2025-06-16
«Non solo ecofollie da fermare, il Green dell’Ue è uno scandalo»
La guida del gruppo di Fdi in Europa Carlo Fidanza: «Timmermans lascia danni enormi, il Ppe sappia che bisogna rimediare. Il militare ucciso? Lo Stato risponda, avanti con il dl Sicurezza».Parla di «danni incalcolabili» Carlo Fidanza, capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo, quando commenta l’eredità lasciata dall’ex vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans con le sue politiche green, e promette: «Noi di Ecr ricorderemo al Ppe di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale». Obiettivo: «fermare le ecofollie» una dopo l’altra. Così il parlamentare europeo che per primo ha denunciato lo scandalo del green gate.A che punto siamo con il blocco delle auto diesel Euro 5? Quali strumenti sono stati messi in campo? Funzioneranno?«Purtroppo sono i frutti avvelenati di una vecchia direttiva sulla qualità dell’aria, che non tiene conto della particolare condizione geografica della Pianura padana e nemmeno degli sforzi fatti in questi anni per sostenere la sostituzione delle auto e dei mezzi pesanti più inquinanti. Ne sono scaturiti una procedura di infrazione Ue e addirittura iniziative giudiziarie contro gli amministratori locali accusati di non aver fatto abbastanza contro lo smog. Ora Fratelli d’Italia, col nostro capogruppo in commissione Trasporti alla Camera, Fabio Raimondo, ha presentato un emendamento per rinviare di due anni il blocco e anche il ministro Matteo Salvini ha annunciato che si batterà in tal senso. Ci auguriamo che Bruxelles faccia prevalere il buon senso sull’ideologia e dia il via libera a questo rinvio, indispensabile per non mettere in ginocchio famiglie e imprese e per consentire a governo e regioni di continuare a incentivare il ricambio del parco mezzi».Il problema è che dopo le auto diesel sarà il turno delle caldaie, case e poi persino i manufatti in cemento. Cosa si può fare?«I danni causati da Timmermans e compagni nella scorsa legislatura sono incalcolabili e ancora oggi i burocrati resistono al cambiamento, continuando sulla strada senza uscita di una transizione ecologica basata solo sull’elettrico: una follia economica, tecnologica e geopolitica perché avvantaggia solo la Cina. Ma in questi mesi abbiamo già dimostrato che il vento può cambiare, perché insieme - Conservatori, Popolari e Patrioti - abbiamo i numeri per costruire maggioranze alternative per fermare le ecofollie. Spetta proprio agli amici del Ppe essere coerenti con gli impegni elettorali, noi di Ecr siamo lì a ricordarglielo e a lavorare per unire il centrodestra anche in Europa. Ci auguriamo quindi che il Ppe sostenga la nostra richiesta di istituire una commissione di inchiesta sul cosiddetto “Green gate”, lo scandalo dei finanziamenti erogati dalla Commissione Ue alle Ong ambientaliste per condizionare l’approvazione delle norme più controverse, di cui il vostro giornale si è occupato a più riprese». L’immigrazione continua a essere un tema centrale e lo sarà ancora per molto. Solo il Pd sembra non essersene accorto. Il gruppo socialista è allineato con il partito di Schlein?«La sinistra italiana è sempre più anacronistica e continua a condurre battaglie anti nazionali. Persino un leader come il laburista britannico Keir Starmer, molto contestato in patria sulle politiche migratorie, cerca di prendere spunto da Giorgia Meloni. Per non parlare del premier socialista danese, Mette Frederiksen, che ha firmato con Meloni una lettera coraggiosa che mette finalmente in discussione le sentenze ideologiche della Corte europea dei diritti dell’uomo, che negli ultimi mesi hanno più volte impedito ad alcuni Stati di espellere criminali stranieri pericolosi. È sbagliato far prevalere un presunto diritto all’accoglienza sul diritto di ogni cittadino a vivere in sicurezza nella propria nazione. È solo una delle tante azioni del governo Meloni su questo tema: se oggi si fanno accordi europei con i Paesi africani, si allarga il numero dei Paesi sicuri in cui rimpatriare i clandestini, si rendono più efficaci le espulsioni e si rendono legali i centri modello Albania lo si deve alla tenacia del nostro premier. Mentre la nostra sinistra si oppone sistematicamente a tutto e pensa soltanto ad accorciare i tempi per la cittadinanza, ricevendo sonori schiaffoni dai suoi stessi elettori». Il Pd è diviso anche sul riarmo. In generale però l’intera Europa sembra essere in confusione. Qual è la linea prevalente? Difesa comune o coordinamento degli eserciti nazionali? «La difesa comune rimane un obiettivo di medio termine ma oggi si deve partire pragmaticamente da quello che si può fare: rafforzare il ruolo europeo nella Nato, che oggi garantisce un’integrazione operativa avanzatissima, rafforzando i sistemi di difesa nazionali. Il maggiore ostacolo rimane la politica industriale della difesa: oggi tutti, a partire dai francesi, legittimamente sostengono i propri campioni nazionali, ma nessuno è felice di fare nuovo debito comune per favorire i propri competitor. Servono maggiori sinergie industriali e l’Italia sta lavorando bene su questo, come dimostra la joint venture tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall».Su questo punto qual è la linea di Ecr?