2021-04-30
«Gli arresti sono solo un primo passo. Il soccorso rosso è ancora attivo»
Potitto Perugini (Getty images)
Parla il presidente dell'Osservatorio nazionale Potito Perruggini «Anni di piombo»: «Da questa gente non è mai arrivata una richiesta di perdono. Le redazioni sono piene di ex militanti di Lotta continua, occhio agli aiuti»La notizia della cattura di sette ex brigatisti italiani residenti da anni in Francia, con altri tre che son riusciti a scappare prima d'essere fermati, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti. Tra questi c'è Potito Perruggini, nipote di Giuseppe Ciotta - poliziotto del nucleo speciale interforze antiterrorismo del generale Dalla Chiesa ucciso nel 1977 in un agguato terroristico -, e presidente dell'Osservatorio nazionale per la verità storica «Anni di piombo». Peruggini, soddisfatto della notizia arrivata dalla Francia? «Si tratta di una svolta importante nella quale è stato fondamentale l'intervento del governo italiano, in particolare del ministro Cartabia e del presidente Draghi. È però solo l'inizio di un procedimento o, meglio, è un passo ulteriore in un iter che richiederà ancora tempi e scadenze. Nell'immaginario collettivo, queste persone sono già qui, com'è avvenuto per Cesare Battisti che dopo 48 ore, grazie al buoni rapporti tra Bolsonaro e Matteo Salvini, era già in Italia. Ma in questo caso non è così, perché ci sarà ancora una battaglia giudiziaria nei tribunali francesi, che negli anni non si sono mostrati molto rispettosi delle decisioni di quelli italiani».È comunque un primo passo. «È senza dubbio un giro di boa, che arriva dopo che questi terroristi pluriomicidi hanno a lungo goduto di interpretazioni eccessivamente favorevoli della dottrina Mitterand. Mi sarei aspettato da costoro, nel corso del tempo, una minima richiesta di riconciliazione e di perdono mai arrivata e che non riguarda più solo i familiari delle vittime. La cosa infatti oggi riguarda l'intera cittadinanza italiana, che ha sete di verità. Negli anni di piombo ci fu una commistione tra quelli che furono gli esecutori materiali e i mandanti politici di vari eventi. Sono situazioni sulle quali non smetteremo di chiedere la verità storica, spesso diversa da quella giudiziaria».Ad ostacolare la ricerca di quella verità storica ci sono state, anche in Italia, delle resistenze? «Dobbiamo essere realisti. In determinati momenti storici, a causa di influenze esterne subite dall'Italia, ci son stati doppi e tripli giochi che hanno coinvolto pure governi stranieri come appunto la Francia, l'Inghilterra; ma dopo 40 anni cercare un minimo di memoria condivisa mi pare doveroso. Dobbiamo andare oltre quegli anni. Anche perché, se c'è una cosa che il Covid ci ha ricordato, è che non siamo eterni».I tempi sembrano maturi. «Dovrebbero. Ma la verità storica è anche un'urgenza in considerazione del fatto, tanto per fare un esempio, che il 90 per cento degli attuali parlamentari italiani non ha vissuto quegli anni, di qui la necessità di costruire una memoria condivisa di quel periodo con tutti coloro che ne sono stati protagonisti. Una memoria di cui, peraltro, si sente oggi un forte bisogno, come dimostra il fatto che il nostro gruppo Facebook ha toccato punte di 8.000 iscritti e ha organizzato varie iniziative, penso per esempio alla manifestazione che organizzammo davanti all'ambasciata del Brasile nel 2011».Avete fatto pressioni anche per gli arresti avvenuti in Francia? «Certamente. Oltre a sollecitare tutti i parlamentari che conosco, ho tempestato di pec Palazzo Chigi, il ministero della Giustizia e il Viminale, proprio in ragione della scadenza temporale, ormai alle porte, della prescrizione. Il mio è stato un pungolo quotidiano, tra Camera e Senato. Faccio lobbying per la verità storica».Di questa verità storica, qual è la parte più preziosa? «È la consapevolezza, frutto del lavoro di ricercatori e storici, di quei doppi e tripli giochi di cui parlavo, sia nell'apparato dello Stato italiano, sia attraverso influenze straniere. Sono aspetti sui quali è importante fare chiarezza anche perché - diversamente da quanto riporta certa stampa - non esistono ex terroristi esattamente come non esistono ex mafiosi né, purtroppo, ex vittime». A proposito di stampa, impossibile non ricordare certa sinistra abbia per anni sposato la linea dei «compagni che sbagliano». «Sì, e senza dubbio il gruppo di soccorso rosso è ancora attivo. Le redazioni dei quotidiani sono infatti piene di ex militanti di Lotta Continua, per cui anche la comunicazione e i media italiani sono condizionati; costoro hanno infatti continuato, sia pure sotto altre forme, a tutelare certe posizioni. Non a caso, mercoledì mattina, tre soggetti non si sono trovati nelle loro abitazioni, il che fa pensare che tale catena di soccorso rosso sia ancora attiva».Quale sarà, dopo gli ultimi fatti, il prossimo passo importante? «Auspichiamo che il nostro governo continui su questa strada, tanto più che tra poco è il 9 maggio, data in cui si ricordano le vittime del terrorismo e della scelta della quale sono tra i fautori».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)