2020-09-19
«Gli Antifa usano Biden come taxi elettorale. La vera candidata è Harris»
Lo storico Victor Davis Hanson: «Il democratico è ostaggio dell'ala radicale del partito e il suo braccio destro ci marcia. Media, showbiz e burocrati voglio annientare Trump».La campagna elettorale per le presidenziali americane prosegue. Donald Trump accusa da mesi il rivale, Joe Biden, di essere un burattino nelle mani dell'estrema sinistra. Il presidente va all'attacco soprattutto sul fronte dell'ordine pubblico, dei temi eticamente sensibili e della politica energetica. Una linea non poi così dissimile da quella tenuta da Richard Nixon, durante la campagna elettorale del 1972. Per cercare di comprendere quanto possa rivelarsi realmente efficace questa strategia, La Verità ha deciso di intervistare lo storico Victor Davis Hanson: senior fellow presso l'Hoover Institution, si tratta di uno dei rari intellettuali americani non pregiudizialmente ostili nei confronti dell'attuale inquilino della Casa Bianca. Un accademico che, tra l'altro, si è specificamente dedicato al fenomeno del trumpismo nel suo libro, uscito l'anno scorso, The Case for Trump. A meno di due mesi dalle elezioni del 3 novembre, quali sono - secondo lei - i punti forza e le debolezze che caratterizzano la candidatura di Donald Trump? «Trump sta puntando sui suoi successi antecedenti al coronavirus, quando l'economia andava fortissimo. Aveva deregolamentato, riformato il codice delle imposte, raggiunto una produzione record di energia e nominato una schiera senza precedenti di giudici conservatori. All'estero, la Nato ha aumentato i propri contributi, l'Iran è stato messo sulla difensiva e alla fine la Cina è stata sfidata sul suo sistematico mercantilismo. La schiettezza di Trump su Twitter pone a disagio gli elettori in bilico delle periferie forse tanto quanto manda su di giri la sua base. Ricordate, non abbiamo mai visto una rete tra media, università, celebrità, burocrazia che non cerchi di sconfiggere, ma di annientare il presidente». Nei giorni scorsi, lei ha sostenuto che Joe Biden è «tenuto in ostaggio» dal suo partito. Che cosa intendeva esattamente? «Mi riferivo a due cose. In primis, per salvare i democratici dal socialismo oltranzista di Bernie Sanders, Biden ha abbandonato la sua patina centrista e ha accettato i loro programmi di sinistra (Green New Deal, politica dell'identità razziale, riparazioni per la schiavitù, frontiere aperte, imposta patrimoniale, ecc.). In questo momento, semplicemente non può parlare per condannare i disordini e gli incendi dolosi nelle nostre città. È evasivo sul taglio dei finanziamenti alla polizia, non apre bocca sui passi avanti compiuti in Medio Oriente, non può sostenere la fratturazione idraulica (dato che verrebbe divorato dai propri alleati di sinistra nel suo patto faustiano)».Continui. «In secondo luogo, gli Antifa e i manifestanti di Black Lives Matter costituiscono ora l'apparente proverbiale “ala militare" del Partito Democratico, di cui Biden adesso è a capo; il messaggio implicito è che si aspettano che un Biden indebolito porti i loro programmi polarizzanti a tagliare il traguardo. Un Biden che poi svanirà, quando la radicale Kamala Harris assumerà la presidenza, prima o poi. In cambio, probabilmente i dimostranti diminuiranno i loro saccheggi e la violenza, dovesse Biden essere eletto. Quindi lui, e in un certo senso il Paese stesso, sono tenuti in ostaggio dalla sinistra». Venendo proprio a Kamala Harris, che cosa pensa del fatto che Joe Biden l'abbia scelta come candidata alla vicepresidenza? «È una specie di camaleonte politico. È la figlia di una famiglia dell'alta borghesia - suo padre era un economista Phd a Stanford, sua madre una ricercatrice sul cancro Phd e immigrata indiana - e tuttavia si è riciclata come afroamericana perseguitata. Per ottenere l'approvazione in California come procuratore si è presentata come una testarda sostenitrice della legge e dell'ordine, e poi - per candidarsi nel Partito Democratico - si è reinventata come socialista di sinistra. È aggressiva e non ha paura di immaginare una amministrazione Harris. E il sottotesto della sua candidatura alla vicepresidenza è che il ruolo di Biden sia quello di ammorbidire un'agenda di estrema sinistra che si realizzerà pienamente quando l'ex vicepresidente non sarà né cognitivamente né fisicamente in grado di svolgere la sua presidenza (qualora venisse eletto). Penso che, sul piano politico, la senatrice Harris dia poco al ticket di Biden. Non trova il favore della comunità afroamericana e le sue recenti istanze di estrema sinistra devono essere pesantemente censurate». Ritiene che, nonostante le difficoltà, alla fine Donald Trump riuscirà ad essere riconfermato? «Sì, penso che vincerà con chiarezza il Collegio elettorale e sarà rieletto, ma il voto popolare sarà risicato e probabilmente ci saranno proteste violente se non peggio per il risultato».
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.