2019-07-07
Gli ex dipendenti di Tiziano Renzi sono costretti a vivere di elemosine
Evans Osahon Omoigui aspetta inutilmente 90.000 euro di risarcimento e tira avanti cantando nei vicoli di Genova. Paolo Magherini dopo il fallimento della Marmodiv vive nei dormitori per senzatetto: «Nessuno mi assume più».A Genova, nel cuore dei caruggi e non lontano da via del Campo, da qualche tempo si esibisce un cantautore di strada che, a onor del vero, non ha il timbro avvolgente di Fabrizio De André. Eppure in via San Lorenzo, all'ombra dell'imponente cattedrale cittadina, è difficile non notare Evans Osahon Omoigui, quarantaseienne nigeriano, che con microfono, basi e amplificatore canta e balla. Certo stona un po', i ritornelli non saranno le hit dell'estate, ma in molti apprezzano il suo pezzo più celebre: Io ballerò finché Renzi non mi darà i miei soldi. Nel 2014 i giornali parlarono di lui perché minacciò di buttarsi da una gru del porto non essendo riuscito a incassare i 90.000 euro che secondo un tribunale civile la Arturo srl di Tiziano Renzi gli doveva per ingiusto licenziamento e mancati pagamenti. Nel 2009 un secondo giudice aveva condannato sempre la Arturo srl e altre due aziende a pagare alla moglie di Evans, Marcy Omorodion, un risarcimento di oltre 92.000 euro. Purtroppo la ditta rignanese al momento delle condanne era già stata cancellata dal registro delle imprese e per questo recuperare la somma è diventato impossibile.Per anni Omoigui ha atteso inutilmente che qualcuno lo pagasse ed è persino caduto in depressione. Ma alla fine dell'anno scorso è passato al contrattacco. A novembre raccontammo le sue ultime peripezie e il fatto che avesse scritto un libro intitolato Il mondo deve sentire la mia storia. Cantò per noi in anteprima Io ballerò, annunciando di aver dedicato a Tiziano altre due canzoni che s'intitolano Uguale diritto, uguale giustizia e Il ruggito del leone. Da qualche settimana le propone per strada, in via Sestri, nel quartiere dove abita, ma pure in centro, tra via San Lorenzo e via XX settembre. Esibendosi sei-sette ore al giorno arriva a guadagnare 40 euro. «Ma anche meno: a volte 25 euro, a volte 35. E a fine giornata sono molto stanco: devo camminare tanto a piedi, ballare, sebbene mi piaccia. Io vorrei un lavoro vero, di quelli che si fanno dalle 8 del mattino alle 5 del pomeriggio. Che tipo di impiego? In cui non occorrano particolari competenze tecniche: pulire le strade, distribuire i volantini». Qualcuno le chiede di cantare Io ballerò? «Sì, ma perché gli piace, non perché mi riconoscano». Anche se è stato protagonista del programma televisivo Le Iene, che lo ha portato armato di tamburello e coppola a cantare davanti alla Eventi 6, l'azienda di famiglia dei Renzi. Tiziano perse le staffe ed esplose in insulti come «faccia di merda». Ovviamente, del risarcimento neppure l'ombra. E pensare che sul suo profilo Facebook Renzi senior sembra molto sensibile alle questioni legate ai migranti e alle Ong, purché non bussino a casa sua. Le Iene mixarono e misero in rete una versione molto divertente di Io ballerò che ha avuto circa 8.000 visualizzazioni. Ora l'obiettivo di Evans è quello di aprire un sito Internet con la sua musica: «Ma ci vogliono soldi per questi progetti. Perciò vorrei pubblicare il mio libro e lavorare per almeno due o tre anni. Per ora le mie canzoni sono su Youtube e Spotify, ma nessuno lo sa». Ma Tiziano si è fatto più sentire? «Macché. Renzi non mi vuole pagare i miei soldi, lo so bene».Se Evans batte i marciapiedi con la sua arte, un suo ex collega in strada c'è finito in senso non metaforico. L'uomo, originario di Firenze, ha avuto la sfortuna di lavorare per una cooperativa che secondo la Procura della sua città aveva come amministratori di fatto Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Il senzatetto si chiama Paolo Magherini, ha 62 anni, e da quando la Marmodiv è fallita non ha più trovato un impiego. E visto che i parenti gli hanno voltato le spalle, è rimasto senza nulla. «Il proprietario di casa quando ha visto che ero stato licenziato e non riuscivo più a pagare l'affitto di 300 euro ha cambiato la serratura della porta e mi ha lasciato in mezzo alla strada. Dentro alla casa sono rimasti i miei effetti, il televisore, lo stereo, i miei vestiti. Per fortuna mi ero portato via uno zaino con pantaloncini, magliette e scarpe». L'uomo si è dovuto rifugiare in un dormitorio: «La data non la dimenticherò mai: 18 giugno. Nel primo, che si trova a Prato, ci sono rimasto due settimane, poi, non essendo seguito dai servizi sociali per problemi psichiatrici o di alcolismo, ho dovuto cambiare struttura. In quella dividevo una stanzetta con un pugliese di 68 anni che per dissapori famigliari ha dovuto fare questa scelta. Non andava più d'accordo con la moglie e con il figli: gli ha lasciato tutto e ha tagliato i ponti». L'ex volantinatore con la passione per la filosofia (il suo pensatore di riferimento è Emanuele Severino) per ora vive così, per strada, mangiando nelle mense dei ricoveri. Ma non ha perso la speranza.L'ultimo padrone della coop fallita è stata un'azienda genovese in rapporti con i Renzi: «Purtroppo il titolare è sparito e non ci ha pagato né il Tfr, né gli stipendi di gennaio, febbraio e marzo. Abbiamo denunciato la ditta all'ispettorato del lavoro e l'indagine sta facendo il proprio corso». Magherini sostiene che nel suo settore ci sarebbe una specie di veto sul suo nome. «Per me è impossibile rientrare nel mondo del volantinaggio. Mi è stato impedito perché, dopo aver collaborato con la Guardia di finanza (nell'ambito dell'inchiesta Marmodiv, ndr), sono apparso sui giornali, sono diventato un personaggio mediatico e si sono vendicati». Secondo Magherini una notissima società della grande distribuzione avrebbe posto un diktat ad personas: gli ex dipendenti della Marmodiv non possono più distribuire i loro volantini. «Ma alcuni miei ex colleghi lavorano in nero e continuano a mettere nelle cassette i depliant di quella catena e di altre».Magherini fa i nomi di due srl di Campi Bisenzio e di Firenze (per la prima, nel 2015, ha lavorato pure lui) e di colleghi che subirebbero la situazione senza reagire. «Quello che era il mio più caro amico, a un certo punto è sparito come se fosse morto e dopo ho capito perché: sta lavorando senza contratto e si vergogna a dirmelo. Anche perché ho denunciato il suo datore di lavoro, M. T., lo stesso che mi aveva impiegato in nero. Per aver fatto il mio dovere di cittadino con gli inquirenti ed essere apparso sui giornali, sono stato escluso da tutto. La strada è lo scotto che sto pagando».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)