2020-10-17
Grana sulla trattativa Benetton-Cdp. Sfumano 2,5 miliardi di utili per Aspi
Senza i rincari dei pedaggi, salteranno le stime sulle entrate. Si rifà vivo Toto.Dopo la notizia dell'esclusiva a Cassa depositi e prestiti per l'acquisto della partecipazione di Atlantia in Autostrade, il titolo della famiglia Benetton non ha smesso di salire. I mercati apprezzano. Soprattutto, i mercati apprezzano i rumor. Basta osservare negli ultimi mesi l'andamento dell'azione a Piazza Affari e i relativi picchi. Il 4 giugno scorso Giuseppe Conte torna a parlare dopo mesi di silenzio di revoca della concessione. Salvo all'indomani far capire che la strada resta quella del dialogo. Il titolo il 5 giungo schizza fino a 16 euro. Per poi scendere nei giorni successivi. Il 23 giungo i giornali sono pieni di indiscrezioni: «Accordo fatto». Il titolo sale sensibilmente. Inutile ricordare che l'accordo a giugno non si è fatto. Il 2 settembre Atlantia segna 15,65 euro. A far eccitare gli investitori sono le dichiarazioni da parte dell'Antitrust Ue che accende un faro contro il governo e di conseguenza apre uno spiraglio in più per il gruppo Benetton. Insomma, la recente storia a Piazza Affari insegna che, anche se i mercati festeggiano, per i contribuenti italiani non ci sono candeline da spegnere o trombette in cui soffiare. Niente feste e niente accordo. Uno schema che sembra ripetersi anche stavolta. Non solo perché Cdp ha fatto sapere che serve un po' più di tempo per gestire un accordo esclusivo di tale entità. Ma soprattutto perché in capo al ministero dei Trasporti, guidato dalla piddina Paola De Micheli, è caduta una nuova tegola. Lo scorso mercoledì l'Art, autorità di regolazione dei trasporti, ha licenziato il proprio parere sul piano economico finanziario relativo alla convenzione tra Anas e Aspi. Si tratta del piano che va dal 2020 al 2038 e che assomma gli investimenti già stanziati con quelli futuri e calcola in base a una serie di parametri gli aumenti medi delle tariffe e di conseguenza è in grado di fare una proiezione sui ricavi e sugli utili della società. I numeri inseriti nel Pef e quindi il calcolo del tasso interno di rendimento sono la colonna portante della società stessa. Sono esattamente i parametri con cui si può arrivare a un valore unitario dell'intera Autostrade per l'Italia. Il parere (numero 8 del 2020) entra in numerosi dettagli tecnici, come è ovvio che sia, e finisce con il criticare alcuni presupposti utilizzati da Aspi per giungere alla valorizzazione del trend tariffario. Il Pef indica la variazione tariffaria media dal 2020 al 2038 pari a un 1,75%. Secondo l'authority invece questa percentuale è da intendersi come massima ricalcolando il valore mediano e fissandolo in 1,08%. Può sembrare un dettaglio, ma se il ministero accogliesse le osservazioni dell'Art a fine periodo Autostrade fatturerebbe qualcosa come 4,7 miliardi in meno. Ma l'aspetto più delicato riguarda i costi da manutenzione incrementali. Si tratta di extra spesa per 1,2 miliardi in un quinquennio. La politica ne ha parlato a lungo dopo il crollo del ponte Morandi. Dal Pef prodotto da Autostrade si evince che tale somma verrebbe inserita nella costruzione tariffaria come addebito dei relativi oneri agli utenti. Un giochetto che può fare un privato, ma che certo non può fare il pubblico. Se Cdp, guidata dall'ad Fabrizio Palermo, dovesse diventare proprietaria di maggioranza di Aspi come farebbe a far pagare ai contribuenti questa somma per giunta necessaria alla nostra incolumità? È chiaro che avrebbe le mani legate e di conseguenza, almeno così suggerisce l'Art, il miliardo e 200 milioni andrebbe calcolato diversamente con il risultato pratico che Aspi nei prossimi 5 anni lascerebbe sul terreno 2,5 miliardi di euro. La proiezione non è dell'autorithy ma è un semplice calcolo con qualche margine di errore. Anche con una forchetta più bassa che fissa il minor guadagno in 2 miliardi è facile capire quanto possa scendere la valorizzazione dell'intera società. Senza contare che l'Art si dilunga anche sul tema Covid. L'onere correlato alle perdite per la crisi dovuta al virus è stato calcolato in circa 500 milioni da Aspi. Il parere dei tecnici non è secco. Si limita a suggerire un doppio check sugli effetti per verificare che non siano troppo ottimistici. A questo punto la palla passa direttamente alla De Micheli, che nei prossimi giorni dovrà fare una scelta. Recepire oppure lasciare in un cassetto il parere. Nel primo caso la trattativa in corso tra Cdp e il gruppo Benetton rischierebbe una battuta d'arresto ulteriore. In 20 anni quasi 5 miliardi in meno di ricavi e da qui al 2025 2,5 miliardi in meno di utili non sono noccioline. Sbagliare a valutare Aspi significherebbe per Cdp buttare soldi, ma anche creare un veicolo poco attrattivo per gli investitori futuri. Invece è bene ribadire che il governo ha promesso di replicare il modello Enel o Terna, società decisamente attrattive. Nell'attesa del Mit, a muovere le acque dello stagno è comparso ieri il gruppo Toto. «Intendiamo manifestare nuovamente il nostro interesse all'operazione», scrivono ad Atlantia l'ad di Toto holding, Lino Bergonzi, e il vice president di Apollo, Joseph Glatt, esprimendo «l'intenzione di inviare la nostra offerta anche con anticipo rispetto alla scadenza del 16 dicembre». Vedremo se si tratta di una mano tesa a Cdp oppure si rivelerà un elemento di disturbo.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson