2024-05-20
«Il green alzerà pure il costo del caffè»
L'ad di Illy Cristina Scocchia
L’ad di Illy Cristina Scocchia: «Oltre alle minacce degli Huthi e alla siccità in Asia, dovremo far fronte agli investimenti richiesti dalle nuove regole Ue. E se Paesi esportatori come l’Etiopia non si adeguano, i flussi migratori cresceranno».Gli scontri nel Mar Rosso che rendono il costo del trasporto sempre più proibitivo, la situazione dei mercati internazionali con la contrazione dell’offerta da parte del Vietnam e le avverse condizioni meteo in Brasile che hanno danneggiato i raccolti. Queste le principali cause dell’aumento esponenziale del prezzo del caffè, arrivato a una media di 1,20 euro e che sfiora anche 1,40 euro a tazzina. È una corsa inarrestabile che ultimamente ha accelerato. Assoutenti ha calcolato che in 3 anni il costo medio della tazzina ha registrato un rincaro del 15% nelle principali città. A Milano si è passati da 1,03 euro nel 2021 a 1,17 euro attuali con un rincaro del 13,6% mentre a Roma l’aumento è stato del 14% da 0,93 euro a 1,06. Ritocchi maggiori si sono avuti a Pescara (del 28%, da 1 euro a 1,28) e a Catanzaro con un +23,8% da 0,80 a 0,99. Ma c’è dell’altro. In questa tempesta perfetta, anche Bruxelles e la sua politica ecologista, ci ha messo del suo. Quando andiamo al bar per il tradizionale caffè, invece di lamentarci dei rincari dovremmo invece considerare che stiamo pagando il nostro tributo green alla lotta contro la deforestazione. Detto in maniera più semplice, nel caro tazzina, c’è anche la mano della Ue che pensa di risolvere il problema del taglio delle foreste, impedendo l’acquisto della materia prima da quei Paesi poco virtuosi nel rispetto dell’ambiente. L’impatto del regolamento europeo sulla deforestazione, si manifesterà in pieno quando saranno definite le norme attuative che saranno diverse da Paese a Paese. Tanto per complicare la situzione. Ma se tutto dovesse restare invariato, come indicato nel testo originario, i danni causati dagli attacchi degli Huthi, i militanti yemeniti nel Mar Rosso che costringono le navi container a lunghe deviazioni, saranno nulla in confronto a quello che faranno le norme Ue. Siccome i mercati si muovono in anticipo, gli effetti del regolamento cominciano a farsi sentire nella forme della speculazione. Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illycaffè, uno dei grandi gruppi del settore, fa uno scenario di quello che potrebbe accadere. Partiamo dalle cause dei rincari.«L’attuale situazione è il risultato di diversi fattori, dal rincaro del prezzo del caffè verde alla forte speculazione che ne è seguita, fino all’incremento dei costi logistici a causa dei problemi nel Canale di Suez. La contrazione dell’offerta di caffè Robusta, in particolare quella proveniente dal Vietnam che a causa della siccità ha ridotto l’offerta, ha contribuito ad alimentare la speculazione. Sono intervenuti i fondi, che hanno acquistato “future” sul caffè sia di Robusta che di Arabica, la varietà più costosa e la più pregiata, e questi movimenti hanno contribuito a far aumentare le quotazioni della materia prima. L’Arabica, che è l’unica usata per creare il blend Illy, ha avuto un rialzo significativo che ha portato il prezzo fino ad 258 centesimi per libbra, per poi attestarsi in questo ultimo periodo intorno ai 200 cent per libbra, il doppio di fine 2021».C’è il rischio che si arrivi a 2 euro a tazzina?«Purtroppo, il rischio di nuovi aumenti è sempre più concreto, perché è difficile ipotizzare una riduzione del costo del caffè verde e dei trasporti, almeno nel medio termine. La necessità di evitare il passaggio nel Mar Rosso ha aumentato i tempi e i costi di percorrenza e non ci sono segnali che la situazione in quell’area possa migliorare di qui a breve. Attualmente le uniche compagnie che transitano per il canale di Suez sono le cinesi Cosco e Evergreen, insieme a Cma-Cgm che è protetta dalla scorta armata della Marina francese. Su queste compagnie è però molto difficile reperire spazi per i container. Tutte le altre compagnie navali, a partire da Msc e Maersk, devono circumnavigare l’Africa, deviare attorno al Capo di Buona Speranza, la rotta marittima più breve tra Europa e Asia, con conseguenti aumenti dei tempi di transito di 15- 20 giorni».Oltre alle evidenti difficoltà nel trasporto della merce, c’è anche la speculazione da parte delle compagnie di navigazione?