2021-01-24
Al governo le notizie fanno più paura del Covid
La notizia è stata diffusa dall'Ansa ieri, poco prima delle 15, con il seguente titolo: «Non mancano le dosi per il vaccino anti Covid, ma le siringhe per inocularlo». Secondo l'agenzia, in Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia i centri preposti a somministrare il farmaco che rende immuni dal coronavirus non dispongono dei mezzi per farlo.La nota online ovviamente riporta anche le dichiarazioni dei responsabili del servizio, che segnalano come la diminuzione dei rifornimenti non riguardi solo le forniture della Pfizer, ossia dell'azienda che ha messo a punto il vaccino, ma anche quelle delle società che dovevano consegnare le famose luer lock, strumento necessario per un miglior dosaggio delle fiale. Naturalmente è bastato che il lancio Ansa facesse il giro delle redazioni che subito il flop manager addetto all'emergenza Covid ha fatto sentire la propria voce, negando che vi fosse alcun ritardo. Ormai siamo abituati alle smentite di Domenico Arcuri, il quale quando qualche cosa non va ha l'abitudine di scaricare sugli altri le responsabilità. Fu così ai tempi delle mascherine chirurgiche che avrebbero dovuto trovarsi nello scorso mese di maggio in ogni farmacia al prezzo di 50 centesimi. Siccome dei dispositivi di protezione non c'era neppure l'ombra, il commissario diede la colpa ai farmacisti. È stato così anche con il mancato potenziamento dei mezzi pubblici in vista della riapertura della scuola: a chi gli chiedeva perché non ci fossero più autobus nell'ora di punta, Arcuri replicò che nessuno gli aveva chiesto di metterne a disposizione altri oltre a quelli già in servizio. Quando c'è di mezzo l'incaricato dei pubblici disastri, c'è da star sicuri che la responsabilità ricadrà su altre spalle. E infatti, anche ieri, l'esperto di calamità ha negato che vi fossero problemi, lasciando intendere che se qualcosa non è girato per il verso giusto, è d'obbligo guardare alle Regioni, perché lì si annida l'inefficienza, certo non a casa del superpippo antipandemia.Ai lettori più attenti però non sarà sfuggito che a lamentare la mancanza di siringhe sono Regioni bipartisan, cioè sia di destra che di sinistra, e dunque non si può neppure pensare al solito litigio fra parti opposte o a una manovra politica contro il governo nella persona del suo commissario. No, se i centri vaccinali lamentano il mancato arrivo delle siringhe luer lock, cioè quelle che costano di più ma che secondo il commissario consentivano inoculazioni più precise, è semplicemente perché non ci sono, non perché Arcuri sta antipatico a qualche governatore leghista. Stefano Bonaccini, presidente della rossa Emilia Romagna, non può di sicuro essere classificato fra i seguaci di Salvini e tuttavia anche a Bologna e dintorni lamentano la mancata fornitura. Insomma, le carenze sono evidenti e come scrivevamo ieri ci si domanda perché a Palazzo Chigi non abbiano ancora preso in considerazione di mandare Arcuri a occuparsi d'altro, affidando la Salute degli italiani in mani più competenti. Ma a differenza di quanto ci sarebbe da attendersi, ovvero una rimozione dell'amministratore di Invitalia, Conte e compagni, presi come sono da una crisi politica che non prospetta molti sbocchi se non il solito inciucio all'italiana, preferiscono pensare a mettere il bavaglio a chi osa criticarli. Sì, pare che tra le principali preoccupazioni del governo non ci sia la mancanza delle siringhe e dei vaccini, carenza che rischia di far saltare il piano sanitario e costringere a ripetere inoculazioni già fatte. Bensì le notizie che disturbano la maggioranza, tra le quali la diffusione del Covid fra gli immigrati. Sì, a parlarne secondo i compagni si dà un'immagine distorta all'opinione pubblica, dunque meglio imporre il silenziatore alle notizie. L'ideologia dell'accoglienza, che ha sostituito quella del comunismo, come ai tempi del Pci (di cui ricorrono i cent'anni della nascita, anche se noi preferiamo celebrare il trentesimo anniversario del suo scioglimento), vorrebbe imporre il centralismo democratico, ovvero costringere tutti ad adeguarsi in nome del bene supremo, che ovviamente è deciso da pochi eletti. Per quanto ci riguarda, facciamo nostre le osservazioni di Luca Ricolfi nel suo recente La notte delle Ninfee, un libro dedicato alla malagestione della pandemia. Scrive il noto professore: «Per mesi gli sbarchi sono continuati senza controlli sanitari e, allorché in estate tamponi e controlli sanitari hanno cominciato a prendere piede, hanno rivelato percentuali di immigrati positivi altissime, almeno quaranta volte superiori a quelle degli italiani». Capite a che serve il bavaglio? A occultare la verità.