2018-10-28
Gli editori difendono le bufale e poi vogliono censurare noi
Gentile presidente,ho letto due volte la sua lettera per sincerarmi di aver capito bene. Lei, a proposito della nostra iniziativa di segnalare i libri «politicamente distorti» quando non «culturalmente scorretti», invece di rallegrarsi che qualcuno vada a caccia degli strafalcioni e delle faziosità che spesso sono contenuti nei testi in uso nelle nostre scuole, che fa? Chiede a me di censurare le lettere dei lettori che segnalano gli svarioni degli autori. Anziché riconoscere che l'istruzione è pubblica - e che tendenzialmente dovrebbe essere politicamente asettica - dinanzi alle segnalazioni da noi pubblicate obietta che non sta bene scrivere che un signore arrestato per una serie di violazioni non è un eroe, come (...)(...) invece si vuol far credere in uno dei suddetti libri di testo. Lei rappresenta gli editori italiani, quelli che dovrebbero produrre e diffondere la cultura, non le fake news, per usare un'espressione oggi tanto in voga. E dunque dovrebbe sollecitare i suoi rappresentati a un po' più di rigore se non di correttezza. Scrivere che una delle migliori qualità «dell'impero arabo-islamico è stata la tolleranza», quando è noto che gli infedeli dovevano essere sottomessi ed erano costretti a riscattare in denaro la loro fede, accettando di essere considerati inferiori, è o non è una bugia? Raccontare la vita felice di una donna nell'harem di un beduino è ciò che deve prefiggersi un libro di scuola media? E dipingere l'immigrazione come uno scambio culturale da cui c'è tutto da guadagnare, definendo chi non spalanca le braccia ai migranti come una persona intollerante, è forse istruzione?No, per me è semplice disinformazione. Una disinformazione piegata a una visione politica. Che è legittima e io non mi sogno certo di censurarla. Ma, come ogni visione (anzi propaganda) politica, non ha nulla a che fare con l'equilibrio che dovrebbe guidare chi insegna la storia ai ragazzi.Lei, a tutela delle faziosità, cita la libertà di espressione, di opinione e di pensiero, la libertà di edizione e di stampa, segnalando che si tratta di valori costituzionali della nostra democrazia, affermati e difesi dalla Carta. Poi però mi chiede, praticamente, di censurare i lettori che segnalano le distorsioni e le volgari mistificazioni contenute nei libri in uso nella scuola pubblica.Dare del razzista a chi non la pensa come l'autore di un libro è lecito. Anzi, è tutelato dalla Costituzione in quanto espressione di «libertà di pensiero e di civile confronto alla base del dibattito democratico e della libera circolazione delle idee». Scrivere invece che il tal libro dice stupidaggini, secondo lei non contribuisce alla libertà di pensiero, alla circolazione delle idee, al dibattito democratico e a tutte le altre belle cose che lei cita? Mi faccia capire: perché i ragazzi devono poter leggere tutti i libri di testo, per avere la libertà di accedere al confronto delle idee e di conoscere ed esplorare il mondo, mentre pubblicare una critica, garbata, rispettosa del dibattito culturale e del bisogno dei ragazzi di esplorare il mondo è un pericoloso attentato alla libertà di pensiero? A lei non piace che i libri vengano messi all'indice, anche se nel nostro caso sono solo indicati come volumi che deformano la realtà e fanno passare messaggi sbagliati. Però vorrebbe mettere all'indice La Verità e impedire che pubblicasse altri articoli del genere. Cioè, dopo essersi riempito la bocca di tante belle espressioni circa il diritto di cittadinanza di tutte le opinioni, vuole tappare la bocca a noi che ci siamo permessi di criticare le espressioni contenute in alcuni libri.Vede, caro presidente, per anni in questo Paese è esistita l'egemonia culturale comunista, una cappa che ha consentito alla sinistra di deformare la realtà, di nascondere la verità, di mistificare la storia, impedendo agli intellettuali che non la pensavano in un certo modo di avere diritto di tribuna. Per anni non abbiamo potuto raccontare il sangue dei vinti, le vittime delle foibe, gli assassini dei partigiani, perché nelle redazioni dei giornali, nelle case editrici e nella scuola comandavano loro, i compagni. Grazie al cielo l'egemonia culturale della sinistra, una cortina di ferro che ha impedito a lungo di raccontare gli orrori perpetrati in nome del popolo, si va sgretolando da tempo, sia per il fallimento del comunismo, sia per la circolazione del pensiero. La libertà di discutere anche dei libri di testo che i suoi associati stampano e diffondono nelle scuole è il vero bene prezioso da tutelare. Il resto sono solo interessi economici degli editori e interessi politici di una classe intellettuale che non si rassegna a cambiare. Ps. La giornalista di Repubblica e Radio Rai 3 che ha sollecitato l'intervento suo e degli editori italiani contro di noi per aver avviato l'analisi dei libri di testo, le segnalo, è la stessa che qualche anno fa ha firmato un appello a favore di Cesare Battisti. Non il patriota, bensì un ex terrorista condannato per omicidio e da anni in fuga dalla giustizia con il sostegno morale di molti giornalisti e scrittori. Non so se tra questi figurino autori di libri scolastici.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)
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