2021-09-14
Così gli atenei diventano caserme
Il ministro ordina che gli studenti universitari accedano alle aule solo se hanno il pass e che la verifica spetti ai docenti sceriffi. In barba alla Costituzione. E alle tasse pagate.Dopo avere varato l'obbligo del salvacondotto vaccinale per l'università, il governo deve andare in Parlamento e farsi votare una legge speciale di un solo articolo: «Le garanzie costituzionali sono sospese fino a data da destinarsi». Perché questa è la situazione in Italia e l'esempio macroscopico è dato da quanto ha affermato Maria Cristina Messa ministro dell'Università di cui si ignorava l'esistenza fino ai test sbagliati per medicina. Stupisce che abbia potuto dare quelle disposizioni essendo stata rettore di Milano-Bicocca fino al 2019. Evidentemente un effetto collaterale del virus cinese è la perdita di memoria. Il ministro ha ordinato che gli studenti universitari accedano alle aule per sostenere gli esami solo se hanno il green pass, che la verifica della carta verde sia affidata ai docenti o ai loro assistenti e che si possa arrivare ad applicare sanzioni agli studenti riottosi. Queste disposizioni del ministro sono anticostituzionali, ledono l'autonomia universitaria, e sono passibili di ricorso amministrativo. Di fronte a un simile pronunciamento la protesta dei seicento docenti - tra gli sponsor hanno il già comunista Alessandro Barbero storico videostar - che sulla scorta della primigenia e raffinatissima riflessione di Massimo Cacciari e Giorgio Agamben contestano la carta verde - ottiene totale legittimità. È lecito parlare del green pass come strumento censorio, discriminatorio e utile a eradicare le garanzie di autonomia delle università. Risultato che potrebbe piacere assai a Roberto Speranza, ministro della Salute, ma ultimo dei bolscevichi. L'articolo 33 della Costituzione recita: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento». E al sesto capo aggiunge: «Le istituzioni di alta cultura, università e accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato». A questo proposito la legge 168 del 1989 stabilisce una totale autonomia funzionale degli atenei e all'articolo 6 afferma: «Le università provvedono all'istituzione, organizzazione e funzionamento delle strutture didattiche, di ricerca e di servizio, anche per quanto concerne i connessi aspetti amministrativi, finanziari e di gestione». Già questo esclude che si possa sottoporre gli atenei a un «trattamento sanitario obbligatorio» se non abrogando la legge medesima che peraltro definisce una sorta di «extraterritorialità» degli atenei rappresentati come una comunità che si autoregola. La legge ne tutela la libertà riconoscendo alle università l'autonomia funzionale. Storicamente le università sono nate come comunità; i rettori venivano eletti dagli studenti e i docenti erano al servizio dei discenti. Questo spirito è stato del tutto recuperato nella successiva legge 240 del 2010 che riconosce gli statuti delle università come fonti speciali del diritto (da cui discendono i regolamenti di ateneo) che ne normano, quasi fossero delle costituzioni, il funzionamento. A rigore dunque le disposizioni emanate dal ministro dovrebbero essere adottate università per università con deliberazione sia del senato accademico sia del consiglio di amministrazione. Affermare che il docente universitario in quanto dipendente pubblico - al netto del fatto che ci sono ormai moltissimi atenei privati dove insegnano docenti delle statali che si troverebbero sottoposti a un duplice e diverso trattamento - deve obbedire allo Stato non è del tutto vero. Il docente universitario in realtà dipende nell'organizzazione ivi compresi i programmi di ricerca dal senato accademico che è organo di elaborazione, dal consiglio d'amministrazione che è organo d'indirizzo e dal rettore che è il coordinatore e il rappresentante della comunità didattico/scientifica. Obbligare il docente a fare il gendarme del green pass è come dettargli il contenuto del suo corso o i testi da adottare. Francamente desta un po' di stupore constatare come rettori e professori lascino che si eroda la loro indipendenza con troppa facilità. Sarebbe un ottimo campo di ricerca approfondire se il virus cinese ha indotto un' assuefazione all'obbedienza. Ma vi è un'altra delicatissima questione: il diritto dello studente delle Statali, peraltro sottoposto a un'evidente disparità di trattamento rispetto a chi frequenta gli atenei privati. Gl'iscritti all'università pagano le tasse e in forza di queste hanno il diritto di ricevere la controprestazione che è costituita dalla formazione e dalla verifica (esami). Se lo studente ha assolto al versamento della tassa come può essere escluso dalla fruizione del servizio? Vi è un ulteriore argomento: non ci si può iscrivere all'università se non pagando le tasse, ma se non si può accedere al servizio sarebbe giusto non pagarle. Però se non si versano le tasse cade il diritto universale all'alta formazione. Dunque come si può impedire a uno studente di frequentare i corsi, ma soprattutto di sostenere gli esami senza violare l'articolo 33 della Costituzione? Forse la ministra Messa come ha fatto per i test sbagliati per l'ammissione alle facoltà di medicina - barriera che appare obsoleta alla luce della gravissima carenza di operatori sanitari - dovrebbe, come è avvenuto per i quiz, fare mea culpa correggendosi. Perché di fronte alla Corte Costituzionale i provvedimenti presi col green pass per gli atenei non reggerebbero. Ammesso che si trovi ancora un giudice a Roma.
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.