2024-08-20
Il macroniano vuol bloccare il social di Musk
Sandro Gozi (Imagoeconomica)
L’europarlamentare italiano Sandro Gozi, eletto col partito del presidente francese e membro della commissione Mercato interno, lancia un’ inquietante minaccia: «Se X non rispetta le regole Ue può essere chiuso». Fratelli d’Italia e Lega lo attaccano. Forza Italia tace.«Se Elon Musk non si adegua alle regole europee sui servizi digitali, la Commissione Ue chiederà di bloccare X o, nel caso più estremo, imporrà di smantellare totalmente la piattaforma nel territorio dell’Unione». A minacciare la chiusura dell’ex Twitter è Sandro Gozi, europarlamentare eletto in Francia con il partito di Emmanuel Macron, segretario del Partito democratico europeo che a Strasburgo è membro della presidenza dei liberali di Renew e della commissione per il Mercato interno Ue. Gozi in questi giorni è a Chicago per partecipare alla convention dei democratici americani. Dagli Usa ha rilasciato un’intervista a Repubblica sottolineando che «l’Europa non vuole impedire alle aziende digitali di ospitare dei post», ma «vogliamo bloccare la viralità dei contenuti considerati estremisti, innanzitutto dell’incitazione all’odio in quanto minano il funzionamento democratico delle nostre società e nella vita reale possono portare a episodi violenti. Diffondere in modo virale contenuti violenti online può portare alla violenza offline. Non siamo più al far west digitale… Gli va spiegato in inglese “freedom of speech is not freedom of reach”. Per dirla, invece, alla francese: égalité, fraternité, liberté solo per gli amici. Perché il messaggio è chiaro: se Musk continuerà a fare conversazioni con persone che non ci piacciono, gli chiudiamo la baracca. Ex funzionario a Bruxelles e assistente di Romano Prodi, allora presidente della Commissione, Gozi rientrò in Italia assieme al professore. È stato capogruppo del Pd in commissione Politiche dell’Ue alla Camera, consulente del presidente José Manuel Barroso, responsabile nazionale Europa del Pd nella segreteria di Pierluigi Bersani. Si è candidato alle europee nella lista En Marche di Macron e nel 2019 ha accettato l’incarico di responsabile delle politiche europee nel governo francese del premier Édouard Charles Philippe. Il 6 maggio è stato ricandidato nella lista Besoin d’Europe promossa da tutti i partiti di maggioranza che appoggiano il governo francese e il 9 giugno, è stato rieletto.Non è la prima volta che l’eurodeputato difende il Digital Services Act, la legislazione europea sui servizi digitali. E stavolta lo fa con il inoltre è perfettamente allineata con l’ennesimo attacco a Musk di un altro fedelissimo di Macron. Ovvero il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, che nei giorni scorsi - poche ore prima della conversazione tra il patron di Tesla e Donald Trump in diretta streaming - ha postato una lettera aperta avvisando il magnate sudafricano che «ogni effetto negativo di contenuti illegali», riferendosi sia a fake news che a messaggi che promuovono odio e discriminazione, potrebbe portare la Ue ad adottare misure nei confronti di X. Un boomerang, perché dai conservatori Usa sono arrivate accuse alla Ue di agire come la Cina cercando di limitare la libertà di parola online e di voler interferire nelle elezioni americane di novembre. Mentre dalla Ue hanno subito preso le distanze assicurando che la lettera di Breton «non era stata concordata». Ursula Von der Leyen non ne sapeva niente, ha tagliato corto una portavoce, lasciando trapelare il disappunto della tedesca già tradita da Breton in piena campagna elettorale, quando il francese la accusò proprio su X di non godere del sostegno per il bis nemmeno da parte del suo Ppe. Non è però un mistero che Breton, sostenuto da Macron, punti a mantenere il suo ruolo in Commissione. Spetta a von der Leyen decidere la composizione e i portafogli dell’organo che guiderà per un secondo mandato ma togliere il mandato digitale a Breton a questo punto potrebbe sembrare un dare ragione alle posizioni di Musk. Il duello social tra il miliardario di origini sudafricane e Breton va avanti da mesi, anzi anni. E’ iniziato quando il primo ha acquistato Twitter nell’ottobre 2022 (il commissario lo accolse cinguettando che «in Europa, l’uccello volerà secondo le nostre regole»). Nel maggio 2023, Twitter aveva abbandonato il Codice di condotta volontario della Ue contro la disinformazione e Breton aveva twittato a Musk un minaccioso «Puoi scappare ma non puoi nasconderti».Nel testo del Dsa si legge che gli organi preposti potranno chiedere la rimozione di contenuti informativi «non corretti» in occasione di crisi che «potrebbero derivare da conflitti armati o atti di terrorismo, catastrofi naturali quali terremoti e uragani, nonché pandemie e altre gravi minacce per la salute pubblica a carattere transfrontaliero». In pratica, la Commissione potrà decidere che cosa potrà essere scritto e che cosa no. Dove, e soprattutto, che livello di visibilità potrà avere. Intanto, sul fronte politico nostrano le parole di Gozi sono state duramente criticate da Fdi e dalla Lega (che fu l’unico partito italiano a votare contro il Dsa) mentre non sono ancora pervenute reazioni da parte di Forza Italia.
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