrebbe probabilmente salvato i due bimbi con i capelli rossi. Ma non lo ha fatto, perché Israele è un Paese forte, che è riuscito a integrare la vita di due milioni di cittadini arabi a quella di sette milioni di cittadini ebrei, e che protegge anche la vita dei suoi nemici.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».
content.jwplatform.com
I candidati M5s in Campania e Calabria riesumano il reddito di cittadinanza