2021-01-23
Governo sbugiardato sul piano per il Covid. I giudici: «Rivelatelo»
Il Tar sentenzia che il ministero dovrà esibire i documenti secretati e certifica, calendario alla mano, le menzogne sulla prima ondataSulla gestione della pandemia di coronavirus, il ministero della Salute ha raccontato una menzogna dietro l'altra. Ma ecco la novità: nelle aule di tribunale le falsità non reggono a lungo. Il Tar del Lazio ha appena emesso una sentenza piuttosto pesante, che non solo svela alcune delle più grosse bugie spacciate finora, ma obbliga pure il ministero a dire tutta la verità su una vicenda vagamente inquietante. Quella che riguarda il famigerato «piano segreto» di cui si discusse a lungo mesi fa. Vediamo di riepilogare. Nel pieno del disastro Covid, il 20 aprile del 2020, i vertici del ministero della Salute tentarono disperatamente di difendersi dall'accusa di non aver gestito bene l'emergenza.Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero, rilasciò un'intervista al Corriere della Sera in cui fece un'affermazione sorprendente: «Non c'è stato nessun vuoto decisionale», disse. «Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio».Fate attenzione alle date. Il (presunto) paziente 1 viene individuato a Codogno il 20 febbraio del 2020. Il lockdown dell'Italia intera arriva il 9 marzo. Eppure, stando a quanto dichiarato da Andrea Urbani, già il 20 gennaio il ministero della Salute aveva un piano per gestire la pandemia, ma non lo ha divulgato per non «spaventare» la popolazione. La faccenda ha dell'incredibile. Se si è in possesso di un piano, che senso ha non divulgarlo? Perché non informare Regioni, Comuni e ospedali del rischio che la nazione può correre?Come sia andata a finire lo abbiamo visto: all'apparizione del primo contagiato italiano, la reazione è stata disorganizzata e scomposta.Mesi fa, due deputati di Fratelli d'Italia - Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato - hanno voluto andare a fondo alla storia del «piano segreto» e hanno chiesto di poterlo vedere. Come prevedibile, non hanno ottenuto risposta dal ministero, così - tramite l'avvocato Silvia Marzot - si sono rivolti al Tar del Lazio (il ministero, ovviamente, si è costituto contro di loro).Nel corso del procedimento, i vertici del dicastero di Speranza hanno dovuto fornire spiegazioni riguardo al misterioso piano citato da Urbani, e in una memoria hanno scritto quanto segue: «Si precisa, preliminarmente, che il documento di cui i ricorrenti hanno chiesto l'ostensione e per cui hanno proposto il ricorso, è un testo elaborato e proposto dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento recante un piano nazionale di emergenza per contrastare il coronavirus, così definito dagli stessi proponenti e dagli organi di stampa, anche a seguito di erronee interpretazioni delle dichiarazioni rese da dirigenti ministeriali».Insomma, alla richiesta di esibire il «piano segreto», il ministero della Salute risponde: quel piano non esiste; si tratta semplicemente di uno studio realizzato da Stefano Merler per la Fondazione Kessler. «Detto documento, dunque, non è un piano pandemico approvato con atto formale dal ministero della Salute», sostengono i legali ministeriali. «Tale documento altro non è che uno studio contenente elaborazioni matematiche e dati statistici sui possibili scenari in caso di epidemia, elaborato appunto dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento e illustrato per la prima volta il 12 febbraio 2020 dal dottor Stefano Merler ai membri del Comitato tecnico scientifico (Cts), istituito presso il dipartimento della Protezione civile».Poco tempo dopo queste affermazioni, il ministero ha effettivamente acquisito e messo a disposizione lo studio di Merler.In questa ricostruzione, tuttavia, qualcosa non torna. Primo: lo studio di Merler non è un piano pandemico, ma appunto uno studio. Secondo: Andrea Urbani, dirigente del ministero, ha dichiarato - e mai smentito - che un piano esisteva già il 20 gennaio, ma si è deciso di non diffonderlo e si è istituita, il 22 gennaio, una task force. Ebbene: lo studio di Merler viene ricevuto dal Cts il 12 febbraio. Significa che le date non tornano, e che qualcuno non la racconta giusta.Ed eccoci al punto: il Tar ha appena emesso una sentenza che dà torto al ministero della Salute e accoglie il ricorso di Bignami e Gemmato.Scrive il Tar: «Contrariamente a quanto affermato dal ministero, le cui precisazioni sono contraddette dai tempi sopra rilevati, nella citata intervista - mai smentita né dall'interessato né, tanto meno, dal ministero - rilasciata al Corriere della Sera il 21.04.2020, il direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, dott. Andrea Urbani, ha dichiarato in modo inequivocabile, riferendosi proprio al “Piano nazionale emergenza", che “già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio"». Dunque il tribunale certifica che i tempi non coincidono. E che il piano segreto non può essere pertanto lo studio della Fondazione Kessler che il ministero ha diffuso. Per questo motivo il Tar «ordina al ministero intimato di consegnare ai ricorrenti, entro 30 giorni dalla comunicazione della presente sentenza, il documento da essi chiesto. Condanna il ministero al pagamento delle spese di giudizio, liquidate in euro 2.500, oltre accessori, e al rimborso del contributo unificato».Questa sentenza dimostra intanto che il ministero ha mentito sul piano segreto, il che è già abbastanza grave. Ma ci obbliga anche ad altre considerazioni. Se davvero il ministero aveva un piano anti Covid già il 20 gennaio, perché lo ha tenuto segreto? Perché non ha adeguatamente allertato Regioni e Comuni fornendo indicazioni su come comportarsi? Perché dal 20 gennaio al 20 febbraio non si è messa in moto la macchina della prevenzione? E soprattutto: che c'era scritto in quel piano segreto? Forse quel documento faceva emergere la totale impreparazione dell'Italia e dunque si è pensato di tenerlo nascosto?«Gli effetti di questa sentenza sono importantissimi», dice Galeazzo Bignami. «Intanto i giudici dicono chiaro e tondo che il ministero, tramite l'Avvocatura, ha mentito quando diceva che non c'era alcun piano a gennaio. Il piano c'era e risaliva a ben prima del paziente 1 e della prima zona rossa. Il governo consapevolmente lo ha nascosto e taciuto. Questo», aggiunge il deputato di FdI, «ha esposto le comunità locali, che hanno organizzato iniziative come “Bergamo non si ferma" e simili, le quali hanno amplificato la diffusione. Ora vogliamo vedere il piano perché siamo certi che leggendolo capiremo perché il governo negava l'esistenza di questo documento e non voleva darcelo».Qualunque cosa emerga dal documento, resta una certezza: per l'ennesima volta hanno raccontato bugie di cui noi abbiamo fatto le spese.