2021-11-23
Governo pronto a parlare americano ma non vuole cedere tutta la rete Tim
La società di telefonia schizza in Borsa. Vivendi fa ostruzionismo e cerca la spallata a Luigi Gubitosi. Intanto spunta l'ipotesi di un ruolo di Cdp per blindare l'infrastruttura mantenendo l'ultima parola sui piani futuri.La proposta del fondo Usa Kkr ha scaldato la Borsa. Il titolo ieri è tornato a 45 centesimi con un balzo del 30%. Manca poco per arrivare già al prezzo valutato nel Cda straordinario di domenica pomeriggio. E viste le modalità di consegna della missiva, tale conseguenza non poteva che non essere presa in considerazione. Il che lascia intendere che Kkr possa già essere disposta a salire a 60 centesimi per azione con premialità successive fino a una valorizzazione complessiva vicino ai 65 centesimi. Dal canto suo, il primo azionista di Tim con il 23,7% del capitale, il colosso francese Vivendi (di proprietà di Vincent Bolloré), ieri ha fatto sapere che l'offerta del fondo americano non è sufficiente, fattore che potrebbe dare il via a una trattativa serrata. E soprattutto una battaglia interna tutta diretta a scalzare dal suo incarico l'ad Luigi Gubitosi. Già domani dovrebbe infatti riunirsi il comitato nomine sollecitato da alcuni consiglieri con l'intento di visionare possibili nuovi manager non solo al vertice ma anche in relazione alle prime linee. Incarico di scouting affidato a Spencer Stuart con il chiaro intento di mettere ulteriormente pressione a chi sta trattando direttamente con Kkr. Non bisogna infatti dimenticare che venerdì si terrà un altro consiglio straordinario. A Gubitosi è stata chiesta una nuova reportistica sul 2021 e sulle possibilità di sviluppo del contratto con Dazn. I due versanti su cui Vivendi da tempo punta il dito portando avanti letteralmente una partita a scacchi. Certo, adesso, per Tim questo è solo uno dei piani in discussione, che si interseca con un piano ben più alto e geopolitico. L'azienda è ritenuta strategica perché possiede la proprietà di buona parte delle reti su cui passano i dati di milioni di utenti, compresi quelli della pubblica amministrazione, motivo per cui il passaggio in mani americane attraverso un'Opa sarebbe da valutare con cura. Per questo motivo, come spiega l'agenzia Bloomberg, allo studio ci sarebbe anche l'ipotesi di un maggior ingresso dello Stato nel capitale della società attraverso Cassa depositi e prestiti, che già possiede il 9,8% della società. Cdp potrebbe quindi rilanciare in modo da garantire a Roma un maggior controllo su quello che è considerato un bene strategico per il Paese. D'altronde, Cdp è già il secondo azionista dopo Vivendi e una sua quota più rilevante in Tim potrebbe garantire un maggior peso dello Stato nelle decisioni sul futuro della prima tlc del Paese. Allo studio, dunque, ci sarebbe l'ipotesi di creare una nuova entità a maggioranza statale, sul modello di Terna, che coinvolga Tim e Open Fiber (di cui Cdp è anche azionista). Del resto, il governo, che controlla Cdp attraverso il ministero delle Finanze, su Tim ha diritto di veto (attraverso la norma del golden power). Il gruppo di lavoro creato dall'esecutivo per seguire la vicenda - e ufficializzato dalla nota che il Tesoro ha diffuso dopo il cda di domenica - è pronto a entrare in azione, con un primo incontro atteso in settimana. Della task force fanno parte gli esponenti di governo competenti (i ministri Franco, Giorgetti e Colao, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e Franco Gabrielli, il consigliere economico del premier Francesco Giavazzi e il capo di gabinetto del Tesoro Giuseppe Chinè), ma anche amministrazioni ed esperti. Il gruppo di lavoro dovrà infatti capire se i progetti del fondo americano sono compatibili con l'obiettivo del rapido completamento della connessione con banda ultra larga, in linea con quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr. Ma anche con gli investimenti necessari nello sviluppo dell'infrastruttura, e soprattutto con il delicato tema della salvaguardia e crescita dell'occupazione. Proprio il lavoro, con in ballo 40.000 dipendenti, preoccupa in particolare i sindacati, che si stanno già mobilitando e che l'azienda incontrerà il primo dicembre. Nonostante molti osservatori attribuiscano alla macchina accesa da Palazzo Chigi l'intento di mettere paletti e vincolare, vale la pena notare almeno due aspetti. Il primo è semplicemente che essa richiama le normali prassi di gestione del golden power. Tutte le infrastrutture sensibili sono oggetto di prescrizione da parte dei governi, fino all'extrema ratio del veto. Ma per come si stanno avviando le contromosse non c'è alcun segnale di stop. Dalle parti di Palazzo Chigi sembrerebbe già appurato che la futura Tim parli americano. Semmai, l'aspetto da capire è quanto pesante sia l'inflessione dell'accento. L'apporto di liquidità estera si rende necessario per una vera e definitiva strategia del digitale e della rete ultra larga nel nostro Paese. Il socio francese fino ad ora non si è posto come interlocutore (o non è stato concesso) per un processo di ristrutturazione e la potenza finanziaria di Kkr sembra invece promettere un investimento di lungo termine. Il fatto poi che l'Opa possa essere inquadrata in uno schema non troppo dissimile da quello del modello di business di Terna non deve essere visto come una penalizzazione ma al contrario come la possibilità di calcolare da subito il Roe (ritorno sugli investimenti) dell'operazione, e quindi fornire garanzie reciproche. Tanto più che condividere qualche informazione sensibile con gli americani non dovrebbe essere un problema per l'attuale governo. Dopodomani Draghi ed Emmanuel Macron si incontreranno per il Trattato del Quirinale. Ma è difficile che l'Eliseo voglia battersi per sostenere Bolloré che a Parigi sostiene gli anti Macron. Più facile che usi la leva a proprio favore su altre partite.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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