«C’è stato un aumento dei costi per le tratte da e per il Far East, dove si registrano rincari dei noli anche del 50%, legati alla necessità di circumnavigare l’Africa. Le compagnie che attraversano il canale di Suez, come Cosco e Evergreen, registrano costi dei noli più contenuti ma è difficile trovare container. Per le altre tratte, come quelle atlantiche, le tariffe di spedizione sono aumentate in maniera più contenuta».A giugno scorso è entrato in vigore il regolamento europeo sulla deforestazione che prevede, a partire da fine dicembre 2024, per qualsiasi prodotto agricolo importato, una sorta di bollino verde che attesta la provenienza da aree non colpite da disboscamento selvaggio. Quali saranno le conseguenze per le imprese del caffè?«È importante premettere che il regolamento definitivo deve ancora essere integrato con le linee guida che ne chiariranno gli ambiti di applicazione in modo più preciso. Detto questo, ritengo che ci saranno almeno due tipi di conseguenze: il primo è l’aumento dei costi legati agli investimenti che dovranno essere fatti per monitorare le aree di produzione, tracciare il caffè e certificare i fornitori. In secondo luogo, non sarà più possibile importare da quei Paesi, che non riusciranno ad essere adempienti con la regolamentazione nei tempi stabiliti. Questa normativa penalizzerà particolarmente le imprese europee, che normalmente operano anche nei mercati extra-Ue, poiché si troveranno a competere con aziende locali non soggette a queste limitazioni».Che fine farà il caffè proveniente dai Paesi fuori norma, già stoccato nei magazzini? «Il caffè che è già stato stoccato nei magazzini ed importato prima di dicembre 2024 può essere venduto senza limitazioni». Per i consumatori ci saranno altri rincari?«È presto per dirlo, il regolamento europeo si inserisce in un momento di turbolenza del mercato. La situazione andrà valutata attentamente nei prossimi mesi». Le regole stringenti rischiano di penalizzare i Paesi esportatori in ritardo con i requisiti chiesti dall’Europa? «Certamente. Alcuni Paesi africani, in particolare, sembrano essere in ritardo rispetto al recepimento dei requisiti del regolamento europeo e all’attuazione delle azioni necessarie. Non potranno più vendere il loro caffè alle imprese europee fino al raggiungimento della così detta compliance. Il crollo inevitabile delle esportazioni potrebbe creare problemi sociali con impoverimento di quelle popolazioni e creare le condizioni per flussi migratori». Ci sarebbe un aumento dei migranti verso l’Europa?«È un rischio reale. In Etiopia, ad esempio, lavorano nel settore del caffè tra i 2 e i 5 milioni di contadini. Circa il 40% del caffè etiope viene esportato in Europa, quindi se il mercato europeo da dicembre dovesse limitare l’ingresso di materia prima da quei Paesi che non rispettano queste norme stringenti, l’impatto per la popolazione sarebbe drammatico e 1-2 milioni di contadini potrebbero andare ad ingrossare i flussi migratori verso l’Europa».Avete preso contromisure per far fronte a queste problematiche? «Insieme ad altre aziende del settore stiamo sensibilizzando le autorità dei Paesi che appaiono più in ritardo nell’attuazione del regolamento sulla deforestazione e, contemporaneamente, proponiamo la formazione diretta agli esportatori e ai produttori di caffè, per facilitare l’attuazione alle regole. I controlli delle aree dove operano una miriade di piccoli produttori è difficile. Stiamo, inoltre, affiancando la delegazione governativa incaricata di attuare il piano Mattei in Africa, al fine di definire il programma di investimenti necessari allo sviluppo socioeconomico del continente».Le nuove regole sugli imballaggi interessano anche le capsule da caffè?«Con l’approvazione del nuovo regolamento sul packaging, le capsule del caffè, anche se contengono caffè esausto, verranno classificate come materiale di imballaggio e quindi dovranno essere gestite dal sistema nazionale di raccolta e riciclo imballaggi in base alla tipologia del materiale predominante. Nei prossimi mesi saranno emessi i regolamenti attuativi, che definiranno anche i relativi costi per le aziende. Questi saranno inversamente proporzionali alla riciclabilità del materiale predominante. Le aziende dovranno affrontare investimenti importanti. Oltre a un possibile aumento dei costi, la conseguenza più immediata sarà l’incremento dell’attività burocratica. È aumentata la complessità gestionale. Il nuovo regolamento prevede la catalogazione di tutti i materiali e l’indicazione di quello predominante di ogni prodotto. Richiede inoltre la tracciabilità, quantificazione e gestione dei materiali immessi nei vari Paesi europei, che potrebbero avere regole diverse in base ai regolamenti attuativi nazionali». Quindi più costi, più burocrazia, più complessità per le aziende e inevitabile aumento dei prezzi per il consumatore.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)