2022-05-10
Gli «occhi» Usa che decidono la guerra
Spiano le mosse dell’armata russa, guidano droni e missili contro i bersagli: la resistenza di Kiev dipende da un pugno di aziende ipertecnologiche legate all’intelligence di Washington. Il padrone di una di queste è Elon Musk. Che si sente minacciato dal Cremlino.«Se dovessi morire in circostanze misteriose, è stato bello conoscervi», ha twittato ieri Elon Musk neo proprietario del social dell’uccellino. L’uscita però è in altra veste. Cioè quella di primo azionista di Space View, famosa per i lanci in orbita ma ancor più per la sua efficacia nei servizi satellitari. Una tecnologia richiesta per scritto dal governo di Volodymir Zelensky i primi giorni di marzo. Il ministero della Transizione digitale di Kiev ha preso carta e penna e ha mandato una lettera a otto società per chiedere sostegno satellitare contro l’invasione russa. Nel dettaglio, la lista dei desiderata contiene immagini in tempo reale (significa scarto di poche decine di minuti), analisi dei dati e condivisione immediata tramite sistema cloud. A ricevere la missiva, due sole aziende europee. Airbus, che però basa le proprie informazioni su una costellazione satellitare di natura civile e quindi lenta, e la finlandese Iceye, che al contrario offre immagini con uno scarto di un solo metro. Una azienda è coreana, la Si Imaging services. Tutte le altre sono americane.Si va da Capella con sede a San Francisco, fino a Maxar technologies con sede in Colorado, la celebre Blacksky e la californiana Planet Lab. L’ultima della lista è inutile dirlo la Space View di Musk. A quanto risulta alla Verità avrebbero tutte risposto in modo affermativo al governo di Zelensky. Ed è per questo motivo che il proprietario di Twitter si è sentito direttamente minacciato dagli avvertimenti di Dmitry Olegovich Rogozin, già capo dell’agenzia spaziale russa. Musk sa bene di essere un potenziale target perché a collaborare con l’esercito ucraino ha messo in campo anche un’altra azienda del gruppo. La Starlink garantisce una ottima connessione di banda e consente indirettamente di guidare i droni di Kiev contro le postazioni russe. È ormai chiaro che senza il supporto satellitare non sarebbe facile per gli ucraini andare a segno. È altrettanto importante sottolineare che nessun network europeo sarebbe in grado di mettere in piedi un sistema così capillare di informazioni. Le aziende citate nella lettera sono nei fatti il meglio del meglio e al tempo stesso una sorta di «Spv», come si dice in gergo tecnico. «Special purpose vehicle», che consentono l’applicazione duale della tecnologia dei satelliti e della lettura dei dati tramite intelligenza artificiale. Sono militari e civili al tempo stesso. L’Ue da sola non sarebbe in grado di coprire le informazioni né di avviare un guerra satellitare di tale portata. Le nostre costellazioni hanno altri scopi e non sarebbero altrettanto veloci. Probabilmente l’armata di Putin non aveva preventivato tale sostegno. E ciò spiega una serie di reazioni e rallentamenti. D’altronde è la prima volta che i satelliti diventano così centrali contro un avversario militare e al tempo stesso contro la propaganda di regime. L’intelligence americana ha spiazzato gran parte delle agenzie europee annunciando l’invasione. L’ha fatto con un racconto in diretta. L’ha fatto dando il via a una nuova stagione dell’intelligence stessa. Si chiama «social weaponization of the intelligence», cioè l’utilizzo dell’intelligence come arma attraverso i social media. Un po’ ciò che negli anni passati hanno cercato di fare hacker e terroristi. Ma senza una strategia precisa. Adesso gli schemi sono cambiati e in questo l’Occidente guidato dagli americani sta trasformando il modo di fare la guerra. Dopo l’invasione russa abbiamo assistito a un vero e proprio salto di qualità. La guerra di informazione adesso si combatte in tempo reale. Mentre i satelliti forniscono dati e coordinate per colpire carri o mezzi russi, le stesse immagini rielaborate vengono usate per smontare il racconto che i russi potrebbero fare. Quindi, spesso, ancor prima che lo diffondano. D’altronde in un mondo sempre più virtuale, se una cosa succede online potremmo mai dire che non è successa veramente? Anche se nella realtà non è ancora accaduta? Tutto ciò non si fa senza la tecnologia idonea. La stessa tecnologia che verrà utilizzata per ricostruire l’Ucraina una volta che la guerra sarà terminata. Ma la medesima tecnologia servirà per altri scopi in Africa. Dove l’alleanza sinorussa dovrà essere combattuta con nuove tecniche e in tempo reale. Le materie prime africane vanno ai cinesi, i quali sostengono i mercenari di Wagner e creano un circolo enormemente pericoloso per il futuro del Vecchio Continente e dell’Italia. Ecco perché è arrivato il momento di porre le aziende nostrane nelle condizioni di fare un salto qualitativo. Non che non esistano già singoli imprenditori in grado di farlo. È il sistema Paese che sembra non aver compreso. Telespazio potrebbe dire la sua. Il gruppo Leonardo potrebbe rivedere certe recenti scelte legate alla controllata Drs. O potrebbe mettere più velocemente a frutto le attività prospettiche della Fondazione Med-or. Insomma, gli occhi degli Usa stanno decidendo la guerra e in futuro decideranno la pace. Sicuramente in Ucraina. Probabilmente anche in una buona fetta di nazioni del Sahel, dove passano migranti, traffici di altra natura e numerose infrastrutture energetiche indispensabili per l’economia del Mediterraneo e dell’Europa.