«Finanziare gli investimenti in difesa prevalentemente con nuovo debito nazionale può andar bene ai tedeschi ma non a noi e a molti altri. Servono garanzie pubbliche europee per sostenere investimenti privati, perché non un solo euro pubblico deve essere distolto dai servizi essenziali. Anzi, va ribadito con forza che investire in sicurezza e difesa porta sviluppo economico, posti di lavoro qualificati, entrate all’erario da utilizzare proprio per potenziare quei servizi. Con buona pace dei pacifinti grillini e piddini». Il segretario della Nato Rutte ha chiesto di aumentare la spesa militare, l’Italia chiede più tempo e che nel conteggio possano rientrare anche le infrastrutture, come ad esempio il Ponte sullo Stretto di Messina. Qual è il ragionamento?«L’Italia chiede più flessibilità nelle tempistiche e nelle voci ammesse, ma sta già ottenendo un risultato importante: investire in difesa non significa soltanto produrre o comprare armamenti, ma proteggere la sicurezza nazionale a 360 gradi. L’immigrazione irregolare come arma ibrida, lo spazio, il mare e i cavi sottomarini, le infrastrutture critiche, la cybersicurezza: occuparsi di tutto questo è sicurezza. Lo stesso vale per le infrastrutture dei trasporti, come il ponte sullo Stretto, perché sempre più la mobilità sarà duale, cioè civile e militare. La scorsa settimana con Ecr siamo stati in missione in Svezia e gli amici svedesi ci spiegavano proprio come loro, appena entrati nella Nato, contino di modernizzare le loro ferrovie per spostare persone, merci e all’occorrenza mezzi militari. Non si capisce perché lo stesso non debba valere per noi, che rappresentiamo la frontiera Sud dell’Europa e della stessa Nato». Ha sconvolto in molti l’assassinio del capo brigadiere Carlo Legrottaglie a un giorno dalla sua meritata pensione. Basterà il dl Sicurezza a invertire la rotta?«La morte di Legrottaglie ci ha sconvolti e il presidente Sergio Mattarella ha dato un segnale fortissimo partecipando ai funerali: lo Stato è al fianco di rischia la vita ogni giorno per noi. È lo stesso messaggio che abbiamo dato con il dl Sicurezza, che aumenta le pene per chi aggredisce le forze dell’ordine e prevede per la prima volta fino a 10.000 euro di rimborso delle spese legali per gli agenti che si trovano a fronteggiare azioni giudiziarie. L’avviso di garanzia ai poliziotti che hanno ucciso uno dei due malviventi assicurando alla giustizia l’altro fa male e ci spinge a lavorare per modificare anche questa prassi, che porta alla sospensione degli agenti indagati e a una loro colpevolizzazione anche quando la dinamica è chiarissima, come in questo caso». A proposito di sicurezza, ha fatto discutere l’intervento dell’esercito nelle piazze americane ordinato da Donald Trump. Ritiene che abbia esagerato?«Onestamente no. Trump è stato votato sulla base di un programma “legge e ordine” e lo sta attuando secondo le norme e la Costituzione americana, arrestando e rimpatriando i clandestini. Di fronte a saccheggi e violenze di inaudita gravità e all’inerzia del governatore democratico della California, Trump ha fatto ciò che era in suo potere attivando l’esercito e ristabilendo l’ordine». Stati Uniti in protesta, ma in Europa abbiamo l’esempio delle banlieue francesi. In Italia rischiamo lo stesso? «Ci stiamo avvicinando a rapidi passi e proprio la Francia dimostra che la soluzione non è la cittadinanza facile. Le gang di adolescenti stranieri che crescono odiando l’Italia e imperversano nelle nostre città, aggredendo e rapinando coetanei e gente inerme, sono un fenomeno di grave allarme sociale. Il governo è intervenuto con il decreto Caivano che ha abbassato l’età della punibilità a 14 anni. Vogliamo dare alle forze dell’ordine gli strumenti per perseguire questi crimini odiosi e a chi li subisce la forza di denunciarli». Preoccupa l’escalation che si è innescata tra Israele e Iran. La linea del governo è la stessa di quella della Casa Bianca? Se non è così, in cosa diverge?«L’Agenzia internazionale per il nucleare ha certificato che l’Iran, che da sempre dichiara esplicitamente di voler distruggere Israele, era sul punto di sviluppare un arsenale atomico pronto per realizzare il suo piano criminale. Trump li aveva avvisati: ora spetta a Teheran rinunciare al nucleare bellico. Tutta la comunità internazionale è preoccupata per una possibile estensione del conflitto, anche perché molti sono gli alleati regionali dell’Iran, dagli Huthi a Hezbollah. E tutti, Europa inclusa, lavorano per una de-escalation, ma siamo anche consapevoli che la minaccia nucleare iraniana deve finire».