2025-10-26
I vescovi vogliono sfilare al gay pride
L’Assemblea sinodale chiede che «la Cei sostenga le giornate contro l’omofobia organizzate dalla società civile» e che «le Chiese locali promuovano il riconoscimento delle persone omoaffettive e transgender, superando discriminazioni in ambienti ecclesiali».«Placet» come se piovesse. Sono 672 (su 826 votanti) i vescovi che hanno dato la loro benedizione a porte spalancate al mondo Lgbtq+. La Cei guidata dal cardinale Matteo Zuppi è riuscita nel blitz e da domani ogni diocesi, ogni parrocchia dovrà «dare corpo alle parole», come ha sottolineato il presidente della Conferenza episcopale italiana, in attesa che papa Leone XIV sigilli con il suo imprimatur la spinta ultra-progressista. Il documento Lievito di pace e speranza, fortemente voluto da papa Francesco e bocciato a larga maggioranza sei mesi fa, ha ottenuto il riconoscimento dell’Assemblea sinodale riunita a Roma, al centro congressi dell’Ergife, ed è destinato a provocare non pochi grattacapi alla Chiesa che, sull’omosessualità e sulla pratica transgender, ha pronunciato parole chiare - nella dottrina, nel catechismo - per 2.000 anni.Lo scritto incendiario si occupava di molto altro (il diaconato delle donne, il rinnovamento dello stile ecclesiale e missionario, l’evangelizzazione digitale, la revisione dei seminari, la trasparenza degli investimenti finanziari) ma gli articoli 30 e 31 rappresentavano i passaggi più delicati e controversi. Lo sanciscono i numeri: se, in generale, il documento di sintesi è stato approvato dal 98% dei prelati, la parte dedicata all’accoglienza Lgbtq+ ha ottenuto l’81%, con 154 «non placet». Comunque è passata a larghissima maggioranza. Un voto da brindisi per Matteo Zuppi ed Erio Castellucci (presidente del comitato del Cammino sinodale), custodi dell’ortodossia bergogliana post mortem come Victor Manuel Fernández e Jean-Claude Hollerich, non a caso gli sponsor più entusiasti delle avventure marinare del commodoro Luca Casarini.Tutto ciò a conferma che la Chiesa italiana, nella sua espressione vescovile, è ampiamente progressista, in scia con quella tedesca. E che il lavoro di riequilibrio del nuovo pontefice sarà tutt’altro che agevole, visto che il Santo Padre dovrà far convivere queste tendenze tardo-woke con la posizione di chi, come il cardinal Gerhard Müller, sostiene: «Gli atti omosessuali sono un peccato mortale. Dobbiamo rifiutare la politica di chi entra nella Porta Santa per fare propaganda e non per fare penitenza. Non si benedice il peccato». Proprio ieri, papa Leone XIV, forse intuendo lo strappo, ha affermato nell’udienza giubilare: «Le cose non sono come sembrano, l’amore ha vinto, sebbene abbiamo davanti agli occhi tanti contrasti e vediamo lo scontro fra molti opposti. Dobbiamo tenere insieme gli opposti, Dio è un mistero in cui ciò che è in tensione trova unità».L’apertura ai movimenti transgender arriva dallo spiraglio della carità alla singola persona, un escamotage che negli ultimi anni ha sempre funzionato per banalizzare la teologia ed edulcorarne i dogmi. L’articolo rivoluzionario inserito nel Lievito di pace e speranza è studiato bene: «Che le Chiese locali, superando l’atteggiamento discriminatorio a volte diffuso negli ambienti ecclesiali e nella società, si impegnino a promuovere il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender, così come dei loro genitori, che già appartengono alla comunità cristiana».È però la seconda parte a fare la differenza, ad andare ben oltre la prassi di accogliere in modo caritatevole la persona che soffre. Qui si stabilisce una scelta politica che riconosce e legittima i movimenti gay come tali. «Che la Cei sostenga con la preghiera e la riflessione le “Giornate” promosse dalla società civile per contrastare ogni forma di violenza e manifestare prossimità verso chi è ferito e discriminato (Giornate contro la violenza e discriminazione di genere, la pedofilia, il bullismo, il femminicidio, l’omofobia e transfobia)». Così i sacerdoti sono invitati a salire sul carro del gay pride, dove troveranno simboli blasfemi e donne barbute che bestemmiano Cristo.Era l’ultima occasione per dare la spallata, prima delle nuove nomine. Anche per questo, al termine della votazione, il cardinal Zuppi ha mostrato tutta la sua criptica felicità. «Il cammino sinodale è stato anche un cantiere di corresponsabilità differenziata, un’opera di comunione costruita a più mani, nella quale la profezia non è massimalista né minimalista, ma evangelicamente realista». Poi ha indicato la road map per implementare il documento: «Ora è compito dei pastori assumere tutto, individuare priorità, coinvolgere forze vecchie e nuove per dare corpo alle parole. Collegialità e sinodalità».A novembre l’Assemblea generale della Cei sarà interamente dedicata alla discussione del Lievito, che ora diventa riferimento centrale per l’elaborazione di orientamenti e delibere. Nell’articolo 30 si parla di accogliere con lo stesso amore anche le vittime della pedofilia del clero. Sarà interessante verificare come le diocesi intendano rimuovere e superare gli ostacoli (omertà, ostruzionismi) che impediscono di riconoscere con carità cristiana le pene dei giovani credenti abusati dai sacerdoti. Persone che soffrono nell’ombra e non salgono sui carri arcobaleno.
Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri (Ansa)